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L’ultimo viaggio dell’esploratore diventato sacerdote: Konjuchov in vetta all’Everest

Konjuchov in vetta all'Everest 2 (Photo courtesy www.konyukhov.ru)
Konjuchov in vetta all’Everest (Photo courtesy www.konyukhov.ru)

ROMA — E’ salito con la forza della fede e in vetta ha estratto l’icona di San Nicola, il suo protettore. E’ così che si è conclusa la carriera di Fëdor Konjuchov, uno dei più celebri esploratori russi viventi, che un anno e mezzo fa, dopo aver rischiato la vita in Antartide, è diventato sacerdote della Chiesa Ortodossa. Ma prima di abbandonare gli scarponi per dedicarsi esclusivamente all’abito talare, ha voluto salire l’Everest ancora una volta.

La storia di Kojuchov è raccontata in questi giorni sul quotidiano cattolico L’Avvenire. Konjuchov, 61 anni, originario di un villaggio sperduto dell’Ucraina, è arrivato in vetta il 19 maggio alle 6:20 ora locale con la spedizione commerciale della 7Summits. E’ la seconda volta che il sacerdote russo arriva sul Tetto del mondo. La prima è stata il 14 maggio 1992, con Eugeny Vinogradsky e la prima spedizione russa arrivata in vetta all’Everest.

Già. Perchè non dovete immaginare un timido sacerdote russo nascosto in una chiesa diroccata come nel film “Il compagno Don Camillo”. Kojuchov è il più grande esploratore russo vivente: ha fatto 4 volte il giro del mondo in barca a vela, 3 in solitaria. Ha ircumnavigato in solitaria l’Antartide in 102 giorni. Ha attraversato l’Oceano Atlantico su una barca a remi in 46 giorni e la Groenlandia coi cani da slitta in 15 giorni e 22 ore. Ha salito le seven summits e toccato i 5 poli del pianeta. E’ ingegnere navale, organista, poeta e pittore.

Ha iniziato la sua carriera esplorativa con una serie di viaggi sulle orme dei pionieri dell’esplorazione russa, ripetendo viaggi epici con l’attrezzatura e i trasporti di un tempo. L’Avvenire riferisce una storia curiosa. Nel 1914 l’esploratore Georgij Sedov aveva donato al nonno di Konjuchov una catenina con una croce, chiedendogli di darla un giorno a chi tra i suoi figli o nipoti sarebbe stato in grado di realizzare il suo sogno: raggiungere il Polo Nord. Lo ha fatto Fedor Konjuchov, portando sempre al collo la croce di Sedov.

Ma un uomo così, quando e come è diventato sacerdote? La vocazione è recente. E’ arrivata dopo un naufragio sfiorato nel Pacifico, tentando di raggiungere l’Antartide in solitaria. “Quando i venti hanno smesso di soffiare – ha raccontato all’agenzia Ria Novosti – è stato come un segno divino. A lungo ho faticato per il plauso della gente e per la fama. Ora voglio lavorare per Dio e per la Chiesa”.

L’ordinazione è avvenuta nel 2010. E questa primavera, Konjuchov ha voluto fare il suo ultimo viaggio. Ha voluto salire l’Everest per festeggiare il 20ennale dalla sua prima espolarazione. In preparazione al viaggio, Konjuchov si è recato in Abissinia (Etiopia) dove ha salito diverse vette oltre i 5000 metri e compiuto un ritiro spirituale di 40 giorni sul Monte Athos.

Ora i suoi viaggi dovrebbero essere finiti. IL suo obiettivo è costruire una chiesa a Zaporizzja, sua patria natale, da dedicare a un altro esploratore russo, Fëdor Ušakov, ortodosso devotissimo canonizzato nel 2000, patrono della marina militare.

 

Konjuchov in Groenlandia (Photo courtesy www.konyukhov.ru)

Un dipinto di Konyuchov (Photo courtesy www.konyukhov.ru)

 

 

 

Info: avvenire.itwww.konyukhov.ru

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