AlpinismoAlta quota

Nanga, partito l’attacco inglese al Mazeno Ridge

Il lato est finale della Cresta Mazeno e la vetta del Nanga (Photo mazenoridge.com)
Il lato est finale della Cresta Mazeno e la vetta del Nanga (Photo mazenoridge.com)

SKARDU, Pakistan — Partiti. Sandy Allan, Rick Allen e Cathy O’Dowd hanno lasciato ieri il campo base per cercare di arrivare in vetta al Nanga Parbat seguendo la lunghissima Cresta Mazeno, una delle ultime sfide ancora aperte sugli ottomila himalayani. La spedizione inglese, patrocinata da Doug Scott, ha attaccato la montagna ieri, nonostante le condizioni meteo non siano delle migliori: gli alpinisti sono partiti con cibo e bombole di gas sufficienti per 8 giorni di scalata, dilazionabili anche in 10 giorni.

La sfida è di quelle che lasciano un segno nella storia, perché la Mazeno Ridge, da quando è stata tentata per la prima volta nel 1979, non è mai stata percorsa da nessuno. Si tratta infatti di un itinerario di circa 10 chilometri lungo la cresta del Nanga Parbat, che tocca 8 vette alte più di 7000 metri. Divide il versante Rupal dal Diamir, da cui il team britannico vorrebbe poi ridiscendere una volta ultimata la via. E’ questo infatti il senso solitamente seguito dagli alpinisti che hanno tentato l’impresa: la cresta Mazeno infatti, è di solito attaccata da sud, dal Mazeno Glacier e dal colle che lo sormonta a quota 5377 metri.

Dopo il primo tentativo francese, il secondo è stato compiuto nel 1992 da un team internazionale guidato da Doug Scott e di cui faceva parte anche Sandy Allan (salirono in cima a 3 delle 8 vette del Mazeno). Poi nel 1995 un’altra spedizione internazionale tentò l’impresa: tra questi vi era anche Rick Allen. Di fatto quindi, dei tre alpinisti solo la sudafricana O’Dowd è al primo tentativo, mentre per gli due altri si tratta di un ritorno a un grande sogno mai realizzato nella storia. Insieme a loro saliranno poi i nepalesi Lhakpa Rangdu Sherpa, Lahkpa Nuru Sherpa e Lakpa Zarok Sherpa.

Nei giorni scorsi gli inglesi avevano raggiunto campo 3, ieri sono infine ripartiti dopo aver smantellato il campo base, e avendo in mente di concludere la scalata in 6 giorni, ma provvisti di cibo e materiali per 8 o 10 giorni. La spedizione ha ormai ancora solo una ventina di giorni da trascorrere in Pakistan, dal momento che la data di rientro è fissata per il 21 luglio. “Nonostante nevichi meno e la visibilità sia migliore della settimana scorsa – scrive Cathy O’Dowd sul blog della spedizione -, il che è positivo, il giorno in cui tenteremo la cima sarà probabilmente molto ventoso, il che è negativo. Non possiamo più aspettare, soprattutto perché non ci sono garanzie di significativi miglioramenti del tempo. Così partiamo, sperando che il meteo migliori. Alla mia richiesta di una pillola di saggezza sulla partenza, Rick ha risposto: ‘l’avventura della nostra vita’. Sandy: ‘E’ solo un altro giorno in quota’. Gli Sherpa invece hanno semplicemente sorriso”.

Sempre al Nanga Parbat è finita la spedizione del rumeno Torok Zsolt, che ieri ha scritto sul suo blog di aver preso la decisione di tornare a casa. Invece al Gasherbrum I il team internazionale di Louis Rousseau, di cui fa parte anche l’italiana Annalisa Fioretti, è nuovamente al base dopo aver trascorso due notti di acclimatamento a campo 2. Ora il gruppo ha intenzione di riposare 3 giorni prima di sferrare l’attacco di vetta.

Ancora indecisione invece sui piani di Simone La Terra. “Sono al campo base del K2 – rivela a sorpresa al telefono -, alla fine arrivato al Concordia ho deciso di non andare al Gasherbrum I. Non ho voluto dire niente a nessuno, neanche sul mio sito ho scritto niente perché il K2 è una montagna che fa paura e non volevo parlarne prima di essere qui. Io e il mio cuoco siamo stati i primi ad arrivare, sono salito a campo 1 sia sulla Cesen sia sulla normale, però la montagna è piena di neve, è dura, oggi è il primo giorno di bel tempo. Adesso sono arrivati gli alpinisti coreani, tra domani e dopo domani arriva anche un’altra grande spedizione con molti sherpa, aspettiamo di vedere cosa fanno loro e poi decidiamo se rimanere qui o andare al Gasherbrum I”.

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