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Piste senza neve: la Cipra dice no ai contributi per l’innevamento artificiale

Innevamento artificiale (Photo 3bmeteo.com)
Innevamento artificiale (Photo 3bmeteo.com)

BERGAMO — Davanti a una stagione invernale particolarmente avara di neve, si ripresenta l’annosa questione dell’innevamento artificiale verso cui le sensibilità più vicine all’ambiente si schierano contro. Così la Convenzione delle Alpi che, mentre alcune località invocano lo stato di calamità naturale per mancanza di neve e richiedono ulteriori sovvenzioni per provvedere alla preparazione delle piste da sci, sottolinea invece la necessità di cambiare mentalità.

Sulle Orobie, in Piemonte oppure in Trentino, dove addirittura si è fatto ricorso all’elicottero per trasportare in quota la neve artificiale prodotta in fondovalle a causa dell’inversione termica. Sono diverse le località sciistiche che stanno subendo i danni di una stagione invernale asciutta e senza neve, per esempio quelle del cuneese, dove i gestori degli impianti denunciano un calo del 95% rispetto all’anno scorso. Alcuni comprensori sono rimasti chiusi, altri hanno aperto parzialmente e comunque facendo massiccio ricorso all’innevamento artificiale. In sostanza un disastro dal punto di vista degli affari, tanto che l’industria dello sci ha chiesto lo stato di calamità naturale per mancanza di neve, al momento non prevista dalla legislatura italiana in questi casi.

In Piemonte la Regione ha aperto un tavolo di discussione per confrontare le parti sul problema. L’amministrazione sta pensando a un contributo speciale per sostenere le operazioni di innevamento artificiale e permettere così alle stazioni sciistiche più in difficoltà di cominciare la stagione.

Contraria a provvedimenti di questo tipo è la Cipra – Convenzione delle Alpi che, sostiene di fatto un intervento di segno opposto, ovvero la cessazione dei finanziamenti pubblici all’innevamento artificiale. Ritiene che “in considerazione dei cambiamenti climatici e delle loro ripercussioni sul settore turistico – si legge infatti sul sito della Cipra – si debbano percorrere nuove vie per ridurre la dipendenza dalla presenza della neve. È stato dimostrato che un maggiore innevamento non conduce automaticamente a migliori risultati commerciali, ma che può invece avere effetti ecologici negativi.”

 

 

Info: www.cipra.org

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3 Commenti

  1. Pingback: Anonimo
  2. Dopo vent’anni di sci alpino sono passata a fare scilpinismo e sono molto soddisfatta. Certo che una stagione così difficile non è semplice nemmeo per noi che andiamo fuori dalle piste, ma l’essere umano deve rendersi conto che è lui in primis l’artefice dei cambiamenti climatici e quindi deve smettere di pretendere dalla natura. Trovo assurdo utilizzare quella poca acqua che c’è per creare neve artificiale e poi questa estate essere in crisi di acqua, olre a far pagare sempre di più gli skipass.

  3. La questione non è semplice: l’innevamento artificiale è uno spreco assurdo di risorse idriche ed energetiche, d’altronde dietro agli impianti sciistici c’è tutta una economia locale in forte dipendenza degli eventi climatici.
    Credo che eliminare ogni controbuto pubblico sia all’investimento che al funzionamento è il primo e fondamentale passo.
    Si può lasciare, poi, l’iniziativa privata, a patto di controllare e limitare l’utilizzo entro parametri di ragionevolezza e sostenibilità ambientale.
    Cosa fondamentale, poi, è istituire un fondo “crisi da meteo”, alimentato dagli operatori nei periodi di attività per sostenere redditi e limitare costi nei periodi di magra (mancanza di neve e altre avversità).

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