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La nuova via sul K7, il racconto degli sloveni

Charakusa - The dreamers of the golden caves (Photo www.pzs.si)
Charakusa - The dreamers of the golden caves (Photo www.pzs.si)

BERGAMO — I protagonisti della salita sono Luka Stražar, 22 e Nejc Marèiè 26, entrambi membri del Club Alpino Sloveno, come gli altri due componenti del team, Urban Novak, il capo spedizione di 25 anni, e David Debeljak, 26enne. La spedizione si è svolta nella Charakusa Valley, in Karakorum, è cominciata il 15 agosto e si è conclusa l giorno del rientro in Slovenia, il 24 settembre. Il loro obiettivo principale all’inizio era la salita in stile alpino della cima principale del K7. Al campo base poi sono rimasti incantati dal west Pillar ed è qui che hanno aperto la nuova via tra il 6 e il 9 settembre. Questo il report ufficiale della salita di “The Dreamers of golden caves”.

Quando sono arrivati al campo base l’imponente west pillar del K7 ha catturato l’attenzione di Luka e Nejc. Ne sono rimasti sopraffatti. Hanno realizzato una nuova via diretta, veloce e in stile alpino. L’hanno chiamata “The Dreamers of golden caves” (in lingua originale “Sanjaèi zlatih jam”), ed è solo la seconda via che arriva in cima al versante ovest del K7. La prima è stata salita da Marko Prezelj, Steve House and Vince Anderson in 2007.

La nuova via è lunga 1600 metri, è stata valutata di grado VI/5, M5, A2 ed è stata salita in stile alpino da Luka Stražar e Nejc Marèiè.

“Abbiamo scalato la via in 4 giorni – racconta Stražar -. La parte bassa era per lo più ghiaccio mentre quella in alto di passaggi di roccia e misto. Abbiamo cercato di rimanere in cresta il più possibile per via dei seracchi sovrastanti. Siamo partiti alle 3 di notte: 2 ore di avvicinamento e poi abbiamo iniziato la scalata su neve e ghiaccio, fino al primo bivacco in cresta che abbiamo fatto alle 7.30 di sera. Il giorno dopo è stato quello più impegnativo da un punto di vista tecnico e si è svolto quasi tutto su misto. E’ stato più difficile di quanto ci aspettassimo. Questo secondo giorno abbiamo salito solo 250 metri e poi bivaccato di nuovo in cresta. Il terzo giorno abbiamo capito che non sarebbe stato possibile continuare sul percorso che avevamo immaginato perché viste le condizioni non avevamo l’attrezzatura adatta, così siamo passati sulla parte di roccia alla destra della cresta e abbiamo continuato sul seracco. Siamo arrivati in cima alle 9 del mattino e poi siamo ridiscesi fino al primo bivacco. Infine il quarto giorno abbiamo continuato la discesa fino al base. Fatta eccezione per l’ultimo giorno sotto il brutto tempo, il meteo è stato perfetto”.

“La Charakusa valley offre una vera palestra per alpinisti di tutto il mondo – ha dichiarato il capo spedizione Urban Novak -, perché si possono trovare sia difficili scalate su roccia, sia su terreno misto, ghiaccio e neve. Vista la grande scelta, ciascuno può scegliere tra diversi obiettivi in base anche alle condizioni che si trovano. Un alpinista qui può crescere, e dimostrare il suo vero talento, capacitò di giudizio, intuizione e immaginazione. Posso dire che la spedizione è stata un vero successo e che Luka e Nejc hanno scalato una bellissima via. Non solo è impressionante la salita che hanno compiuto, ma ancora di più lo è il fatto che erano alla loro prima volta in Himalaya”.

Parole di apprezzamento sono arrivate ai 2 giovani sloveni anche dal loro predecessore sulla montagna, il forte alpinista connazionale e vincitore del Piolet d’Or nel 2007, Marko Prezelj.

Mi congratulo con i ragazzi – ha detto infatti Prezelj -, perchè sono stati davvero attivi durante la spedizione. Una nuova via sul K7 west è un grande risultato, ed è solo la seconda via che arriva in cima alla montagna. Il Charakusa offre una vasta scelta di scalate e quindi è molto importante saper scegliere la via migliore in base alle condizioni. Sono molto contento dei successi delle nuove generazioni, perché dimostra che l’alpinismo ha ancora un posto nel futuro.

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