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Quartiani: facciamo rivivere le montagne

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ROMA – “La nostra montagna è una risorsa, per la quale va premiato e favorito chi in montagna vive e chi per la montagna è disposto a spendere il proprio tempo,  a investire per il suo futuro, che è anche il futuro dell’intero pianeta”. Con queste parole Erminio Quartiani, presidente del gruppo parlamentare amici della montagna, è intervenuto pubblicamente durante la Giornata Internazionale  della montagna – 11 dicembre 2006.

Rilancio economico delle aree montante. Ruolo delle comunità montane e dello Stato. Regolamentazione del turismo e conservazione delle tradizioni. Senza dimenticare la cooperazione internazionale, in cui l’Italia ha esempi d’eccellenza come il progetto Karakorum Trust del Comitato Ev-K²-Cnr.
 
In sintesi: la montagna e il suo futuro. Il discorso di Quartiani, che  riportiamo integralmente di seguito, spiega le intenzioni del gruppo parlamentare riguardo della situazione delle montagne italiane e internazionali.
 
 
“Ringrazio il Ministro Lanzillotta, i presenti dell’Uncem e del Cai, tutte le istituzioni  e le Associazioni  che hanno  promosso questa giornata  di celebrazione. Lo faccio a nome del Gruppo Amici della Montagna del Parlamento Italiano  che ho l’onore di presiedere. Saluto con gratitudine  il rappresentante della Fao.
 
L’avvio  dell’anno internazionale della montagna apertosi  5 anni fa  di cui si sono fatti interpreti l’ONU e la FAO (con la sua conclusione a Biskek in Kyrgyzstan), suscitò grandi entusiasmi  in tutto il pianeta.
 
Determinò anche una più attenta sensibilità al tema montagna da parte  dell’opinione pubblica.
Alle montagne del mondo si è guardato da più e diversi osservatori: scientifico, economico, ambientalista, sociale e culturale. E anche dal punto di vista  degli alpinisti  che frequentano le zone  più impervie delle catene montuose alpine, come Himalayane, Andine, del Nord America o dell’Antartide.
 
Tutto ciò ha determinato rispetto al passato una visione più globale  e culturalmente più corretta delle politiche di intervento per la montagna. A questa  visione le diverse istituzioni stanno gradatamente adeguandosi.
 
A un concetto distintivo di “montanità” diverso da quello di “montuosità”  si ispira perciò anche il Gruppo Amici della Montagna del Parlamento Italiano. Un concetto di montanità, inteso come protagonismo  del territorio, delle comunità locali insediate, dei caratteri e dei valori che stagliano un profilo nuovo e moderno della identità  montana, che richiama  a un approccio politico  e istituzionale globale  e meno emergenziale di valorizzazione del fattore montagna e non di esaltazione della sua separetezza, volto allo sviluppo equilibrato delle componenti ambientale e antropica  della montagna,  per definirne la fuoriuscita della marginalità.
 
Marginalità che è  relativa nei nostri territori montani europei, ma è assoluta in quelli  hymalayani o andini, soprattutto in quelli asiatici. Tuttavia la marginalità non porta con sé e non è di per sé scadimento culturale: basti guardare al Tibet e alla sua lunga  e secolare tradizione culturale. Basti guardare al Nepal che oggi è uscito da una dittatura.
 
Questa giornata ci ricorda  che  i veri amici della montagna  non si occupano solo della propria situazione locale,  ma sviluppano un azione anche di solidarietà e di cooperazione a  livello internazionale, nelle diverse montagne e con i diversi popoli che le abitano  nel mondo.
 
Ne sono esempi alcune esperienze, spontanee e di volontariato, ma anche istituzionali: anzitutto  quella scientifica sostenuta dal CNR e da istituzioni pubbliche e private: il progetto Ev-K2, altre esperienze nascenti che  interessano il Karakorum e il Nepal come Karakorum Trust, oppure  a livello europeo il progetto per il Parco europeo dell’Appennino, una specie di grande strada verde che unisce il Mediterraneo all’Europa, piuttosto che la Convenzione delle Alpi con i suoi protocolli ancora  in via di ratifica  e da ratificare al più presto nel nostro Paese.
 
Anche le vie storiche e la rete  di sentieri, la loro manutenzione e  implementazione vanno menzionate nel campo della cooperazione europea.
 
La prima dimensione da valorizzare della montagna è dunque quella internazionale ed europea,  compreso l’impegno che deve insistere su questi territori, con tutte le implicazioni che ne derivano, per l’attuazione del Protocollo di Kyoto.
 
In secondo luogo dobbiamo valorizzare  la dimensione  nazionale delle nostre montagne che rappresentano una grande opportunità per il Paese tutto, anziché un problema.
 
Dobbiamo  abbandonare l’idea e le pratiche per la montagna come emergenza ed elaborare un progetto di  governance per la montagna  che prenda le mosse dai principi di  sussidarietà, adeguatezza e differenziazione, valorizzando i piccoli comuni montani, come tutte  quelle forme di unione degli stessi  che si inquadrano nell’espressione delle Comunità montane, decisivo strumento associativo che  abbisogna  di razionalizzazione e di rilancio di ruolo.
 
Anche perciò va aggiornata  la legge 97 del’94 per dare al Paese una legge  organica non sulla montagna,  ma per la montagna, questione di cui si devono occupare tutti gli italiani  se hanno a cuore  il  futuro della loro terra , dell’ambiente in cui vivono  e della qualità della vita.
 Occorrerà definire cosa deve stare nel mercato e cosa deve essere garantito alla montagna attraverso l’impegno di risorse generali e comuni.
 
 La giornata odierna  ci sprona ancor più a spingere il nostro impegno verso la valorizzazione di tutte le risorse umane, ambientali,  sociali,  economiche  della montagna italiana,  per svilupparne la residenzialità,  per garantirne lo sviluppo sostenibile, per  difenderne il territorio e il suolo,  per diffonderne la cultura e interrerarla con altre e per  valorizzare, e regolamentare ove necessario, tutte le discipline, sportive e non,  che vi si praticano, a cominciare dall’escursionismo e dall’alpinismo, oltre allo sci e al turismo. Queste sono tutte dimensioni che assumono una importanza decisiva anche  per la vivibilità delle  aree  urbane e di pianura.
La montagna  va preservata dalle logiche divoratrici della rendita.
 
La montagna per molti di noi va contemplata per le sue bellezze, ma va contemplata per fare, non per oziare o per ostacolare il progresso e lo sviluppo delle valli alpine e appenniniche .
 Per noi europei va fatta vivere una nuova idea di montanità in quell’Europa in cui i rilievi montuosi non sono più ostacolo all’intensificazione delle relazioni tra persone e popoli.
La nostra montagna non è quella delle sole sovvenzioni.
 
La nostra montagna è una risorsa, per la quale va premiato e favorito chi in montagna vive e chi per la montagna è disposto a spendere il proprio tempo,  a investire per il suo futuro, che è anche il futuro dell’intero pianeta".
 

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