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Muore alpinista svizzera al Makalu, dubbi e polemiche al base

Joelle Brupbacher (Photo  Athlete Arc'teryx)
Joelle Brupbacher (Photo Athlete Arc'teryx)

KATHMANDU, Nepal – Un’alpinista svizzera è morta la sera di domenica scorsa a 7400 metri di quota sul Makalu. Joëlle Brupbacher sarebbe deceduta per sfinimento, mentre alcuni alpinisti, tra cui Steve House e Marko Prezelj, salivano in suo aiuto per portarle l’ossigeno. La ricostruzione dei fatti è al momento lacunosa e incerta: nella testimonianza di alcuni però, si scorgono polemiche e malumori, con tanto di insinuazioni verso spedizioni che non avrebbero tentato in alcun modo di dare una mano.

Al campo base del Makalu si trovavano nei giorni scorsi diverse spedizioni. Oltre a quella di Steve House, Marko Prezelj e altri giovani sloveni, ci sarebbero Martin Ramos e Jorge Egocheaga, il gruppo della commerciale Jagged Globe, e altri alpinisti, tra cui Oscar Fernández, Peter Hámor, Horia Colibasanu, Gia Totladze, Kinga Baranowska, Oxana Morneva, Fabrizio Zangrilli e Joëlle Brupbacher.

Molti di loro sono saliti verso la vetta tra venerdì e domenica scorsa. In particolare lo slovacco Hamor, il rumeno Colibasanu e i due spagnoli Egocheaga e Ramos, hanno raggiunto la cima del Makalu sabato 21 intorno alle 13. E proprio da loro arriva un resoconto di quanto accaduto all’alpinista svizzera ai campi alti della montagna.

“Il 22 maggio alle 23.30 Joëlle Brupbacher è morta ai 7400 metri del Makalu La – scrive Martin Ramos sul blog della spedizione – . Il giorno prima io e Jorge l’abbiamo incontrata mentre scendevamo nel corridoio dei Francesi. Erano circa le 14:30 ed eravamo 8.200 metri: noi le abbiamo consigliato di tornare indietro perché era già tardi, ma lei ha continuato con il suo Sherpa Pasang”.

“Io e Jorge siamo scesi e in serata l’abbiamo rincontranta a campo 4 – continua Ramos -. Alle 5 del mattino del 22 maggio, prima di partire per il base, Jorge si è accertato che Pasang e Joëlle stessero bene, e solo dopo abbiamo iniziato la discesa. Una volta a campo 2 ci ha raggiunto Oscar Fernández dicendoci che Pasang e Joëlle erano dietro di lui, ma arrivati al campo deposito abbiamo trovato il nostro cuoco Migma che ci ha avvertito che Joëlle era a campo 3 nella tenda insieme allo slovacco Peter Hamor, al rumeno Horia Colibasanu e a Pasang Sherpa. Ci ha detto che aveva bisogno dell’ossigeno perché l’aveva finito e non riusciva a muoversi. Allora siamo scesi il più velocemente possibile al base, dove siamo arrivati alle 15 e abbiamo chiesto aiuto”.

“Dawa Sherpa si è offerto di andare a portare l’ossigeno a C3 – afferma lo spagnolo -, ma il capo della Jagged Globe, un uomo di nome Robert, gli ha negato il permesso, così Migma il nostro cuoco amico di Jorge, si è offerto di salire lui a portare l’ossigeno, pur non conoscendo il percorso. E’ salito fino alle 22, poi ci ha chiamato via radio dicendo di essere tra campo 2 e campo 3, a quota 7200, di essere stanco perchè non era acclimatato e che quindi avrebbe lasciato l’ossigeno lì. A questo punto Jorge gli ha chiesto di scendere a Campo 2, mentre la comunicazione con Horia Colibasanu si era ormai interrotta”.

Secondo quanto riferisce Martin Ramos dal suo sito, Egocheaga avrebbe chiesto nuovamente aiuto al team Jagged Globe, ma di nuovo il leader, che in base a quanto si legge sul sito della commerciale è probabilmente l’americano Robert Mads Anderson, glielo avrebbe ancora negato. A questo punto Egocheaga si sarebbe rivolto a Fabrizio Zangrilli, a Steve House e a Marko Prezelj, i quali sarebbero partiti a mezzanotte e mezza verso campo 3, arrivando a quota 7.100 metri alle 6 del mattino. Sfortunatamente gli alpinisti sarebbero ridiscesi insieme a Hamor e a Colibasanu dopo che la Brupbacher è morta per sfinimento a campo 3 alle 11.30 della sera prima.

Questa almeno la versione di Ramos, ma le dinamiche dei fatti e i rapporti tra gli alpinisti protagonisti del drammatico episodio sono tutt’altro che chiari. Del resto il sito della Jagged Globe non fa alcun riferimento alla faccenda, ma parla solo dei giorni successivi alla vetta e della partenza per Kathmandu. Vedremo quindi nei prossimi giorni se ci saranno nuovi e diversi resoconti della vicenda, o se la questione si chiuderà qui.

La Brupbacher, 33enne di Berna, secondo il sito dello sponsor Arcteryx.com, sarebbe stata una brava rocciatrice e un’alpinista esperta, con diversi ottomila alle spalle.

Info http://makalu2011.blogspot.com/
www.explorersweb.com
www.jagged-globe.co.uk/news/despatches_list.html?id=37
www.arcteryx.com

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Un commento

  1. Su “La Stampa” di oggi Mondinelli risponde alla giornalista che gli chiede:”Eppure si parla sempre di solidarietà alpina?” “Balle, la montagna non insegna l’educazione…Se guardo solo a me stesso in città, perché mai dovrei fare l’opposto su una parete?…prima si è uomini, poi scalatori. L’amicizia è un valore che si esalta nella difficoltà – io aggiungerei ANCHE L’EGOISMO!!!

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