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Mondinelli risponde: il dilemma delle corde fisse

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"Ciao Gnaro, è un onore poter scrivere ad un personaggio come te. Seguo l’alpinismo e cerco anche di praticarlo, anche se a livelli molto elementari. Volevo chiederti una cosa che mi aiuterebbe a capire tante notizie che leggo e molti libri.  Sento spesso parlare di problemi su chi monta le corde fisse in alta quota, chi le usa e chi no.

Sai spiegarmi perchè? A cosa si deve questa polemica? Ciao e grazie spero che tu mi risponda davvero!"
Marco Chiodini
 
Ciao Marco, eccomi qui a risponderti. Il problema di utilizzo delle corde fisse è legato alla questione “etica” dello stile alpino. Salire una montagna in stile alpino vuol dire partire dal campo base, andare in cima e tornare senza ossigeno, senza portatori d’alta quota, senza usare corde fisse degli altri. Ecco dove sta il problema: nell’usare quelle degli altri.
 
Per esempio: all’Everest le corde fisse vengono attrezzate all’inizio della stagione dalle spedizioni commerciali. E quando si arriva lì si trovano già tutte montate. L’unico gusto che c’è è andare in cima senza ossigeno, altrimenti di tuo non ci metti niente. E da qui nascono i dilemmi per gli alpinisti che seguono un certo stile, una certa etica: bisogna usarle o no? Bisogna attrezzarne altre? E così via. 
 
In questo momento in Himalaya si usano spesso le corde fisse, perché danno più sicurezza soprattutto nella discesa. Parliamo di circa il 50-60% dei casi. Magari però, in futuro, non si useranno più. Magari si farà addirittura acclimatamento su un’altra montagna e poi si salirà in stile alpino, fino in cima e poi giù, con la massima leggerezza.
 
Spero che la questione ti sia più chiara, ora. Ciao e continua a fare alpinismo, non importa a che livello! Un abbraccio,
 
 
Gnaro Mondinelli

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