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Valanga di Oropa: nella comitiva anche tre guide alpine

Una valanga
Una valanga

BIELLA — C’erano anche loro in quella maledetta valanga. Tre guide alpine che si sono prodigate subito nei soccorsi riuscendo ad estrarre dalla massa di neve sette persone. Ma per quei due scialpinisti, un pensionato e un ragazzo accomunati dalla passione per la montagna proprio non c’è stato nulla da fare.

Le tre guide erano parte di una comitiva di 17 scialpinisti travolti dall’enorme slavina di Oropa, sulle montagne del Biellese. Facevano da apripista agli appassionati e sono stati solo lambiti dall’enorme massa di neve che si è staccata dal versante nord delle Valle Cervo, a poche centinaia di metri dalla vetta del Monte Camino.

Hanno cercato di fare del loro meglio per estrarre vive le persone sepolte dalla neve. Poi invece sono stati travolti dal turbinio della polemiche. E per spiegare come sono andate le cose hanno detto che “a provocare il distacco di neve sono stati altri escursionisti, tagliando il pendio.Erano sopra di noi. Li abbiamo mandati via, dopo, perché potevano causare nuovi distacchi”.

I più fortunati della comitiva si sono salvati per miracolo. Per Emanuele Mosca, ex odontotecnico 65enne di Graglia e per Carlo Graziano, 26 anni di Crescentino, invece la sorte non ha riservato lo stesso trattamento.

Intanto un terzo escursionista, un trentaseienne di Biella, travolto dalla valanga è ricoverato in prognosi riservata ad Aosta, vittima di una grave ipotermia. Altri tre compagni di questa sciagura se la caveranno invece con qualche giorno di cure.

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12 Commenti

  1. Un pensiero di cordoglio per le vittime di questa tragedia… Conosco bene il Camino e, ieri, dal Vallone di San Grato ho visto i passaggi degli elicotteri verso Aosta.

    Marco

  2. Credo che non abbia molta importanza stabilire chi abbia causato il distacco, l’unica cosa certa è che quelle tre guide alpine non dovevano avventurarsi in quella zona visto l’elevato pericolo di valanghe annunciato dagli organi preposti. Dov’è finita questa tanto decantata “professionalità”?

  3. sono illeso x una manciata di secondi e per la scelta di aver buttato li sci a valle senza curvare,eravamo tutti fermi ad aspettare uno di noi che aveva perso uno sci.quando il Perrons ha urlato “via di qua” io ed alberto ci siam buttati a valle e credevamo che lo avessero fatto tutti,son certo che al camino c’erano due snowborder ,che sconvolti dicevano di aver fatto partire la valanga,nessun di noi l’ha causata.nessuno di noi pensava che le 2 valanghe potessero essere di tale dimensione e violenza.un cordoglio sentito,ma non credo si possano accusare le guide…stefano.c.

  4. Scusate, ma è vero come riportato da certi media che il pericolo valanghe nella zona era di grado 3 tendente al 4? In caso affermativo non mi sembra la situazione migliore muoversi in quelle condizioni, a maggior ragione in gruppi eccessivamente numerosi e, ancora a maggior ragione, se a capo di ciò c’erano ben tre guide alpine. Mi sembrano inoltre fuori luogo alcune considerazioni come quelle sopra riportate: “a provocare il distacco di neve sono stati altri escursionisti, tagliando il pendio.Erano sopra di noi”. La colpa sembra ricadere su chi era davanti, senza considerare che chi segue deve comunque prestare attenzione a 360 gradi. E se fossero stati i 17 davanti?

  5. Stefano come fai a parlare di 2 snowboarder sconvolti sulla cima camino quando dici di essere andato verso la valle? Dove sono e chi sono queste ipotetiche persone? La verità è che la gente passa sopra alle condizioni di sicurezza ed al vero senso di responsabilità degno di una guida alpina per un pugno di soldi, e che in questo specifico caso non sono state osservate neanche le piu basilari regole del free-ride ovvero di scendere uno alla volta.
    Sono inoltre amareggiato poichè il salvataggio delle 7 persone va riconosciuto oltre che alle guide alpine anche alle persone stesse del gruppo, reduci, che hanno scavato a mani nude per tirare fuori quante più persone da quell’inferno.Anche perchè 3 persone non sarebbero mai riuscite a soccorrere un numero così elevato di persone.
    I responsabili si devono prendere le proprie responsabilità.
    Non rendiamo vana la perdita di 2 persone.
    Carlo sei e resterai per sempre nei nostri cuori.

  6. L’esperienza deve servire a riportare a casa la pelle,non serve a fermare una valanga che è molto più veloce di tè,ma se pensiamo di essere al di sopra della sua forza è un’altro discorso.La montagna ti tenta e soldi o non soldi una guida deve avere la forza di resistere al suo richiamo anche perchè coinvolge altre persone nel suo azzardo.

  7. Purtroppo, parlano a sproposito sempre quelli che si districano meglio nei racconti da bar che nelle salite in montagna. Chi pratica l’ambiente, è consapevole di quello che, in ogni momento, puo’ succedere.

  8. Dopo il legittimo e più che doveroso pensiero di cordoglio per le vittime, come mai non si parla mai di chi è a casa, fiducioso nel fatto che il proprio marito/moglie, compagno/a si è affidato/fidato di una guida che lo accompagnava?? Ma chi è/cosa fa una Guida Alpina?

  9. Scrivo solo per precisare che le persone rimaste coinvolte nella valanga del monte Camino non erano, come da voi indicato, degli scialpinisti ma dei sciatori fuori pista. Si intende scialpinista chi sale con gli sci e le pelli di foca e non che sale utilizzando la funivia o l’eliski. E’ bene usare i termini giusti per non fare di ogni erba un fascio.

  10. Grande cordoglio per chi non è tornato e un pensiero affettuoso ai famigliari.
    In questi casi però a sputare sentenze sono spesso persone che se ne stanno tutta la settimana
    al sicuro e al caldo con i piedi sotto una scrivania, questi non possono e non potranno mai capire
    ‘Chi è e cosa fà una Guida Alpina’

  11. Caro Carlo,forse Lei è uno di quei giovani che amano sempre sfidare la montagna a tutti i costi ,ma si ricordi che per colpa degli incoscienti si mette a repentaglio la vita dei soccorritori.Chi sfida la montagna è sempre perdente e non la capirà mai sino in fondo,gli inviti alla prudenza non sono discorsi da bar come Lei gli definisce con superiorità ma sono tentativi per piangere meno vite umane perse,e le assicuro che se ne avesse vista qualcuna irrigidita sotto la neve capirebbe di più.Glielo dice un volontario del Soccorso Alpino.

  12. Affidarsi ad una guida alpina o essere dotato di arva, pala, sonda non è garanzia di sicurezza, la montagna non sarà mai assolutamente sicura, a questo proposito Massimo Mila in “Scritti di Montagna” dopo una dotta disanima del rischio, scriveva ” l’unico riparo assoluto sicuro che finora si sia escogitato, è quello di restarsene a casa, leggendo la guida Vallot”. Certo bisogna cercare di prevenire i pericoli in tutti i modi ma bisogna anche accettare i rischi.

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