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Motori in montagna, Parco delle Orobie: serve coordinamento tra le parti

Valbondione (Photo Roberta Cucchi - Parco Orobie Bergamasche)
Valbondione (Photo Roberta Cucchi - Parco Orobie Bergamasche)

BERGAMO – Coordinamento tra gli organi deputati alla vigilanza, regolamenti comunali o, meglio ancora, delle Comunità montane, chiarezza legislativa e più aree dedicate a chi pratica motocross. Questa l’opinione di Franco Grassi, presidente del Parco delle Orobie bergamasche, che abbiamo voluto interpellare a seguito della lettera del Cai di Bergamo sull’annoso problema della circolazione dei mezzi a motore sui sentieri di montagna.

La legge prevede che anche il personale del parco sia addetto alla vigilanza?
Si la legge sui parchi prevede che il parco possa dotarsi di una struttura di vigilanza oppure avvalersi della vigilanza già esistente. Per la scarsità di risorse che la Regione non ci trasferisce e per il fatto di non volersi inventare l’ennesima polizia locale, stante il fatto che sul territorio, oltre ai vigili urbani, ci sono le guardie ecologiche, il corpo forestale, le guardie provinciali, per cui potrebbe anche rendersi superfluo istituire un nuovo istituto di vigilanza, noi abbiamo deciso di non creare il corpo dei guardia Parco delle Orobie. Tra l’altro le guardie ecologiche hanno proprio tra i loro compiti, la vigilanza dei sentieri e di coloro che fanno motocross in montagna.

Secondo lei quindi il numero di vigilanti messi a disposizione degli altri organi è sufficiente a coprire le necessità?
Secondo me è più che sufficiente, forse varrebbe però la pena coordinare maggiormente gli Istituti, cosa che non è assolutamente facile. Oltre al Corpo Forestale dello Stato, che è a sé, le Guardie ecologiche sono gestite dalle Comunità montane, mentre le Guardie provinciali direttamente dalla Provincia. Il coordinamento potrebbe tradursi per esempio nell’individuazione delle aree più soggette a questo tipo di abuso su cui si potrebbe decidere di concentrare in azione congiunta un maggior numero di vigilanti nei periodi identificati come quelli di maggior abuso.

Come funzionano le deroghe per ottenere l’autorizzazione a passare con mezzi a motore su sentieri e mulattiere?
Il parco nel mese di gennaio 2010 ha inviato una circolare a tutti gli Enti interessati, a tutti i Comuni, a tutti i sindaci, ai presidenti delle Comunità montane e al Corpo forestale. L’oggetto della circolare riguardava proprio il transito su sentieri, strade agro-silvo pastorali, mulattiere, boschi, pascoli e terreni del patrimonio forestale regionale. Nella circolare si prendeva in considerazione una normativa vigente e si chiedeva collaborazione da parte di tutti in ragione di segnalazioni di abusi di questo tipo. La normativa, che prevede l’esclusione dal divieto ai mezzi di soccorso e a quelli lavoro, prevede che eventuali e particolari deroghe debbano essere emesse dal sindaco. E dovevano essere previsti anche dei regolamenti comunali, dove il sindaco segnala eventuali deroghe eccezionali che permettano di transitare in alcuni casi anche su sentieri che non sarebbero di regola transitabili. La normativa comunque su questo punto è abbastanza aggrovigliata. C’è una legge regionale che stabilisce i divieti, poi c’è il Decreto ministeriale che prevede altri divieti speciali, e sotto a queste ci sono i regolamenti comunali. Però ogni deroga può essere data solo dai sindaci. Le Comunità montane potevano fare un regolamento generale che comprendeva tutti i regolamenti suddetti in sostituzione ai regolamenti dei singoli comuni.

Le Comunità montane hanno poi redatto questo regolamento?
A me non risulta. So che ne hanno parlato a lungo, ma non credo che sia stato alla fine approvato un regolamento. Tanto che, tra le conseguenze derivate dalla circolare mandata dal Parco delle Orobie bergamasche ai Comuni di cui parlavo prima, c’è stata la rimostranza di diversi Comuni che lamentavano il bisogno di finanziamenti per apportare gli accorgimenti da noi suggeriti. Dicevano per esempio, come facciamo a trovare i soldi per mettere ovunque tabelle, segnaletica, ecc? Perché è evidente che si tratti di una spesa considerevole, anche solo per l’impiego di personale. Allo scopo di aiutare i Comuni in questa direzione, è molto probabile che nei prossimi mesi il Parco metta a disposizione 2000-3000 cartelli ai Comuni, visto che abbiamo ricevuto un piccolo finanziamento per le zone a protezione speciale o per i siti di importanza comunitaria.

Ad oggi quindi non è sufficiente la segnaletica?
Sicuramente non è sufficiente, poi però subentrano discorsi altri. Come per esempio chi butta via i rifiuti dove non può e si difende dicendo che non aveva visto il cartello. In molti casi la gente sa di non poter circolare e, pur sapendolo, circola lo stesso con i mezzi a motore, quindi la segnalazione del cartello serve ma fino a un certo punto. La legge consente anche ai Comuni di creare zone in cui l’accesso è consentito anche ai motocrossisti.

Secondo lei ci sono abbastanza zone in cui l’accesso alle moto è consentito?
No. Anche perché la legge non chiarisce fino in fondo. La legge dice che i Comuni possono organizzare circuiti per il motocross, ma non dice, per esempio, di chi è la responsabilità nel caso in cui un ragazzino si faccia male su uno di questi circuiti in montagna, magari perchè ha piovuto e si è fatta una buca, oppure semplicemente perché ha preso un sasso.  Non spiega se la colpa ricade sul Comune, perché non ha tenuto in debita considerazione la manutenzione del circuito, oppure se sono fatti di chi entra nel circuito e si prende la responsabilità di quello che fa. Finché non vengono chiariti bene questi concetti secondo me è normale che anche i Comuni abbiano delle perplessità. Perché questi non sono posti che si possono chiudere, non sempre questi ambienti si possono controllare al cento per cento.

La legge in generale è necessaria e utile oppure i divieti rischiano di danneggiare il turismo in montagna?
La questione è complessa e riguarda tutti. Da una parte siamo tutti propensi a cercare posti incontaminati, addirittura ad andare ai confini del mondo pur di trovare posti belli e natura selvaggia, dall’altro però, una volta individuato un “paradiso” scatta sempre la voglia di andare a visitare, anche a costo di sacrificare i concetti di rispetto e tutela. Per cui magari le persone non solo vogliono arrivarci, ma anche arrivarci comode con la macchina, oppure vogliono andare in cima con la teleferica, perché magari si tratta di anziani e pensano che salire in cima sia un diritto universale. Io non credo si possa andare dappertutto come si vuole. Anche le motoslitte sono un mezzo molto piacevole, ma non possono andare ovunque perché in alcuni ambienti per esempio, disturbano la selvaggina che già soffre perché c’è la neve, ecc. Andare con mezzi a motore in un posto che non sarebbe raggiungibile se non a piedi può essere bello, ma bisogna sempre ricordare che comporta un danno all’ambiente che noi vorremmo vedere incontaminato. C’è sempre una mediazione, ma ci sono anche dei limiti.

Il passaggio dei motori provoca dissesti e danni all’ambiente. Cosa fate voi del Parco delle Orobie bergamasche per rimediare al problema?
Due anni fa abbiamo dato un contributo al Cai di 100.000 euro per sistemare il Sentiero Alto delle Orobie, l’anno scorso abbiamo assegnato ancora in totale circa 50.000 euro, alla fine dell’anno scorso abbiamo chiesto un nuovo contributo alla Regione che ci ha assegnato 400.000 euro per intervenire in Val Brembana. Il Parco non agisce direttamente, ma aiuta stanziando i fondi a sua volta agli enti locali, Comunità montane, Comuni e Cai con cui abbiamo una convenzione. Il Cai per esempio sta sistemando delle aree di svago, fuori dai rifugi, per consentire alla gente che non entra nel rifugio di avere comunque un posto dove sedersi, fermarsi a godere del panorama. Il nostro è un parco un po’ sui generis rispetto ad altri, ma a me sembra sia la condizione anche più logica, perché finché i Parchi, che sono enti “accidentali” inventanti dalla Regione per gestire l’ambiente e in affiancamento alle amministrazioni, continueranno ad occuparsi di queste mansioni, i Comuni saranno sempre disinteressati. Dovrebbero invece essere Comuni e Comunità montane ad interessarsi di queste questioni, sono loro i veri manutentori dell’ambiente. Anche perché la natura non è chiusa nei confini del parco, perché altrimenti dei territori fuori dal parco chi se ne dovrebbe occupare? Inoltre se gli interventi vengono eseguiti dai Comuni ottengono anche maggiore visibilità presso la popolazione e sollevano quindi un maggiore interesse collettivo.

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3 Commenti

  1. Bhè vi dirò che dalle mie parti la montagna è praticamente abbandonata a se stessa, quando vado per sentieri non incontro quasi mai nessuno e quei quattro trialisti che a volte incrocio non mi disturbano affatto, anzi mi fa piacere trovarli e ritrovarli, quelle moto sono silenziosissime, non scassano nessun sentiero, in + tengono aperti sentieri che andrebbero persi, i sentieri si sono formati proprio per il passaggio di mezzi, animali, e uomini, inoltre sono anche contento, perchè se dovessi farmi male so che qualcuno può passare, con me sono stati sempre molto educati sempre mi hanno salutato, si sono fermati hanno spento il motore e abbiamo fatto 4 chiacchere, io sono sempre stato gentile e rispettoso con loro e loro lo sono stati con me.
    Io vorrei dire a quelli che vogliono la montagna incontaminata che vengano nelle valli abbandonate, si cavino su le maniche e comincino a pulire boschi, tagliare legna, fare sentieri, è troppo comoda quella di stare al calduccio nella propria città (inquinare) e poi pretendere che la montagna sia un luogo di fuga pulito e bello, l’aria gira e circola e noi della montagna cosa dovremmo dire che ci arriva l’aria sporca dalle città?
    Prima di dire che qualcosa vi da fastidio guardate i fastidi che date voi (in montagna come ci siete arrivati? auto? le case della città con cosa le scaldate? gas? gasolio? da dove arriva il gas? ci sono tensioni, guerre in quei paesi? nelle città cosa mangiate? da dove viene quel cibo? è servito del gasolio per produrre quel cibo? agricoltura? allevamenti? trasporti? sicuri che non serve gasolio? le vostre case con cosa le avete costruite? il cemento da dove viene? sicuri che non ci siano cave fuori dalle città per fare il cemento? nessuno di voi che viene in montagna a respirare l’aria buona ha la 2a casa? la 3a? e il suolo occupato da quelle case usate forse 1 mese all’anno? si vero è tutto legale, ma l’aria circola e va dove vuole.
    Con affetto,
    un montanaro.

  2. In Italia, come sempre, ‘anche’ chi va a piedi, non rispetta l’ambiente.
    Quindi il problema di fondo non è il mezzo con cui si và in montagna ,bensì il comportamento di ogniuno.
    I sacchettini dello sporco non li portano chi ci và con mezzo motorizzato o in bicicletta ,bensì chi ci và a piedi.
    Quindi siamo tutti sulla stessa barca ,dipende solo dal nostro buonsenso e amore per l’ambiente.
    Un Motociclista ,e Alpinista.

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