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Il disgelo svela nuovi “tesori”

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MONTREAL, Canada — Ormai è da tempo che se ne discute. Quando si fa riferimento al polo nord, Media e conferenze sul clima non mancano mai di parlarne. Ma dal riscaldamento globale potrebbe nascere un business altro che miliardario.

Il disgelo delle calotte polari è in continuo aumento. Possiamo definirla volgarmente una conseguenza dell’effetto serra, oppure, nella terminologia scientifica, il risultato della fluttuazione climatica positiva.
 
Sta di fatto che tale fenomeno non è per tutti negativo. Lo scioglimento della coltre nevosa ha portato infatti alla scoperta di un preziosissimo patrimonio sommerso. Il suo valore dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 mila miliardi di dollari.
 
Si tratta più che altro di idrocarburi, petrolio, idrati di metano, gas e metalli preziosi (come il titanio, il cromo, il nickel, l’oro, l’argento ma anche molte pietre preziose).
 
Nel frattempo multinazionali, aziende petrolifere e ricchi esploratori non hanno perso tempo. Si sono letteralmente "immersi" in quello che potrebbe costituire il motivo di vere e proprie contese commerciali in futuro.
 
C’è da precisare che il fenomeno non è del tutto nuovo. Infatti il Canada è diventato il terzo paese produttore di diamanti grazie allo sfruttamento di tali patrimoni minerari. All’inizio degli anni sessanta invece fu la volta della ARCO: questa multinazionale, sotto concessione statunitense, iniziò a trivellare i territori dell’Alaska e del North slope. Ciò la portò alla scoperta di enormi giacimenti petroliferi.
 
Il trattato stipulato dalle Nazioni Unite nel 1994 è molto chiaro in merito. Si è stabilito che la piattaforma continentale di uno stato costiero può estendersi sui fondali marini fino a 350 miglia dai suoi confini. Inoltre l’accordo regola la spartizione delle acque oceaniche tra le nazioni del mondo.
Il punto è che se i fondali marini danno origine ad una catena montuosa, cresce l’area di sovranità di ogni stato. Ed è così che Russia, Danimarca, Norvegia, Stati Uniti e Canada hanno reclamato porzioni territoriali maggiori e relativi intruiti.
 
Si attendono ulteriori sviluppi per questa vicenda, e non solo per quanto riguarda la corsa al primato nell’economia mondiale. C’è soprattutto da chiedersi quanto ci sta costando e quanto ci continuerà a costare in termini ecologici tutto questo.
 
Valentina Corti

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