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La montagna va in scena al Cop16: servono dati e programmi specifici

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COP16 - Cancun

CANCOUN, Messico – “Le montagne sono un patrimonio fondamentale di risorse naturali, e sono state annoverate tra gli ecosistemi fragili e particolarmente vulnerabili alle variazioni ambientali.  Qui a Cancun qui ci sono numerosi eventi dedicati alle aree di alta quota, a testimonianza del crescente interesse dei governi per le montagne, ma per la loro salvaguardia servono iniziative specifiche basate su dati precisi e informazioni attendibili”. Questo il commento a caldo di Elisa Vuillermoz, responsabile dei progetti ambientali del Comitato EvK2Cnr, sul Cop 16 di Cancun, in Messico, dove ieri è stata protagonista con Paolo Bonasoni, responsabile del progetto Share, al side event “Mountains in Peril – Mainstreaming the sustainable mountain development agenda into climate change agreements”.

“Mountains in peril”: ieri il primo incontro sulle montagne del Cop 16. Un commento?
L’evento coordinato da Icimod ha trattato principalmente il tema dell’adattamento e delle strategie di mitigazione nella aree montane dell’Hindu Kush Karakorum Himalaya (Hkkh), presentando gli interventi e le azioni dei governi del Nepal, India e Buthan. Preceduti dalle presentazioni relative ai risultati scientifici della ricerca sul cambiamento climatico, trattati nei temi dell’atmosfera, della glaciologia e della biodiversità. E’ stato un importante momento di incontro e condivisione di informazioni tra i ricercatori e le amministrazioni locali che ha portato utili spunti anche per i rappresentanti delle regioni montane del centro Asia che, al termine del side event Icimod, hanno presentato le ricerche e le iniziative  in corso nelle regioni del Tagikistan e del Kirgistan.

EvK2Cnr è intervenuto al side event parlando delle ricerche sugli inquinanti in Himalaya. Qual è la loro importanza?
L’intervento ha riguardato la minaccia che black carbon ed ozono posso avere sulle montagne. Questi due composti inquinanti presenti in alte concentrazioni in atmosfera ne favoriscono il riscaldamento contribuendo così al ‘global warming’, come la CO2, il principale dei gas serra. Questi due composti sono inoltre in grado di produrre danni alla salute dell’uomo ed all’ambiente, agricoltura compresa. Il black carbon riveste poi un particolare ruolo nel diretto impatto sui ghiacciai ed indirettamente sul bene prezioso dell’acqua. Infatti la presenza in alta quota di elevate concentrazioni di black carbon – come monitorato da EvK2Cnr nella GAW station di NCO-P, presso la Piramide dell’Everest – porta queste particelle altamente assorbenti a depositarsi sui ghiacciai himalayani riducendone le condizioni di riflettività, e facendo sì che la maggiore radiazione solare assorbita favorisca una precoce fusione degli stessi. I quattro anni di misure di black carbon ed ozono, eseguite a NCO-P e presentate nel corso del side event di ieri, costituiscono un patrimonio osservativo importante per l’area Himalayana, che fornisce l’evidenza di come elevate concentrazioni di inquinanti possono raggiungere le alte vette del cosiddetto ‘Terzo Polo’.
A differenza della CO2 che rimane in atmosfera per circa un secolo, black carbon ed ozono sono composti a vita breve che rimangono in atmosfera per periodi tempo più limitati, dell’ordine di qualche settimana o mese. Ciò è importante perché, lavorando concretamente al contenimento o all’abbattimento di questi inquinanti, è possibile influire sui processi di riscaldamento globale.

Le sembra che quest’anno ci sia più attenzione per la montagna al Cop16?
Per ora è difficile dirlo, bisognerà aspettare gli esiti del COP16 per vedere se il tema ‘montagne’ verrà inserito nella dichiarazioni finali. Di sicuro però, qui a Cancun ci sono numerosi side event ed exhibit dedicati alle aree di alta quota, a testimonianza del crescente interesse e soprattutto della predisposizione di piani di azione, mitigazione e intervento da parte dei governi locali.

Come si inseriscono i progetti di EvK2Cnr nella lotta al cambiamento climatico? Quali sono i prossimi passi di Share?
EvK2Cnr ha investito molto nel progetto SHARE – Stations at High Altitude for Research on the Environment, che definisce un sistema osservativo integrato relativo a ricerche multidisciplinari eseguite in alta montagna per lo studio del clima e dei suoi cambiamenti nel tempo. Questo sistema si basa su osservazioni climatiche che da anni sono eseguite al Nepal Climate Observatory – Pyramid ed alla stazione Cnr Vittori di Monte Cimone, sul ghiacciaio del Baltoro in Pakistan o quello dei Forni nel Parco dello Stelvio; informazioni meteorologiche raccolte nel Khumbu o in prossimità del ghiacciaio del Rwenzori in Uganda, analisi delle acque dei laghi himalayani, Ma anche sulle recenti indagini per attivare una banca dei semi dell’alta Himalaya e per finire allo studio della biodiversità di alcune specie animali. Il sistema osservativo di SHARE è strutturato per acquisire preziose informazioni in territori dove è molto difficile l’esecuzione di misure, che costituiscono così un valore aggiunto alla ricerca eseguita.
Tra i prossimi passi di SHARE sono da considerare l’avvio di PAPRIKA, il progetto italo-francese rivolto allo studio della criosfera in Hkkh, la realizzazione della Seed Bank Himalayana, la realizzazione di un osservatorio climatico in Pakistan nell’ambito del progetto ABC-UNEP e l’avvio dei test sul campo con il prototipo SHARE-BOX, una piattaforma per misure di composti atmosferici da utilizzare in alta quota, ma non solo. Tuto questo senza dimenticare il mantenimento di attività già avviate, che rivestono comunque grande importanza negli studi climatici sia a livello nazionale che internazionale.

Al Cop16 viene presentata anche la Mountain Initiative. Che cos’è in breve e qual è l’importanza di iniziative come questa?
La Mountain Initiative è un sistema di coordinamento promosso dal Ministero dell’Ambiente Nepalese per realizzare un alleanza tra i paesi dell’Hkkh nell’ambito della lotta al cambiamento climatico. Per raggiungere tale obiettivo, il programma ha costituito un gruppo di esperti coordinati da Icimod che contribuiranno sia a fornire le informazioni scientifiche necessarie a comprendere gli impatti e gli effetti del global warming sugli ecosistemi montani, sia alla definizione di politiche di mitigazione e adattamento adeguate.

Perché le montagne necessitano di un’agenda specifica per l’adattamento al cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile?
Le montagne rappresentano un patrimonio di risorse naturali fondamentale e sono state annoverate tra gli ecosistemi fragili e particolarmente vulnerabili alle variazioni ambientali. La molteplicità di fattori che regolano le dinamiche e i processi in queste aree rendono necessaria la definizione di piani di gestione sostenibile delle risorse dedicati e, la mancanza di osservazioni scientifiche in alta quota, rende necessaria l’attivazione di programmi di monitoraggio permanenti e dedicati. Queste peculiarità rendono necessaria la definizione di strategie specifiche e dedicate che possano garantire la salvaguardia di questi ambienti.

In occasione del Cop16 è stato lanciato il sito “Mountains in the Climate Change Agenda” (http://cop16.mtnforum.org) che ruolo/importanza ha?
Si tratta di un sito realizzato da Mounatin Partneship attraverso Mountain Forum per raccogliere tutte le iniziative legate alle montagne realizzate al COP16 e riassumere i principali risultati. Sarà importante, alla fine della conferenza, per riassumere i principali aspetti emersi, promuovendo così l’importanza delle montagne in ambito internazionale, anche in vista del prossimo IYM del 2012.

Com’è coinvolto EvK2Cnr nel side event del governo del Nepal in programma per il 4 dicembre?
EvK2Cnr è stato invitato a partecipare all’evento quale membro del gruppo di esperti scientifici della Mountain Initiative e questo permetterà ad EvK2Cnr di condividere i risultati delle ricerche fin qui condotte nell’Hkkh, consolidando le relazioni con i rappresentanti istituzionali del governo nepalese ed in particolare del ministero dell’ambiente.


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