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Cai Lecco: svelate ai piccoli le origini delle Grigne

Annibale Rota con i ragazzi dell'alpinismo giovanile Cai Lecco
Annibale Rota con i ragazzi dell'alpinismo giovanile Cai Lecco

LECCO — La formazione delle montagne in seguito allo scontro di placche continentali. Le origini delle Prealpi lecchesi, che milioni di anni fa erano un fondale marino. E mille curiosità sui celebri pinnacoli della Grignetta, che attirano a Lecco migliaia di alpinisti. Questi i tempi dell’interessante lezione tenuta venerdì 22 ottobre ai ragazzi dell’Alpinismo giovanile di Lecco da Annibale Rota, un ex presidente del Cai Lecco, presso la sede del Cai. Eccone il racconto.

Rota ha spiegato in modo semplice, chiaro e curioso l’orogenesi delle montagne lecchesi. Prima di entrare nei dettagli geologici della formazione e nella tipologia delle rocce, ha mostrato al piccolo pubblico una carrellata di fotografie raffiguranti le montagne sia della sponda orientale sia occidentale del lago, attribuendo ad ognuna il nome. In seguito ha spiegato l’innalzamento delle catene montuose come conseguenza dello scontro di due placche continentali, soffermandosi sulle caratteristiche delle rocce calcaree che costituiscono le Prealpi lecchesi, in origine un fondale marino, nelle quali si possono ancora trovare dei fossili.

Queste rocce appartengono alla famiglia delle rocce sedimentarie, che di solito si depositano secondo un piano orizzontale con alcune eccezioni verticali, visibili ad esempio al San Martino ed al Corno Medale. Di contro le rocce che formano le montagne dell’alto Lario e della Valtellina, invece, sono di natura vulcanica appartenenti alla famiglia delle rocce metamorfiche.

Le due tipologie di rocce descritte sono localizzate le prime a sud della faglia, che taglia in due il lago, e le seconde a nord. Durante l’era glaciale il nostro territorio era ricoperto da un immenso ghiacciaio in movimento, che ha determinato lo spostamento di tipiche rocce della Valmalenco portandole fino alla zona di San Tommaso e del Sasso di Preguda, il masso erratico più noto del nostro territorio.

Un’altra interessante peculiarità che Annibale Rota ha raccontato ai ragazzi, riguarda la formazione dei numerosi pinnacoli della Grigna Meridionale, facendo notare l’assenza di quest’ultimi sulla Grigna Occidentale costituita da rocce più compatte, caratterizzate da un gran numero di grotte sotterranee, meta di molti speleologi.

Infine un aspetto curioso, che si oppone alla staticità delle montagne, riguarda il loro movimento avvenuto in tempi passati. Lo sperone del Nibbio, che si innalza dai piani Resinelli di fronte alla Grignetta è formato dalle tipiche rocce del Resegone e del Monte due Mani, mentre il Pizzo d’Erna localizzato davanti alle guglie del Resegone è costituito dalla roccia tipica della Grigna. Rota ha sottolineato che la loro originaria posizione non era quella attuale, tutto ciò è confermato dal confronto delle rocce presenti sulle montagne menzionate.

Le foto conclusive hanno mostrato le particolari piante incastonate nelle rocce delle nostre montagne, sottolineando la passione per la botanica di Rota e stimolando la fantasia e la curiosità dei bambini che, grazie a questo incontro, hanno imparato ad apprezzare e conoscere la natura che li circonda.

Mario Stoppini

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