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Alta via n°6 dei silenzi: oltre al limite degli stambecchi

Stambecco <br> (Photo ossoinbocca)
Stambecco (Photo ossoinbocca)

Chi è appassionato di ungulati alpini come la sottoscritta, sa che cosa significa “cacciarli” con la macchina fotografica. Oggi, nel mondo del “tuttofacile” non è certo complesso portarsi a casa belle immagini di questi selvatici. Per me la differenza la fa “il come”. Fotografare comodo non mi è mai interessato: soprattutto per me il piacere sta nel contorno che anticipa e segue il puro scatto. Per questo percorro antiche tracce – in occasione ringrazio chi ne è il così attento conservatore – per calarmi nel ruolo di chi per necessità faceva dell’etologia una fonte indiretta di reddito a scopo di sopravvivenza: i cacciatori del passato. Oggi, queste antiche piste rimangono vive solo per il passaggio di qualche sporadico avventuriero, tra cui alzo la mano.

La traccia si articola attraverso i pendii della fantastica bastionata di Cima dei Preti, in Val Cimoliana, Parco Naturale delle Dolomiti Friulane – famosa per il Campanile di Val Montanaia. Osservata da lontano pare assolutamente impossibile che di lì vi si possa intrufolare un sentiero, come segna la carta, eppure, come per tanti altri posti, è così.

Qualcuno ha avuto la bellissima idea di farci passare un segmento dell’ Alta Via N°6. Sicuramente ne è il tratto più affascinante e suggestivo. Ciò che mi ha affascinato, fondamentalmente, è stata la grandiosità di un ambiente sicuramente selvaggio e desolato, raccontato da queste antichissime rocce, così magnificamente configurate.

Volutamente non voglio parlare di difficoltà. Se vi interessa leggerete documentazioni specifiche che non mancano certo. L’unica cosa che ci tengo a precisare è che se non avete particolare dimestichezza con passaggi di roccia facili ma continui, anche molto esposti e sul molto friabile – spesso ci si muove su ghiaie – non è l’itinerario che possa fare per voi. Documentatevi bene prima di partire.

Altra caratteristica: la difficoltà di identificazione della traccia che richiede un’attenta ricerca. La segnatura risale a molto tempo fa e spesso si vede solo quando si è sul luogo. Passando abbiamo trovato alcuni ometti e lasciati altri.

Non andate sperando d’incontrare qualcuno, anche gli stambecchi ve li lasciate sotto! Lo si può percorrere in entrambe le direzioni. Noi, per non rimane a corto di ore di luce tra i canaloni in quota, abbiamo preferito salire dal versante che conduce al confortevole Bivacco Greselin, luogo in cui abbiamo pernottato la notte precedente la traversata.

Lo stesso sentiero che qui conduce potrebbe essere un po’ problematico – per via della traccia a volte su roccia, oppure su pendii erti e scoscesi e con radici che vi formano gradini non sempre confortevoli! – da percorrere in assenza di luce. Meglio sicuramente la discesa da quello che parte dalla Casera Laghèt de Sora, luogo in cui siamo giunti.

La traversata comprende il passaggio di tre forcelle: la prima è innominata su carta, poi Forcella Compol, mt.2450 ,  F.lla dei Cacciatori, mt. 2173 e per ultima la F.lla dei Drap, mt. 2290. Si continua poi alla volta della Casera, confortevole bivacco. Discorso acqua da bere. Al Greselin c’è sì una sorgente ma non sempre è attiva ed essendo la zona ben frequentata da fidati “custodi” – stambecchi – vi possono essere ovvi problemi se non si prendono accorte precauzioni.

Lungo tutto il percorso s’incontrano fiumare che quest’anno , sicuramente per merito di un inverno generoso di nevi e di una estate altrettanto d’acqua, ci hanno offerto la possibilità di dissetarci, ma ad eccezione fatta per quest’anno non saprei. Anche alla Casera Laghèt de Sora la sorgente è attiva, ma vale sicuramente la nota fatta sopra.

Non percorrete l’Alta Via se non ben sicuri della stabilità meteorologica: in caso di nebbia sarebbe molto difficoltoso ed in caso di pioggia, oltre che diventare una vera e propria pista da bob, pericoloso per la caduta di sassi. Sia il bivacco  – 9 posti – che la Casera  – 12, se non erro – sono forniti di materassi e coperte; in quest’ultima volonterosi volontari – vorrebbero imitati !  – vi mantengono anche una scorta di legna per alimentarvi la stufa. In caso di neve è fondamentale la capacità di valutazione del manto nevoso ed esperienza in salite alpinistiche invernali.

E’ un itinerario veramente degno di nota.

OssoinBocca

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