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Mappato il dna di Oetzi, la mummia del Similaun

L'analisi su Oetzi
L'analisi su Oetzi

BOLZANO — Gli scienziati del museo di Bolzano hanno mappato l’intero dna di Oetzi, la mummia del Similaun, ritrovata vent’anni fa sul ghiacciaio altoatesino.

Grazie all’analisi del patrimonio genetico, gli antropologi contano di dare una risposta ai numerosi interrogativi aperti sulla vita a quel tempo. Affascinanti e talvolta curiose le domande che un simile esame pone alla ribalta. “Esistono lontani discendenti di Oetzi?” si sono chiesti gli scienziati e “come è cambiata ed evoluta la vita e quali mutazioni genetiche si sono verificate in questi 5.000 anni?”.
La mummia fu ritrovata dai coniugi tedeschi Erika e Helmut Simon durante un’escursione lungo il confine italo-austriaco, sullo Hauslabjoch. L’attribuzione del nome “Uomo del Similaun” o anche “Uomo del Hauslabjoch”, deriva dal toponimo registrato più vicino al luogo di ritrovamento, appunto Similaun.
Inizialmente si pensò che si potesse trattare di un alpinista dei giorni nostri, tanto che venne attivata la gendarmeria austriaca. Durante il recupero, avviato senza particolari accorgimenti conservativi, furono danneggiate alcune parti del corpo come i tessuti esterni e il femore sinistro. Il corpo fu portato a Innsbruck ed esaminato da esperti. Si scoprì così che si trattava di un antico abitante di queste zone.
Attualmente, la mummia del Similaun è conservata a Bolzano, al Museo Archeologico dell’Alto Adige, in una apposita struttura. L’analisi del suo materiale genetico potrà essere utile anche allo studio di malattie ereditarie attuali e di patologie come il diabete o il cancro.

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