Storia dell'alpinismo

Medicina, Sir Hillary e la memorabile Silver Hut expedition

foto dalla silver hut expedition
Sir Hillary e Tenzing, il dottor Pugh, la Silver Hut e alcuni membri della spedizione

Una pietra miliare nella storia della fisiologia dell’alta quota: ecco cos’è la “Silver Hut Expedition”, di cui ricorre quest’anno il 50esimo anniversario. La spedizione, che si svolse subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu ideata da Sir Edmund Hillary ed il fisiologo inglese Griffith Pugh, per cercare di capire se gli esseri umani fossero in grado di raggiungere la vetta dell’Everest senza l’ausilio dell’ossigeno.

Sir Hillary ed il dottor Pugh si incontrarono per la prima volta in occasione di una spedizione al Cho Oyu nel 1952, che fu un’esperienza pilota per la successiva spedizione all’Everest nel 1953. Nel 1957 si recarono in Antartide e presero in considerazione la possibilità di realizzare una spedizione in Himalaya con lo scopo di studiare gli effetti dell’esposizione all’alta quota nel corso di un lungo periodo.

Così nacque la “Silver Hut Expedition”, svoltasi tra il 1960 e il 1961. Un progetto unico ed ambizioso per studiare la fisiologia dell’acclimatazione in soggetti residenti sul livello del mare a quote estreme nel corso di un lungo periodo di tempo. La spedizione ebbe anche lo scopo di salire il Makalu (8470 metri).

Il capospedizione fu Sir Hillary, mentre Pugh fu il responsabile scientifico. Il team era costituto da scienziati, per lo più fisiologi, alpinisti, e da vari altri specialisti provenienti da Nuova Zelanda, Stati Uniti d’America ed Inghilterra, oltre a tre soggetti provenienti dall’India. Tra i membri della spedizione vi erano i giovani fisiologi James Milledge e John West, divenuti, poi famosi per i loro studi di fisiologia in alta quota.

La spedizione partì da Kathmandu alla fine del periodo monsonico nel 1960 stabilendosi, poi, al campo base nepalese dell’Everest, a 4500 metri di altezza, ed alla Silver Hut, una stazione invernale posizionata dai ricercatori a 5800 metri sul ghiacciaio Mingbo, dietro l’Ama Dablam.

Tutto l’inverno venne dedicato a studi di fisiologia presso il campo base dell’Everest e presso la Silver Hut. Venne realizzata pure la salita dell’Ama Dablam e alcuni membri della spedizione si dedicarono a studi per provare l’evidenza dell’esistenza dello Yeti. Nel corso della successiva primavera la spedizione si stabilì presso il campo base del Makalu, con un tentativo, privo di successo, di salita della montagna stessa senza l’aiuto di ossigeno supplementare.

Venne studiato l’acclimatamento di una decina di membri della spedizione e vennero condotti esperimenti più semplici di fisiologia ai campi alti del Makalu, tra i 6300 e i 7400 metri di quota, durante il tentativo di vetta. La spedizione finì nel corso del periodo monsonico del 1961, realizzando uno dei più ambiziosi progetti di ricerca sulla fisiologia d’alta quota della storia e producendo decine di paper scientifici di cui ancor oggi sono valide le conclusioni.

Altre grosse spedizioni scientifiche dello stesso tipo seguirono nei decenni successivi, tra le quali le più celebri Operation Everest II, Operation Everest III, e la Caudwell Xtreme Everest Expedition nel 2007. Degni di menzione anche gli studi effettuati nel 1973 dai fisiologi italiani nel corso della spedizione  all’Everest dal versante nepalese, organizzata da Guido Monzino.

More info: High Altitude Medicine & Biology, Volume 11, number 2, 2010

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