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Picozzata: caro Pinelli, ci consenta…

 

Karl Unterkircher sul pianoro sommitale del Mount Genyen

Non si placa la polemica sulla scalata di Karl Unterkircher al sacro Mount Genyen. Nei giorni scorsi l’alpinista è stato accusato di non aver rispettato la sacralità del luogo e di essersi fatto beffa dei monaci locali. E’ stato poi lo stesso Unterkircher a precisare che la realtà era ben diversa. Cioè che la spedizione si è fermata sotto la cima e che i monaci stavano aiutando gli alpinisti. Oggi arriva la risposta di Carlo Alberto Pinelli, presidente di Mountain Wilderness, all’anonimo piccozzatore di montagna.tv che gli aveva fatto notare l’inconsistenza delle sue precedenti accuse.  

"Chi ha pratica di scalate su ghiaccio – scrive Pinelli su un blog alpinistico – sa bene che i colpi di piccozza, per risultare efficaci devono essere dati con una certa maestria. Non mi pare onestamente che tale dote possa venire attribuita all’anonimo "piccozzatore" il quale, sulla pagina web Montagna.tv, mi copre di insulti per essermi permesso di criticare, con una lettera pubblicata su La Repubblica del 23 Maggio, l’impresa compiuta da quattro alpinisti della regione Trentino-Alto Adige, i quali sono riusciti a scalare il versante nord del sacro monte Genyen nel Tibet orientale.
 
Di tale impresa ero venuto a conoscenza leggendo un articolo pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 19 Maggio (il lettore faccia attenzione alle date) firmato, se non ricordo male, da Ezio Danieli. Sull’Alto Adige di oggi [2 giugno, n.d.r.] il capo spedizione rincara la dose, permettendosi un’ironia forse un tantino controproducente. Per comprendere il motivo della mia indignazione basta leggere il seguente brano del suddetto articolo del 19 Maggio:
 
"E’ una zona molto sacra, dove si raccolgono solo i monaci buddhisti per meditare e pregare le loro divinità, ad ognuna delle quali corrisponde una precisa cima dell’anfiteatro. L’estrema sacralità del luogo ha creato infatti qualche difficoltà agli alpinisti. I monaci locali hanno tentato più volte di dissuaderli dall’impresa di violare il monte sacro. Com’è stato risolto il conflitto di interessi? "Semplice: abbiamo scalato la montagna senza dire nulla ai monaci," scherza, ma nemmeno poi tanto il capo spedizione".
 
Mi era sembrato (e continua a sembrarmi) quasi incredibile che ancora oggi qualcuno possa arrogarsi il diritto di calpestare con tanta superficialità le credenze di popoli diversi da noi. "E’ evidente" avevo scritto "che i nostri baldi scalatori hanno considerato le pacifiche suppliche dei monaci come il frutto di superstizioni risibili e non degne di un minimo rispetto".
 
Per confutare le mie amare riflessioni, l’anonimo piccozzatore di Montagna.TV (dietro al quale non è poi tanto difficile riconoscere lo stile di un noto mercante di alpinismo) mi accusa ora di non aver letto un testo, apparso sempre sullo stesso sito web, nel quale il capo spedizione spiega invece che, per rispettare le suppliche dei monaci, lui e i suoi compagni in realtà si sono fermati su una gobba pianeggiante, ai piedi dell’edificio sommitale vero e proprio.
Il problema è che il testo in questione è apparso solo il 27 Maggio, cioè alcuni giorni dopo la pubblicazione della mia lettera. Per leggerlo in tempo avrei dovuto possedere soprannaturali doti di preveggenza.
 
Ciò conduce a tre ipotesi:
 
Prima ipotesi: i quattro alpinisti hanno calcato la vetta, senza tener conto delle richieste dei religiosi. Poi però, dopo aver letto la mia lettera, si sono resi conto dell’errore compiuto e, per salvare la faccia, hanno precipitosamente ripiegato sulla seconda versione, un po’ meno irrispettosa.
 
Seconda ipotesi: i quattro NON hanno raggiunto la vetta e si sono fermati (bravi!) più in basso. Però poi non hanno creduto opportuno rivelare alla stampa non specializzata tale particolare, forse per tema che il successo della loro impresa (alpinisticamente pregevole, non ho difficoltà a riconoscerlo) venisse messo in dubbio, o non riconosciuto in pieno.
 
Terza ipotesi: l’articolista dell’Alto Adige ha virgolettato abusivamente la frase riportata, travisandone il senso, per attribuire agli alpinisti un comportamento goliardico e colonialista che forse gli sembrava più divertente. Per quel poco che so di Danieli, la cosa mi pare scarsamente verosimile. Comunque…
 
Conclusione: in qualche punto della storia qualcuno ha mentito. Dunque spetta a noi, lettori, pretendere delle scuse; respingendo, nel frattempo, ai mittenti i loro maldestri commenti ironici, del tutto fuori posto. Non ho altro da aggiungere".
 
 
A commento di tal prosopopea, ci sentiamo solo di precisare che il rispetto delle tradizioni, della cultura e della religione di tutti è fuori discussione, così come il  rispetto per la verità dei fatti che si commentano, e che auspicabilmente devono essere noti e accertati. Attendiamo quindi pazientemente Unterkircher e i suoi amici per conoscere i dettagli della loro missione, compresi i rapporti con i monaci e le loro tradizioni. Ulteriori commenti su congetture e supposizioni sono francamente poco apprezzabili.
 
Il picozzatore anonimo
Per leggere tutti i botta e risposta sulla questione, clicca qui

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