AlpinismoAlta quota

Mondinelli: quando l'Himalaya è fatto di attesa

Silvio Gnaro Mondinelli
Silvio Gnaro Mondinelli (www.gnaromondinelli.it)

LHASA, Tibet — Avventura, fatica, fiato sospeso. Non è solo questo l’alpinismo himalayano. Le spedizioni sulle cime più alte del mondo sono fatte anche di silenzio, minuziosa gestione delle proprie energie e lunghi momenti di attesa, che a volte mettono alla prova gli alpinisti più di quanto faccia la montagna. E’ quello che sta accadendo sulla Nord dell’Everest, dove la bufera costringe gli alpinisti nelle tende da settimane. Silvio “Gnaro” Mondinelli, in quest’intervista esclusiva da Rongbuck, ci confida i pensieri e le (simpatiche) occupazioni di questi momenti.

Gnaro, ennesimo giorno in tenda…
Sì. Ormai sono due settimane che siamo fermi. Siamo scesi in valle per qualche giorno. Poi siamo risaliti al campo base avanzato sperando di fare una puntata in alto. Invece, la bufera non smette. Anche adesso, fuori c’è un vento che ti porta via. Sembra non voler smettere mai.

Che cosa fate?
Che cosa vuoi fare… dormiamo e poco altro. E’ che dopo tanti giorni ti prende un po’ la testa. Non possiamo dire che stiamo male, sarebbe un’offesa per chi sta male davvero. Comunque, è dura. I libri son già stati letti, giochi non ne abbiamo, le carte le abbiamo lasciate a casa, la musica è sempre quella… immaginatevi voi. Per fortuna qui prendono i cellulari e riusciamo a mandare qualche sms in più. Parlare con l’Italia è importante. Ma costoso, purtroppo… I pc non li abbiamo, li hanno solo le commerciali e ovviamente non possiamo usarli come vogliamo.

Quanti siete lì al campo base?
Siamo noi 4 – io, Michelino, Abele Blanc e Marco Camandona – più i cinque clienti di Kari Kobler che ci ha ospitato nelle sue tende qui a Rongbuck. Per fortuna, perchè al campo avanzato con questo vento ci saremmo solo consumati, per il freddo e per la quota, comunque su sei a 6.200 metri. Invece qui, alla fine, si sta bene. C’è la stufa nella tenda mensa, i sacchi a pelo sono comodi.

Non ci sono altre spedizioni?
Sì, ci sono diverse commerciali, ma sono lontane. Non è come in Nepal, dove il campo base è piccolo, c’è la pasticceria e tutti sono vicini, a momenti litigano per il metro quadro di terreno. Qui l’altopiano è enorme, le tende sono distanti e con alcuni delle altre spedizioni non ci siamo nemmeno mai incontrati.

A che ora vi svegliate?
Ti svegli sempre alle 5 del mattino, quando fuori inizia a far chiaro. Per forza, dopo 12 ore nel sacco a pelo non riesci a dormire fino a tardi. Quello che dà fastidio è che fuori magari c’è il sole, ma c’è un vento terribile e non puoi uscire.

Un’attesa continua…
Bisogna tener duro, ma soprattutto aver la fortuna di provare la cima, perchè se stai qui fino al 25-26 maggio e poi il vento non cala, allora è veramente brutta. Tra l’altro su in alto abbiamo tanto materiale, abbiamo su le telecamere che comunque sono un costo, non possiamo permetterci di perderle così alla leggera. E poi i pensieri si moltiplicano.

Non è un’occasione per riposare?
Finchè aspetti 3 o quattro giorni, ti riposi, ti ricarichi, e persino ti diverti. Ma quando i giorni d’attesa diventano 15, allora è dura, anche perchè se riesci un giorno a fare un giretto è per una o due ore, non di più. E poi sei di nuovo in tenda. Io per fortuna me la cavo con qualche chiacchierata, perchè conosco un po’ di gente e un po’ di sherpa. Ma per altri è un vero supplizio.

Davvero ogni tanto pensate di non fare più gli alpinisti?
Be, viene voglia di fare altri sport in questi momenti. Ma poi, se salta fuori la cima, dimentichi tutto. Questo è un po’ l’himalaysmo: saper gestire le forze per salire senza ossigeno, ma anche saper gestire l’attesa. Forse dovremmo ricordarci di questi momenti quando torniamo a casa, ma se vai in cima la soddisfazione e la carica che prendi ti lasciano solo la voglia di riprovarli di nuovo. Ma quest’anno è veramente dura, anche gli sherpa sono stanchi. La noia è brutta, ti fa diventar nervoso… ma noi siamo fortunati, siamo fra amici.

Che cosa fanno gli altri?
Abele per esempio fa il cuoco. Abbiamo deciso che quando torna a casa deve cambiar mestiere. Oggi ha preparato una carbonara da fine del mondo: tutti quelli della commerciale gli si sono stesi ai piedi… Lo ripeto, è davvero una fortuna Kobler ci ha ospitato qui. Queste cose ti fanno star bene, invece all’avanzato sembrava ci fosse il coprifuoco, nessuno usciva dalle tende.

Adesso c’è nessuno in alto?
Quasi nessuno. Sentivo alla radio alcuni degli sherpa delle commerciali che provavano a salire a campo 2 per portare su le bombole. E’ impressionante, e forse scandaloso, ma abbiamo visto sherpa portare a settemila metri 8 bombole di ossigeno alla volta.

E voi cosa farete?
Fino a lunedì 17 stiamo qui. Poi saliamo al campo base avanzato e vediamo come gira, dovrebbe finalmente calare il vento nei giorni successivi. E’ indispensabile se vuoi salire senza ossigeno. Poco fa mi ha chiamato anche Gerlinde Kaltenbrunner, che voleva tentare l’Hornbein, nemmeno lei sa bene cosa fare. Vedremo fra qualche giorno. Intanto, teniamo duro, speriamo che la cima ci ripaghi anche stavolta!

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