Alpinismo

Americani da Piolet d’Or aprono due vie in Pakistan

Dane Steadman, Cody Winckler e Blake Berghoff hanno realizzato la prima salita di due vie in una regione del Karakorum che è stata a lungo chiusa agli alpinisti

Missione compiuta per Dane Steadman, Cody Winckler e Blake Berghoff: i tre alpinisti americani, i primi due freschi vincitori di Piolet d’Or per l’ascensione sullo Yashkuk Sar realizzata lo scorso anno, hanno avuto successo nell’apertura di due nuove vie in Pakistan. Inizialmente puntavano al Dansam Peak, conosciuto anche come K13, poiché avevano ottenuto il permesso per un’area del Karakorum che è stata chiusa agli alpinisti per molti anni. “Ho visto una foto del Dansam per la prima volta nel 2021, e sono stato istantaneamente colpito dall’incredibile pilastro Nord. Allora sembrava un sogno lontano, ma è diventato la mia bussola, e mi ha aiutato a guidare la direzione della mia attività alpinistica negli anni successivi” ha scritto Steadman.

Una volta arrivati sul posto, si sono resi conto che il granito che in foto sembrava solido era in realtà piuttosto instabile. “Il pilastro centrale, l’unica linea chiaramente al sicuro dai seracchi, sembrava terribile. Alla base si erano accumulate enormi quantità di detrito fresco, e la parete mancava di debolezze naturali. La discesa sembrava quasi impossibile, e scendere dall’altro versante era del tutto illegale, per cui abbiamo dovuto rinunciare”.

Saper rinunciare

Gli alpinisti hanno cominciato a risalire la valle, e dopo poco si è riaccesa la speranza. “Una linea correva sul versante destro del pilastro di quasi 2000 metri, quasi continua fino alla cima del Dansam. La scalata sarebbe stata fattibile, ma in quanto alla sicurezza? La complessa architettura della parete rendeva difficile capire se la linea di ghiaccio fosse o meno minacciata dai seracchi alla sua destra. Abbiamo osservato la parete per due giorni, cercando di capirne i comportamenti. All’inizio sembrava facile, poi sono arrivate le prime valanghe, che terminavano alla base della nostra via. Sembrava ancora gestibile, ma ne valeva la pena? Mentre aspettavamo, ho passato in rassegna i miei valori alpinistici. Perché ero qui? Per scalare la montagna dei miei sogni? Per essere il primo in cima a una cima del tipo ‘ultimo grande problema’, anche se la linea non era particolarmente difficile, e sarebbe stata una grande scommessa? O per avere un’esperienza particolare, testare le mie abilità in una parete selvaggia, difficile, senza la costante paura di essere ucciso dal caso della montagna? Le ore passavano, e il mio sogno scivolava via. Non valeva la pena morire per questa montagna, non importa per quanto tempo l’avessi tenuta su un piedistallo mentale, né quanto significativa sarebbe stata la salita. Sono venuto su queste montagne per mettere alla prova le mie abilità e la mia forza, non la mia fortuna”, ha scritto ancora Steadman.

Due nuove vie su vette senza nome

A decisione presa, i tre americani sono scesi al campo base e hanno cercato un nuovo obiettivo. E l’hanno trovato: prima hanno aperto una via su una guglia di granito in una valle laterale del ghiacciaio Ming Ling. Dopo 500 metri di dislivello su terreno misto (M6 AI4 A2+),  hanno raggiunto la vetta a 6082 metri. Si sono poi diretti a Nord Est del Dansam, per aprire una via su una cima senza nome di 6300 metri. Un lungo traverso su cenge ghiacciate, tiri di ghiaccio e di misto, e una cresta sommitale molto affilata, per un totale di 1450 metri con difficoltà fino a M7 AI4+ C1).

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