Storia dell'alpinismo

Operazione K2

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Nel 1909 in Karakorum prese il via la formidabile macchina organizzativa del duca degli Abruzzi. Come era sua abitudine, il duca aveva pianificato anche questa spedizione con minuzioso scrupolo. Al di là degli obiettivi esplorativi e scientifici che certamente interessavano al duca, il viaggio in Karakorum doveva essere anche una grande impresa alpinistica: conquistare il K2.

Oltre al duca facevano parte della squadra il fotografo Vittorio Sella, il geografo Filippo De Filippi, il tenente di vascello Federico Negrotto, l’aiutante fotografo Erminio Botta e le guide valdostane Joseph e Laurent Petigax, Albert Savoye, Ernest Bareux, Alexis, Henry e Emile Brocherel, che furono abituali accompagnatrici del duca al Sant’Elia, nell’Artico e al Ruwenzori.

Il 26 marzo 1909 gli esploratori salparono da Marsiglia diretti a Bombay. Dopo quindici giorni di tranquilla navigazione la nave Oceano gettò l’ancora nel porto indiano.

La nave verrà sostituita dai più disparati mezzi di trasporto: il treno, le ekka, carrozze locali, le canoe. Ma dal villaggio di Gunderbal in poi furono i coolie, i portatori balti, a trascinare su per le creste il materiale dell’equipaggiamento.

Dopo un mese di cammino attraverso le valli del Karakorum, la carovana avvistò finalmente il ghiacciaio Baltoro. Per il duca e i suoi uomini iniziava la straordinaria avventura della scoperta di un mondo inaudito.

Il 24 maggio gli uomini raggiunsero il ghiacciaio Concordia. Improvvisamente all’orizzonte si profilò il K2. "Le sue forme sono perfette, equilibrate idealmente proporzionate, il disegno architettonico solidissimo, confacente alla maestosità del monte…, tremenda la ripidezza delle pareti, delle creste e dei ghiacciai" scrive Filippo De Filippi in "La spedizione nel Karakorum e nell’Himalaia occidentale", la relazione ufficiale della spedizione.

Il duca partì il 30 maggio con tre guide, quattro portatori e alcuni coolie per il primo tentativo al K2. Dopo quattro giorni il tentativo fallì. "Si dovettero persuadere – spiega De Filippi – che era inutile proseguire più oltre, non perché avessero incontrato ostacoli più gravi e insormontabili dinnanzi a loro, ma perché non si poteva sperare di condurre a termine un’ascensione così lunga e formidabile, quando fin dai primi passi si incontravano tali difficoltà da rendere malagevole la salita anche a guide scariche, e addirittura impossibile il trasportare in alto le cose indispensabili per non morire di freddo e di stenti."

Nonostante l’insuccesso il duca continuò a scalare le vicine cime, battezzando tutto ciò che incontrava per la strada, misurando e tracciando lentamente la cartografia delle vette. Alle 5,15 del pomeriggio del 7 giugno il duca e le sue guide conquistarono la Sella Savoia, 6666 metri, alla base della cresta nord-ovest del K2. Il 24 giugno dal Windy Gap, 6233 metri, raggiunsero i 6600 metri sullo Staircase, un colosso di 7339 metri. Davanti la via era interrotta da un crepaccio che sbarrava loro la strada.

Il duca non si diede per vinto e decise per un nuovo attacco, questa volta al Bride Peak, 7654 metri. Gli uomini avanzavano tra i seracchi sotto l’imperversare del vento e della neve. Il 18 luglio il duca fece il punto della situazione. Erano a 7493 metri di altezza: alla vetta mancavano ancora 160 metri circa. Il maltempo non accennava a diminuire. Anche questa volta il duca dovette arrendersi, ma un nuovo primato era stato assicurato, superando di 213 metri il record di alezza dell’epoca.

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Un commento

  1. Peccato nessuno a lasciare un commento a questo pur breve articolo. Ho letto le affascinanti relazioni di De Filippi. Altri tempi pensando i quali, sognare.

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