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Una settimana a cavallo dei 4000

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In queste giornate di pioggia consistente ritornano spesso alla mente i ricordi dell’estate da poco passata. Se poi le vacanze sono state spese sul massiccio del Monte Rosa a cavallo dei 4000 metri di quota il ricordo si fa sempre più sentire. Infatti durante la settimana di ferragosto io, Claudia, Mattia, Sara, Luca, Marco e Don Mauro abbiamo trascorso 5 giorni sul massiccio del Monte Rosa per salire le vette del Castore e raggiungere la Capanna Margherita alla Punta Gnifetti.

La nostra avventura è iniziata il 10 agosto alle 4 di mattina quando siamo saliti in macchina con destinazione Gressoney La Trinité. La meta del primo giorno è il rifugio Quintino Sella, da cui si prevede la salita al Castore per il giorno successivo. Il terzo giorno l’intenzione è di arrivare al rifugio Mantova passando dal Naso del Lyskamm. Il quarto giorno prevediamo di salire alla  Piramide Vincent e l’ultimo giorno dovremmo raggiungere la Capanna Margherita.

Il programma un po’ ambizioso ed il meteo ci hanno un po’ scombussolato i piani e abbiamo dovuto rinunciare alla traversata dal Naso ed alla salita alla Vincent. Abbiamo dunque deciso di dedicare il penultimo giorno alla vetta più attesa, la punta Gninfetti, dove è situato il Rifugio Capanna Margherita, per poi goderci un meritato riposo il giorno dopo, facendo ritorno alle nostre case.

Una volta raggiunto il rifugio Sella ci informiamo delle previsioni meteo che appaiono buone e iniziamo a preparare tutta l’attrezzatura che ci servirà per scalare il nostro primo quattromila. La mattina seguente la sveglia suona prima delle quattro e, una volta finiti i preparativi di rito, ci incamminiamo verso la meta in compagnia di molti altri alpinisti.

La giornata appare un po’ nuvolosa, ma una volta raggiunto il Colle Felix il cielo si apre in tutto il suo splendore mentre le nuvole restano sotto i nostri piedi e, percorrendo le affilate creste che portano al Castore, abbiamo la sensazione di volare.

Raggiunta la cima e stretta la mano dei compagni di avventura ritorniamo al rifugio dove brindiamo alla riuscita della scalata e alla gioia del primo quattromila.

Nel corso del pomeriggio le condizioni meteo peggiorano; pioggia, nebbia e anche neve cadono all’esterno del rifugio e le notizie meteo, che puntualmente arrivano dall’amico Matteo, non lasciano molte speranze. La traversata dal Naso del Lyskamm è meglio non farla; decidiamo così di ridiscendere a Gressoney e di risalire al rifugio Mantova dall’altro versante della valle.

Dopo sei ore di cammino tra nebbia e pioggerella raggiungiamo il rifugio Mantova. La stanchezza si fa sentire anche a causa del peso non indifferente dei nostri zaini, ma le notizie meteo arrivate da Matteo consigliano di anticipare alla giornata successiva la salita alla Capanna Margherita.

La sveglia suona così ancora una volta prima delle quattro, ma il tempo fuori non sembra molto buono. Dopo un breve consiglio tra i componenti del gruppo decidiamo di partire comunque riponendo la nostra fiducia nelle previsioni date da Matteo e nel vento che sembra iniziare a soffiare.

La scelta di partire si rivela esatta; infatti man mano che prendiamo quota il cielo si schiarisce ed il vento inizia a soffiare impetuoso sollevando nubi di neve. Arrivati al colle che conduce all’ultima rampa di salita il vento ci mette più volte in difficoltà, ma la determinazione e la voglia di raggiungere l’obiettivo ci spingono a non mollare.

I cristalli di neve sollevati dal vento ci colpiscono come proiettili e, nelle poche zone non coperte del corpo, sembrano trafiggerci. Il Sole splende nel cielo, ma la temperatura è bassissima e i miei piedi iniziano a congelare e a perdere sensibilità…Ma chi ce lo ha fatto fare di salire fin quassù per soffrire e faticare in questo modo??

La risposta a questa domanda arriva poco dopo quando raggiungiamo la vetta della Punta Gnifetti con il rifugio più alto d’Europa. L’abbraccio tra i componenti del gruppo si bagna con qualche lacrima di gioia e l’immensità e lo splendore del panorama che ci si apre davanti ci lascia senza respiro.

Qui, a 4.559 metri di altezza, ci riposiamo un momento e celebriamo l’Eucarestia per dire grazie di tanta immensità e gioia. Il tempo corre veloce ed è già tempo di ritornare al rifugio Mantova da dove domani ripartiremo per ritornare nella nostra Valbrembana con nel cuore un’esperienza magnifica caratterizzata certamente dalla fatica della salita e dal disagio della quota, ma soprattutto dalla soddisfazione, dalla gioia, dalla bellezza che ti riempie il cuore così tanto da ripagare con abbondanza tutta la fatica compiuta. Abbondanza traboccante al punto che, una volta scesi a valle subito il desiderio di tornare lassù bagna di nuovo gli occhi, come quando eravamo in cima.

                               

                        

             

                                                             

                       

Marco Caccia

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