News

Gran Sasso, il triste abbandono del Sentiero del Centenario

Cavi e scalette rovinati, segnavia cancellati dal tempo. Basterebbe poco per ripristinare uno dei più bei percorsi dell’Appennino, ma nessuno lo fa. Il CAI e le guide protestano, ma la Regione Abruzzo e il Parco tacciono

Nel settore orientale del Gran Sasso corre (ma forse si deve dire correva) uno degli itinerari più belli di tutte le montagne italiane. Il Sentiero del Centenario, realizzato con intelligenza e passione dalla Sezione dell’Aquila del CAI, percorre il crinale del massiccio a est del Corno Grande. 

Dal Vado di Corno, scavalca il Monte Brancastello, le Torri di Casanova e i Monti Infornace, Prena e Camicia, per poi scendere a Fonte Vetica. E’ un crinale in buona parte roccioso, che si affaccia a destra (sud) sull’altopiano di Campo Imperatore. E che dall’altra parte sorveglia dall’alto Isola del Gran Sasso e Castelli.

La Sezione dell’Aquila del CAI è nata nel 1874, e quando (1974) ha festeggiato il secolo di vita ha fatto due regali agli appassionati. Il primo è stato un volume illustrato, Omaggio al Gran Sasso, con testi dedicati all’alpinismo e interventi di botanica, storia, antropologia e geologia. 

Il secondo regalo è stato il Sentiero del Centenario. Un percorso di una quindicina di chilometri in linea d’aria (sul terreno sono molti di più), che alterna tratti elementari altri con alpinistici, dove si arrampica su roccia spesso friabile, e si devono tagliare con piede sicuro dei ripidi pendii di sfasciumi. 

Nel 1974, il CAI non aveva introdotto i gradi di difficoltà per i sentieri (T, E, EE, EEA…), ma non c’erano dubbi sul fatto che il Centenario fosse all’estremità superiore della scala, tra l’odierno EE e il primo grado, cioè F, della scala per gli itinerari alpinistici. 

In più punti, sul Sentiero, sono stati piazzati cavi metallici e scalette. Gli interventi, però, sono stati realizzati con lo stile “francescano” dei percorsi attrezzati del Gran Sasso del tempo. Nel 1966, il sentiero alpinistico per il bivacco Bafile era stato attrezzato con una scaletta, pochi metri di cavo e due traballanti mancorrenti.

Sul Centenario, otto anni dopo, sono state piazzate due scalette sulle Torri di Casanova, e poche decine di metri di cavi più avanti. Niente a che fare, per capirci, con molti sentieri attrezzati di oggi, spesso ferrati dal primo all’ultimo metro. 

Negli anni, migliaia di escursionisti e alpinisti hanno percorso il Centenario, in autonomia o affidandosi alle gite del CAI o alle guide alpine dell’Abruzzo. Qualcuno, dagli anni Ottanta fino a Hervé Barmasse nel 2025, lo ha affrontato d’inverno. Tutti sono tornati a casa arricchiti, da un percorso duro, faticoso, meraviglioso. “Il Centenario è un sentiero iconico” spiega Ugo Marinucci, presidente della Sezione dell’Aquila del CAI. 

Negli anni, com’era logico aspettarsi, le poche attrezzature del Centenario si sono arrugginite e rovinate. Molti segnavia (giallo-rossi e rossi) sono diventati invisibili, qualche cavo si è sganciato, pendolando nel vuoto. Per anni l’ultima scaletta delle Torri di Casanova è rimasta agganciata a un solo ancoraggio, la cui rottura sarebbe costata cara all’escursionista impegnato nel passaggio. 

Forse, e lo diciamo con tutto l’affetto del mondo, il CAI dell’Aquila avrebbe dovuto impegnarsi già da tempo nel ripristino e nella rimessa in sicurezza del sentiero. Sarebbe dovuto intervenire anche il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che tutela la zona da trent’anni.

“Nel 1997 l’Ente Parco ha stanziato 75 milioni di lire per i lavori di rifacimento delle ferrate Danesi, Ventricini, del Bafile e Ricci, mentre sono rimaste inspiegabilmente esclusi il Centenario e la Brizio (oggi dei Ginepri). Il lavoro è stato fatto in modo abbastanza grossolano, tant’è che nel 2007 si è pensato a una nuova sostituzione” spiega Pasquale Iannetti, guida alpina di Teramo (oggi vive a Pietracamela), in un dettagliato promemoria. 

La svolta arriva nel 2007, quando la Regione Abruzzo stanzia 2,5 milioni di euro per “sistemare e valorizzare la rete sentieristica del Parco”. Il progetto viene gestito dal Parco e dal CAI Abruzzo, parte dei fondi servono per interventi sui rifugi Franchetti, Duca degli Abruzzi, Sebastiani (nel massiccio del Velino) e Fioretti. 

Ben 451.170,82 euro vengono spesi per rifare le ferrate Ventricini, Danesi, Ricci, bivacco Bafile e Brizio (oggi dei Ginepri), e per attrezzare con un cavo d’acciaio un tratto esposto della frequentata via normale che sale dal rifugio Franchetti al Corno Grande. 

I lavori, compiuti nel 2016 e collaudati un anno dopo, hanno successo. Il numero degli escursionisti che percorrono le ferrate aumenta in modo esponenziale, e cresce anche il lavoro per le guide alpine. Manca l’ultimo passo, che però non viene mai compiuto. 

“Nei fondi per le ferrate, 88.728,06 euro erano dedicati al Sentiero del Centenario, ma i lavori per quest’ultimo non sono mai stati eseguiti” sottolinea la guida Pasquale Iannetti. Dopo gli altri lavori, vengono riattrezzate le Torri di Casanova, eliminando la scaletta pericolosa e traballante. L’uso eccessivo di cavi, installati anche nei tratti elementari, fa protestare molti escursionisti attenti all’ambiente. 

Poi, per anni, non succede più nulla. Alla fine del 2023, però, dopo gli esposti di alcuni escursionisti, una parte dei Comuni nel cui territorio passa il Sentiero emette provvedimenti di chiusura, per evitare responsabilità in caso di incidenti. 

Nella primavera del 2024, l’amministrazione dell’Aquila organizza degli incontri cui partecipano il CAI, la Regione Abruzzo, il Parco e gli altri Comuni. Ne promuovono altri i consiglieri regionali Pierpaolo Pietrucci e Carla Mannetti. Il Comune dell’Aquila ritira il divieto perché i tratti ammalorati non riguardano il suo territorio, ma Castelvecchio Calvisio e Carapelle Calvisio – due piccolissimi centri lontani dalle vette del Gran Sasso – mantengono i loro. Ufficialmente, oggi, il Sentiero del Centenario è chiuso. 

“Già nella primavera del 2024, la Sezione ha spiegato di essere amareggiata per la chiusura del Centenario, che è uno dei percorsi più belli del Gran Sasso”, spiega Ugo Marinucci. 

“Un preventivo della guida Agostino Cittadini indicava in poche migliaia di euro la somma necessaria per eliminare i vecchi cavi, e in una cifra poco superiore quella per riattrezzate gli stessi tratti. Su richiesta della Regione Abruzzo, abbiamo preparato un progetto per sistemare il Centenario e i percorsi che lo raggiungono. Non ci hanno risposto”, prosegue Marinucci.  

Sul Centenario, però, non è calato il silenzio. Nell’estate 2024, e in quella in corso, continuano a percorrerlo gruppi di escursionisti esperti, che passano in arrampicata accanto ai cavi insicuri, o riattrezzano i passaggi con le loro corde. 

Né i Carabinieri Forestali, né i vigili dei due Comuni interessati, salgono a denunciare i contravventori come previsto dalle ordinanze vigenti. Nessun verbale è partito da Carapelle e Castelvecchio per Valtournenche, dove risiede Hervé Barmasse che ha percorso il Centenario d’inverno mesi fa e lo ha ampiamente raccontato. 

Gli unici a non poter passare (almeno ufficialmente) da lì sono le guide alpine e i direttori di gita del CAI, e questo non aumenta la sicurezza. Pasquale Iannetti continua a intervenire sui social e a spedire promemoria, ma nessuno gli risponde. Tace la Regione, tace clamorosamente il Parco, che secondo voci non confermate vorrebbe “disfarsi” di ferrate e sentieri affidandoli al CAI. 

Tra cinque mesi, nel 2026, L’Aquila diventerà Capitale Italiana della Cultura. Un titolo prestigioso e meritato, e che sottolinea il rapporto della città e della sua storia con le vette, gli altopiani e i percorsi del Gran Sasso. La chiusura del Sentiero del Centenario anche l’anno prossimo sarebbe uno sfregio per L’Aquila, il Gran Sasso e l’Abruzzo. Cambierà qualcosa? Il tempo per intervenire c’è ancora.  

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close