Curiosità

Arcane magie di solstizio d’estate

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Il solstizio d’estate cade nella magica notte di San Giovanni Battista. La notte più breve dell’anno, quella preferite dalle streghe, dalle creature demoniache, dagli spiriti del male per ritrovarsi tra i boschi e le radure dell’Appennino. La notte in cui le forze del bene e del male si incontrano e scontrano, spargendo i loro incantesimi tutt’intorno su erbe, frutti, fiori e animali che sin dall’antichità vengono utilizzati per preparati e liquori dalle virtù incredibili.

Non andate da soli per boschi la notte tra il 23 e il 24 giugno. Potreste assistere all’esplosione dei poteri demoniaci delle streghe. Incontrare lo "sprevengolo", folletto dispettoso dal cappello rosso e dalle scarpe fatte a guscio di noce che perseguita soprattutto i golosi e i mangioni. Essere investiti dagli influssi maligni di spiriti e creature della notte, che tutti gli anni si danno convegno sotto gli alberi di noce.

Tutto iniziò sotto un antichissimo albero di noce che cresce nelle campagne del beneventano. Un albero stregato, che come molti suoi simili, nella notte di San Giovanni diventa da secoli il centro di un arcano girotondo di forze del male.

Gli influssi maligni di questi raduni di magia nera, vengono annullati solo grazie alla benevola intercessione di San Giovanni, di cui si ricorda, proprio in quelle ore, la veglia della nascita.

La baruffa tra magia nera e poteri spirituali che incarna l’eterna lotta tra bene e male è una storia che accade da secoli, ripetendosi sempre nello stesso modo. E che da secoli lascia tutt’intorno le tracce incantate della lotta che si è consumata.

Prima che la rugiada del nuovo giorno si posi sulla natura, i frutti degli alberi stregati, le erbe, le piante che crescono nei boschi, gli animali che li abitano conservano gli influssi magici della notte del solstizio. E se utilizzati per fare liquori, infusi, tisane, o altri preparati, si otterranno prodotti con virtù propiziatorie, terapeutiche, rigeneranti e benefiche di rara efficacia.

Le noci, ancora verdi, degli alberi selvatici venivano raccolte prima che sorgesse il sole del 24 giugno e utilizzate per preparare il liquore al nocino o il vino “nociato” e “nocellato”.

Nelle campagne, le erbe e i fiori selvatici venivano usati per preparare, proprio quella notte, l’acqua “magica” (o olio) di San Giovanni, un balsamo capace di far crescere i capelli, favorire la fecondità, curare la pelle, allontanare le malattie e in generale purificare tutto ciò che con essa veniva lavato Strane misticanze di piantine, foglie ed arbusti servivano anche per preparare elisir o liquori, come il celebre "Strega" (nato proprio a Benevento), a base di zafferano e radici di angelica o l’amaro "Centerbe" dei monaci abruzzesi. Oppure, le erbe facevano da oracolo dalle giovani in età da marito, che sapevano leggervi il futuro e soprattutto la possibilità di sposarsi entro l’anno.

Le lumache erano ritenute il cibo tradizionale dei giorni di San Giovanni. Questi piccoli e striscianti animali del bosco, boccone prelibato per palati fini, erano capaci di trattenere gli incantesimi della notte e di conservarli anche dopo la cottura.

Ma l’attenzione è d’obbligo. Assieme alle virtù benefiche da carpire, tra prati e boschi restano anche tracce malefiche da evitare. Per questo è tradizione l’accensione di falò nei poderi, per favorire la raccolta delle messi, e l’impiego dell’aglio.

 

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