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Gli impianti da sci abbandonati uccidono. Due orsi annegati a Scanno

Due giovani maschi sono stati ritrovati annegati nel bacino per l’innevamento artificiale di Colle Rotondo, in uno dei 265 (o più) comprensori sciistici dismessi d’Italia. L’orso marsicano rischia di nuovo l’estinzione

Da qualche tempo, di fronte alle notizie che arrivano dal Trentino, la situazione dell’orso marsicano è stata spesso considerata positiva. Dopo le uccisioni nel 2023 di Juan Carrito e di sua madre Amarena (il primo investito da un’auto, la seconda ammazzata a fucilate), le tragedie che mettono in dubbio la sopravvivenza di questo meraviglioso animale sembravano finalmente finite. Invece no. 

Due settimane fa, un orso morto è stato ritrovato accanto al valico di Forca Caruso, tra il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Sirente-Velino. La mattina di mercoledì 7 maggio, i corpi senza vita di altri due plantigradi sono stati scoperti all’interno dell’invaso per l’innevamento artificiale di Colle Rotondo, nella zona sciistica di Scanno, poco fuori dal territorio del Parco.

Guardiaparco e tecnici del Parco sono immediatamente intervenuti sul posto per effettuare i primi rilievi. Gli orsi recuperati sono due maschi dello scorso anno. Sono in corso ulteriori verifiche nell’invaso. I corpi degli animali saranno trasferiti presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti necroscopici e tossicologici necessari a chiarire le cause del decesso, e se la morte è dipesa solo dall’annegamento” recita il comunicato dell’Ente Parco.

Il bacino per l’innevamento artificiale di Scanno era stato messo in sicurezza nel 2021 dall’Associazione Salviamo l’Orso, con l’installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde, che i teli di plastica rendono scivolose e pericolose. Altri interventi del genere sono stati realizzati direttamente dal Parco. La vasca della Serralunga, presso Villavallelonga, dove tra il 2013 e il 2018 erano annegati cinque orsi (un decimo della popolazione totale!) è stata messa in sicurezza dai proprietari. 
Da qualche anno, però, le seggiovie di Scanno sono ferme e sono entrate nel lungo elenco (265 secondo Legambiente, ma ce n’è qualcuno di più) degli impianti abbandonati delle Alpi e dell’Appennino. Fino a oggi, queste strutture sono state considerate soprattutto come un danno al paesaggio. La tragedia di Colle Rotondo fa capire che possono costare la vita alla fauna protetta, e anche agli esseri umani. 

La burocrazia ha rallentato la messa in sicurezza dell’invaso

Secondo il comunicato dell’Ente, le griglie piazzate da Salviamo l’Orso “sono state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme al Parco e al Comune di Scanno, responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a tutela della pubblica incolumità”.
Invece la burocrazia ha vinto, i lavori non sono iniziati in tempo, il bacino è rimasto un potenziale killer. E ieri l’abbondanza d’acqua causata dal disgelo, insieme alla mancanza di una recinzione adeguata, è costata la vita a due giovani esemplari dell’animale più raro e prezioso del nostro Paese.  

Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa perdita. Non si tratta di dispiacere ma di un dolore profondo che scatena mille domande”, prosegue il comunicato dell’Ente Parco. “L’evento nefasto ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando in un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni” dice ancora il testo. 

Secondo Giovanni Cannata, presidente del Parco, “avere la responsabilità significa anche poter agire senza se e senza ma per la conservazione degli habitat e della fauna, in un quadro coordinato con il Ministero dell’Ambiente, le Regioni, le altre aree protette e i Comuni. L’orso bruno marsicano è a rischio d’estinzione, tutelarlo dovrebbe essere una priorità per ogni istituzione coinvolta. A oggi, purtroppo, questo non è così scontato”.

La Regione Abruzzo, da tempo, spinge per realizzare nuovi impianti di risalita, soprattutto tra la Maiella, l’Altopiano delle Rocche e il Gran Sasso. E’ una posizione legittima, ma che deve essere valutata caso per caso dal punto di vista della compatibilità ambientale.
Non ha senso investire milioni di euro in nuovi impianti, però, senza avere prima speso quanto serve – e si tratta di cifre molto più basse – per mettere in sicurezza gli impianti abbandonati, che sono delle bombe ecologiche nel cuore delle nostre montagne, potenzialmente letali per gli orsi, per altre specie e per l’uomo. 

Settant’anni fa Ignazio Silone, un grande scrittore abruzzese, parlava di Pescasseroli e dintorni come “le valli dei superstiti orsi”. Se l’Italia, l’Abruzzo, le Regioni vicine e i Comuni non cambiano il loro modo di operare, tra un po’ di superstiti non ce ne saranno più. 

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