Twight, Confessioni di un serial climber
Dal Monte Bianco all’Himalaya, dal Canada al Pamir, l’alpinismo estremo è stata la risposta di Mark Twight alla "stupidità e alla mediocrità" e, nello stesso tempo, perfino un modo per sfuggire al suicidio. Questa la storia di uno dei principali alpinisti americani, che racconta se stesso e la sua passione con profonda introspezione.
Questo è un libro anomalo, che agli elementi autobiografici alterna la trama di un intrigo. Una storia diversa da quelle del genere, che per i suoi toni talvolta irriverenti, ha diviso la letteratura di montagna americana, dissacrando convenzioni, racconti e luoghi comuni.
Certo una versione della vita dell’alpinista e della montagna che non stupisce se si pensa al suo autore. Mark Twight è stato il primo a percorrere la Via dei cechi sul picco Ismail Samani (la terza vetta più alta del Pamir, in Tagikistan) in solitaria e il più veloce a salire, sempre da solo, Slipstream una cascata ghiacciata alta 900 metri nelle Canadian Rockies.
Ha compiuto molte imprese "impossibili", tra cui la prima salita di Deprivation sul Mount Hunter in Alaska e alcune scalate estremamente difficili nel gruppo del Monte Bianco.
Una personalità imponente la sua: arrogante, estremista, cinico. Il libro non tralascia le sue ossessioni, le sue manie, che si scoprono nei racconti delle sue avventure più folli.
Addirittura troverete i testi di canzoni punk che Twight ascolta durante le proprie scalate, che nessun evento è in grado di fermare. Non le valanghe, nè la morte di amici.
Un thriller impenitente, che ha scandalizzato e fatto riflettere dentro e fuori le montagne. E nonostante lo scandalo è riuscito a convincere le giurie del Mountain Book Festival di Banff nel 2001 (che lo ha premiato) e quella del Premio Itas 2005 del libro di montagna.
Titolo: Confessioni di un serial climber Autore: Mark Twight Casa editrice: Versante sud Pp. 240 + XVI tavole fuori testo Prezzo: 17 euro |
Valentina d’Angella