Storia dell'alpinismo

Le prime scarpette d’arrampicata

alpinismo

Siamo alla fine degli anni Sessanta, primi anni Settanta. E’ periodo di boom dell’arrampicata, del mito della Yosemite Valley, dell’abbandono di scarponi e pantaloni alla zuava in favore delle braghe di tela e soprattutto delle scarpette d’arrampicata. Le mitiche "EB" fanno la loro comparsa sulle pareti europee, rivoluzionando la tecnica di salita e la scala delle difficoltà. 

Il modello americano, o per meglio dire "yosemitico" era più edonistico e – almeno apparentemente – meno severo di quello inglese, che invece imponeva un’etica severissima in quanto a protezioni e comportava una componente di rischio elevatissima. Per questo ebbe molto più successo.

L’America finì così per diventare una moda anche nell’alpinismo, sebbene pochissimi europei avessero davvero conosciuto la mitica “Valley”. Tra i fortunati, Giorgio Bertone e Lorenzino Cosson, Alessandro Gogna, Franco Perlotto, Peter Habeler e pochi altri.

Il mito invase la massa degli alpinisti medi, che abbandonarono repentinamente pantaloni alla zuava e gli scarponi per le più comode braghe di tela e per le storiche “EB”, le prime scarpette di arrampicata, in uso in Europa nei primi anni ‘70.

Dette anche “varappe” o “pedule”, le scarpette rivoluzionarono la tecnica d’arrampicata utilizzata fino ad allora, introducendo il concetto di "aderenza" e permisero di ampliare la frontiera delle difficoltà su roccia.

Antenate delle scarpette odierne, le suole delle EB erano ispirate ai pneumatici da Formula 1. Potevano storcersi nelle fessure, permettevano di appoggiare in aderenza tutto l’avampiede invece che limitarsi a puntare lo scarpone sui minimi appigli.

Lo scalatore poteva così scaricare il peso, cambiando il baricentro. E divenne possibile affrontare e superare passaggi su muri lisci o strapiombi, prima del tutto impensabili. 

In Italia le nuove tendenze furono raccolte innanzitutto in due località, che divennero ben presto dei luoghi di culto: la Valle dell’Orco e la Val di Mello.

Ma erano state anticipate, da alcuni “cani sciolti” di eccezionale capacità ed intuito, anzitutto l’altoatesino Reinhold Messner e il triestino Enzo Cozzolino, precursori dell’arrampicata libera che sfondarono la scala di difficoltà verso il settimo grado. Ma di loro parleremo nella prossima puntata.

Ermanno Filippi  

Testo di Ermanno Filippi – Istruttore di Alpinismo CAI. Tratto da "Brevi cenni di storia dell’Alpinismo", dispensa della Scuola di Alpinismo del CAI Bolzano, integrato da Sara Sottocornola.

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