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Morto a 93 anni l’eroe dell’Eiger

9 gennaio 2006 – L’alpinista austriaco Heinrich Harrer è morto ieri all’età di 93 anni. Primo salitore della parete nord dell’Eiger nel 1938, la sua vita è stata ritratta nel suo libro e nel film "Sette anni in Tibet".

Harrer (nella foto d’epoca a fianco) è stato ricoverato in ospedale tre giorni fa a Friesach nel sud dell’Austria. Non vi sono però dettagli sulla causa della morte.

Gli anni ’30 erano quelli dei cosiddetti "problemi delle Alpi". Gli anni dell’alpinismo eroico e delle conquiste delle pareti più difficili.  La nord del Cervino, vinta nel 1931, la nord della cima ovest di Lavaredo (1935), la nord-est del Pizzo Badile (1937).

Nel 1938 rimanevano altre due pareti terribili. La punta Walker, nella maestosa e fredda parete Nord delle Grandes Jorasses, e la nord dell’Eiger. E saranno Harrer e Riccardo Cassin a dividersi le imprese.

Dopo tanti drammatici insuccessi e vittime infatti, la cordata dell’austriaco e di Fritz Kasparek, unitasi nella salita ai tedeschi Anderl Heckmair e Ludwing Vörg, vince la "nord dell’Orco", l’Eiger appunto, dopo un’arrampicata al limite dell’impossibile.

Nel 1939 Harrer parte per una spedizione al Nanga Parbat, in Himalaya, ma viene fatto prigioniero dalle autorità britanniche e detenuto nel nord dell’India. Riesce a fuggire nel 1944 e si rifugia in Tibet dove stringe una stretta amicizia col Dalai Lama restando nella capitale tibetana di Lhasa fino al 1951, prima che la Cina annettesse il paese.

Nel 1997 il regista francese Jean-Jacques Annaud fece di quei sette anni un film avvincente e un best seller internazionale.

In seguito a notizie di stampa, Harrer ammise negli ultimi anni di essere stato un membro del partito nazista e delle SS, il braccio operativo del Fhurer.

Massimiliano Meroni

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