L’Associazione Montagna Italia nasce nel 1996 con lo scopo di promuovere il territorio montano e le sue espressioni, con l’intento di sostenere il turismo, la cultura e l’ambiente, in Italia e all’estero, organizzando eventi di vario genere. Nel 2016 ha deciso di dare vita al circuito “Spirit of the Mountain” che si configura come un network di Festival dedicati alla montagna, le cui tematiche vengono sviluppate e focalizzate in città e periodi diversi.
Abbiamo incontrato Roberto Gualdi, Presidente di Montagna Italia, in occasione del recente Verona Mountain Film Festival giunto quest’anno alla nona edizione e che è stato aperto con I Custodi dei confini e Into the(un)known.
Come nasce il circuito Spirit of the Mountain e quale è stato il primo Film festival che ha organizzato?
Il circuito di Spirit of the Mountain compirà l’anno prossimo 20 anni di vita. Ovviamente questa è la parte ufficiale, noi avevamo iniziato fin da prima a organizzare delle rassegne cinematografiche, poi con il tempo abbiamo potuto creare un circuito più stabile e professionale anche con film internazionali. È così che abbiamo iniziato questa avventura che ci porta oggi ad avere Film festival di pregio che rappresentano le Terre alte del mondo attraverso la Settima arte, quella cinematografica.
Come è nata l’idea di realizzare il primo Film festival per poi unirlo insieme ad altri in un circuito?
Tutto è iniziato perché io vengo dal mondo delle produzioni cinematografiche. Da lì la passione per le riprese, andavo negli ultimi anni di questa attività in elicottero con gli operatori video a riprendere gli stambecchi sul mondo delle Orobie. Per qualche anno proiettavamo i nostri film, i nostri docufilm che erano abbinati alle riviste di settore. Il passo successivo è stato di creare un nostro festival e da quel momento ci siamo accorti che la passione era tanta, il materiale video a disposizione era importante ma soprattutto c’era grande attenzione da parte del pubblico per cui abbiamo deciso di continuare in questa veste.
Quindi c’era tanta fame di cultura. Secondo lei c’è ancora?
Certo, assolutamente si. C’è tanta fame di cultura e soprattutto di cultura di montagna nello specifico. Non pensavamo nemmeno noi organizzatori ci fosse in modo così importante nelle grandi città. Negli anni è cresciuta e sviluppata grazie all’offerta e proposta di produzioni cinematografiche di alto livello che per fortuna crescono sempre di più.
L’Associazione Montagna Italia, oltre a promuovere i Film festival e quindi la cinematografia e la fotografia, si occupa anche di altro. Cosa promuove ora l’Associazione?
L’Associazione ha uno sguardo attento a quello che è il mondo della montagna in primis. Da alcuni anni si occupa anche di promozione legata ai racconti e agli scritti di montagna, di realtà minori e non solo festival. Sono tanti gli appuntamenti e le attività che seguiamo come la giornata mondiale delle montagne, il festival delle Alpi di Lombardia e tanti altri eventi. Quindi la montagna come focus ma siamo aperti a tante attività che ci vengono richieste o proposte come la divulgazione dei film.
Qual è il futuro della cinematografia di montagna secondo lei?
La cinematografia di montagna sta innanzitutto acquisendo una grande professionalità perché ci sono tantissimi registi, anche indipendenti, che si cimentano nella produzione di ottimi film. Ci sono aziende importanti di produzione che investono molto tempo e risorse su documentari di vario livello. Il mondo delle montagne non è solo il grande alpinismo, ma è anche conoscenza di un territorio che magari non tutti noi hanno visitato perché non è il proprio focus quello di andare a camminare in montagna per conoscere e scoprire. La cinematografia di montagna ora permette di conoscere posti, realtà, luoghi, tramonti, paesi che altrimenti non ci sarebbe modo di conoscere e questo porta successivamente ad andare a cercarli.
Come pensa si possa migliorare e far crescere la cultura della montagna attraverso la cinematografia?
Noi viviamo proprio di questo, nel senso che noi lavoriamo per far crescere la conoscenza e la cultura della montagna. Abbiamo negli anni assistito a tante tavole rotonde, incontri, convegni etc. ma preferiamo far parlare le immagini perché sono loro che rappresentano nel modo migliore la montagna. Le immagini e la musica abbinate a ottime riprese sono il miglior biglietto da visita, per cui noi di Montagna Italia continueremo in questa direzione. Sicuramente il futuro permetterà, grazie ai social media, di promuovere questi film e queste immagini in tutto il mondo anche in tempo reale. Per cui siamo convinti che ci sarà sempre più attenzione per la montagna e gli ambienti in alta quota e che ci sarà sempre più materiale rivolto in questo senso.
Spirit of the Mountain rimarrà in quattro Film festival o pensate di ampliare ancora la proposta?
L’idea iniziale, che è quella che abbiamo ancora, è quella di creare un circuito proprio intorno alle Alpi perché sono un grande bacino di conoscenza e unione, non di divisione ma di vicinanza di popoli. La gente che va in montagna scia, cammina, va in mountain bike, arrampica… insomma va in montagna per andare e scoprire. Per cui l’arco alpino, secondo noi, è la perfetta cabina di regia di questi Film Festival quindi non ci fermiamo e siamo aperti a nuove avventure. Ovviamente questo è molto impegnativo ma cerchiamo comunque di guardare oltre.
Quindi siamo solo al 50% dell’opera?
Sì, siamo al 50% e c’è molto da fare, ma intanto è importante consolidare questi festival. Bergamo 20 anni, Sestriere 15 anni, Verona 9 anni e tutti cominciano ad avere una loro storia e se hanno così tanti anni vuol dire che c’è la possibilità di crescere e portare avanti altri nuovi progetti.