Storia, panorami e sentieri: Capranica Prenestina entra nella lista dei Borghi più Belli d’Italia
Chiese e palazzi rinascimentali, un santuario che attira da secoli i fedeli. E poi meravigliosi panorami, un museo, le falesie e i sentieri. Capranica Prenestina, insieme alla vicina Guadagnolo, merita di essere stata inserita nell’elenco
Nel Cinquecento ha legato il suo nome a questi luoghi Giovanni Pierluigi da Palestrina, il più celebre compositore di musica sacra di tutti i tempi, che lavorò per sei Papi componendo ben 946 tra messe, madrigali, offertori, litanie, salmi e magnificat, e che amava salire a riposarsi accanto a un’enorme quercia, sui pendii che salgono verso la montagna.
Nel borgo di Capranica Prenestina, uno dei più suggestivi dell’Appennino laziale, si entra per un passaggio coperto. Al centro dell’abitato è la chiesa cinquecentesca di Santa Maria Maddalena, dominata da una cupola rinascimentale (il “cupolino”) inconsueta nei centri dell’Appennino, e nel cui stile è stata ravvisato un intervento del Bramante.
Poco più in basso il Palazzo Barberini, già Colonna, sorveglia le case in pietra del centro storico. Sorge su un basamento medievale, la struttura che si osserva ora risale al Cinquecento. Si affaccia sulla piazza principale la chiesa della Madonna delle Grazie (o delle Fratte), con struttura a capanna. Una rustica gradinata in pietra sale verso il portale.
Il palazzo Barberini-Colonna ospita dal 2001 il Museo Civico Naturalistico dei Monti Prenestini. Diorami dedicati ai boschi e alle pareti rocciose, affiancate dai rispettivi animali, permettono di scoprire i segreti di un massiccio che conserva spazi di natura integra e selvaggia nonostante l’apertura alla caccia (il Parco proposto dagli ambientalisti non è mai stato istituito) e la presenza sul crinale di ben tre centri abitati.
Nel Museo, pannelli e plastici consentono di saperne di più sulla struttura e la biodiversità della Terra. Una sala scientifica, con raccolte di farfalle e di insetti di queste montagne, consente di osservare in dettaglio la natura grazie a microscopi e ad altri strumenti.
Gli operatori del Museo, su prenotazione (06.9584030, museo@comunecapranica.it), organizzano passeggiate dedicate alle orchidee selvatiche e alla mosciarella, la castagna locale. C’è anche un giardino didattico, che ospita le specie arboree e arbustive della zona e uno stagno con piante acquatiche, insetti, pesci e anfibi, tra cui la rara salamandrina dagli occhiali.

Sentieri panoramici e ben tenuti
L’attivissima Sezione CAI di Palestrina si occupa da decenni della segnaletica dei Monti Prenestini. Permette di apprezzare i panorami la Via delle Creste, che da Capranica raggiunge a saliscendi Guadagnolo, che tocca luoghi suggestivi e solitari e in più punti si avvicina alla strada provinciale.
Dal minuscolo abitato di Guadagnolo, nelle giornate serene, si vedono i Castelli Romani, il Tirreno, le alture vulcaniche di Bracciano e di Vico, il Velino, i Simbruini e il Gran Sasso. Sul punto più alto sono i resti della chiesa di San Giacomo Apostolo e la statua del Santissimo Salvatore, fusa nel 1976 dallo scultore Elverio Veroli.
Le pareti calcaree ben visibili dalla Via delle Creste e dalla strada, e che si raggiungono in pochi minuti dal centro, attirano da decenni gli arrampicatori del Lazio, che possono scegliere tra un centinaio di vie di ogni difficoltà. A causa della quota elevata, la falesia è frequentata soprattutto dalla primavera all’autunno.
Una strada scende da Guadagnolo al Santuario della Mentorella, fondato nel IV secolo dall’imperatore Costantino, che ha ospitato San Benedetto da Norcia ed è stato restaurato dal 1661 dal gesuita Athanasius Kircher. Nella chiesa è la duecentesca statua lignea della Madonna, sormontata da un ciborio.
Gli escursionisti possono arrivare qui seguendo il ripido Sentiero Karol Woytjla, che sale tra rocce e cascatelle dal versante di Pisoniano. Si affiancano al Santuario gli speroni calcarei dei Monti Caprini, che offrono scorci suggestivi ai fedeli, e sono percorsi da lunghi e complessi itinerari di arrampicata.
Merita una sosta anche Rocca di Cave, che segna l’estremità meridionale del crinale dei Monti Prenestini, celebre tra i geologi per i suoi fossili. Il borgo è appartenuto dal 1315 ai Colonna, il castello è sorto prima del Mille sui ruderi di una torre romana ed è stato restaurato nel secondo dopoguerra.
Il Museo inaugurato nel 2002 nel Castello è dedicato alla geologia e alla paleontologia del Lazio, e ricorda il geologo ed esploratore Ardito Desio (1900-2003), capo della spedizione italiana del 1954 al K2. Dalla sommità della torre lo sguardo spazia sull’Appennino. Un sentiero geologico conduce a delle rocce ricche di fossili.