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Alpinismo, Selva e Spandri “prigionieri dei sogni”

2 dicembre 2005 – "Prigionieri dei Sogni". Un nome romantico per una via tra le più dure e difficili di tutte le Prealpi. Adriano Selva e Andrea Spandri, due giovani promesse dell’alpinismo lecchese, hanno aperto e salito in rotpunkt una via da 7c+ sul Piz d’Eghen (1832m), in Grigna Settentrionale.

 

piz d'egen  

La "Prigionieri dei Sogni" sul Piz d’Eghen

 
spandri  

Andrea Spandri esce dal 4° tiro, il più difficile

 
selva  

Adriano Selva sullo zoccolo

 

"Tutti noi abbiamo dei sogni, e finché non li realizziamo ne siamo prigionieri" spiega Adriano Selva, 27 anni, Premio Casimiro Ferrari nel 2003. "Aprire questa via era il sogno di Andrea e mio fin dal 1998. Quest’anno l’abbiamo finalmente realizzato". Andrea Spandri è come Selva un Ragno di Lecco e si è laureato guida alpina appena un mese fa.

 
Prima, sul Piz D’Eghen erano presenti cinque vie storiche di Pensa e una di Cassin. Poi a valorizzare la parete in ottica moderna nel 1999 Chiaffarelli e soci aprirono dall’alto  la via “Soffiando nel vento”. Ora la parete è stata di portata di nuovo "sotto i riflettori" da Selva e Spandri.

 
"Prigionieri dei Sogni" è una via di 9 tiri, composta da 200 metri di zoccolo e 300 di parete. Le difficotà tecniche e psicologiche sono notevoli per tutto l’itinerario, 7c+ la difficoltà massima  sostenuta da un robusto 7a/b obbligato ed esposto che sicuramente insaporisce la via anche nelle poche lunghezze più facili. Lo  zoccolo non è da sottovalutare: presenta difficoltà fino al 4° grado.

 

Aperta nel mese di luglio, la via è stata liberata il mese successivo in giornata e tutta in rotpunkt, una tecnica che consiste nel salire dal basso, utilizzando i chiodi solo per rinviare, senza cadere nè appendersi per riposare (praticamente in arrampicata libera). Da allora non è ancora stata ripetuta.

L’etica di apertura, la distanza delle protezioni e lo stile di salita rendono ”Prigionieri dei sogni” una via unica, e nel Lecchese è sicuramente la prima con queste caratteristiche.

 
"La via è molto bella e difficile – spiega Selva – Purtroppo questa è una zona poco frequentata, gli scalatori di alto livello preferiscono posti più famosi. Ma è un peccato, perchè offre degli angoli spettacolari che non hanno nulla da invidiare a località più note”. “Sulla via – prosegue l’alpinista – l’ambiente selvaggio ricorda le Dolomiti, e l’esposizione è molto simile a quella di Wenden, in Svizzera".

 
 

Sara Sottocornola 

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