Rifugi

Il Rifugio XII Apostoli, nelle Dolomiti di Brenta, cerca un nuovo gestore

Costruito a cavallo fra il 1907 e il 1908, fu “casa” di un giovane Bruno Detassis e più recentemente di Ermanno Salvaterra

C’è tempo fino al 26 gennaio per inviare alla SAT (Società Alpinisti Tridentini) la richiesta di gestione del Rifugio XII Apostoli – nelle Dolomiti di Brenta, in Trentino – il cui bando completo è stato pubblicato nei giorni scorsi.

Dopo 18 anni, infatti, la Guida alpina Aldo Turri finisce la propria esperienza come gestore della storica struttura, costruita a cavallo fra il 1907 e il 1908 pervolere – e proficuo finanziamento – dei fratelli Carlo e Giuseppe Garbari, alpinisti, fotografi e patrioti trentini.

Il rifugio sorge nella parte meridionale del Brenta, a 2.489 metri di quota, ed è praticamente posto su un balcone naturale di roccia calcarea in grado di dominare la sottostante Val Nardis, con una vista altrettanto grandiosa sulle cime che vanno dal Carè Alto alla Presanella, svettanti appena oltre la Val Rendena. A monte, invece, la struttura è “protetta” da alcune delle principali vette del Brenta – Tosa, Ambiez e Agola su tutte.

Inizialmente il rifugio fu poco frequentato: gran parte degli alpinisti, fra gli anni Venti e Trenta, preferivaaccedere alle Dolomiti di Brenta dai paesi di Molveno o Madonna di Campiglio. Rispetto a questi due accessi, il XII Apostoli risultava infatti decentrato, faticoso da raggiungere, non collegato – come oggi – dalla fitta rete di sentieri in cui sono inseriti tutti i rifugi del Brenta ed inoltre non poteva offrire agli arrampicatori ascese prestigiose. Si trattava di un avamposto semideserto, che nel 1947 affascinò il trentasettenne Bruno Detassis e l’amico Pietro Stenico. Detassis aveva già passato una stagione, nel 1930, come gestore a Capanna Vason – sul Monte Bondone, appena sopra la città di Trento – ma vivere l’estate nell’amato Brenta rivestiva per lui tutt’un altro significato. Nel 1949, dopo due anni di gestione, Detassis passò dal XII Apostoli al Rifugio Brentei, luogo che lo elevò al soprannome per cui, a quasi vent’anni dalla morte, è ancora conosciuto: “custode del Brenta”.

A subentrare a Detassis fu la famiglia Salvaterra di Pinzolo, grazie alla visione di Adolfo e dei genitori Giuseppe e Maria Salvaterra. La scommessa vinta fu quella di credere veramente nello sviluppo dell’alpinismo e del turismo, anche a quelle quote, in quella valle remotissima e in un posto tanto silenzioso. Una visione di turismo, la loro, favorita negli anni dall’apertura degli impianti di risalita al Doss dei Sabioni e delle strade che portavano le prime robuste automobilinei due presidi di Malga Movlinae Malga d’Agola, laddove prima erano altrimenti necessarie quasi cinque ore di cammino per arrivare al rifugio.

Scomparso Giuseppe, nel 1959, la gestione venne portata avanti da Maria e dal figlio, aiutati successivamente dai nipoti, fra i quali spicca il nome di Ermanno Salvaterra, tragicamente scomparso due estati fra proprio fra le cime del Brenta. Alpinista di notevole caratura, con nel curriculum decine di ascensioni – specie in Dolomiti e Patagonia – e altrettante solitarie, Ermanno fu anche Guida alpina e gestore del Rifugio XII Apostoli fino al 2007, anno in cui gli subentrò appunto proprio Aldo Turri.

Oggi, il XII Apostoli – aperto solo d’estate e con una disponibilità di 38 posti letto – cerca un nuovo “custode”.

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