Meridiani Montagne

Meridiani Montagne in edicola con il numero dedicato al Gran Zebrù e alla Valfurva

Il numero 132 della rivista accompagna i lettori alla scoperta della splendida montagna delle Alpi Retiche, e delle tante occasioni di scoperta e divertimento alle sue pendici nel Parco Nazionale dello Stelvio

Il Gran Zebrù è il protagonista principale del numero di Meridiani Montagne da oggi in edicola. Come di consueto, la rivista diretta da Paolo Paci affronta la montagna da tutti i suoi “versanti”. Non solo quelli strettamente geografici, naturalmente. Grazie al contributo di esperti giornalisti ed eccellenti fotografi, vengono raccontati tutti gli aspetti del Gruppo montuoso: in primo piano c’è la storia alpinistica, ma poi si spazia tra sport, personaggi, rifugi, itinerari escursionistici e scialpinistici, il Parco Nazionale dello Stelvio e la Valfurva. Un numero tutto da leggere, che è capace di presentare con il rigore che contraddistingue Meridiani Montagne anche gli aspetti meno noti di una delle aree più emozionanti delle Alpi Retiche.

A introdurre il numero 132 di Meridiani Montagne è l’editoriale del direttore Paolo Paci.


La dolce Meringa di re Kurt

COVER 132

Ho incontrato per la prima volta Kurt subito dopo il suo drammatico K2. La compagna, Julie Tulie, era spirata in discesa, a lui erano state amputate falangi di piedi e mani. Era il 1986: tra il 21 giugno e il 10 agosto sulla montagna erano morti 13 alpinisti. Kurt si trascinava zoppicando per la sua casa di Bologna, mi regalò uno dei suoi libri, con un sorriso. Ben prima del K2, per noi giovani alpinisti, Kurt Diemberger era una leggenda. Bastava leggere qualche sua pagina per innamorarsi di quella mite, fortissima personalità, di quel modo così naturale di andare per pareti ghiacciate. Come Bonatti, più di Bonatti, campione di un alpinismo non eroico ma vitale, con una vena di allegra follia.
Risaliva a trent’anni prima, agosto 1956, la salita per quella che lui stesso avrebbe definito Schaumrolle (cannoncino) e che noi avremmo tradotto con Meringa. Era la gigantesca formazione di ghiaccio che difendeva la vetta del Gran Zebrù, aggettante sulla parete nord: nessuno prima di allora aveva vinto uno strapiombo ghiacciato di quelle dimensioni. Ci voleva, appunto, la follia di Kurt. Per un periodo, fu la via più impegnativa delle Alpi, poi la sua conformazione cambiò e si addolcì, tecniche e materiali cambiarono: la Meringa non era più un mostro. Ma il racconto che ne aveva fatto il suo salitore rimase memorabile. Il Gran Zebrù è il protagonista di questo numero. Difficile non inquadrarlo quando si imbocca la Valle dei Forni, le sue candide pareti screziate di roccia appaiono da ogni cresta e da ogni vetta: noi ne abbiamo colto l’estetica da vicino, salendo con gli sci sulla Cima delle Pale Rosse. È ancora bellissimo, soprattutto nel bianco dell’inverno. In estate, invece, la Nord ha cambiato volto: la Meringa non esiste più, è crollata nel 2001 e difficilmente si riformerà. Il Königspitze, come i tedeschi lo chiamano, è un re senza corona. Ma pur sempre un re. Anche Diemberger, che ho incontrato ancora di recente, è rimasto un re. Il 16 marzo compie 93 anni. Buon compleanno da tutti noi!

SOMMARIO VALFURVA
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