Ramponi, ramponcini e crapèli
I nostri nonni hanno inventato l’antenato del ramponcino. E, soprattutto, sapevano quando e dove usarlo
Tanti anni fa in Valmalenco, quando gli inverni erano ancora lunghi e freddi e la neve permaneva anche nel fondovalle per alcuni mesi, per raggiungere i paesi dalle case più alte o dalle frazioni sparse, era normale “mèt sü i crapèli”.
Per fare la spesa o andare a messa, sotto alle scarpe, attraverso un cinghietto in cuoio regolato da una fibbia, veniva legata una placchetta in metallo rettangolare, con i quattro vertici ripiegati a punta verso il terreno, per far presa sulla neve dura e sul ghiaccio.
La chirurgia ortopedica non esisteva e un femore rotto poteva essere invalidante a vita. Lo sapevano bene soprattutto le persone anziane: le nonne in particolare usavano abitualmente i crapèli.
Il ramponcino dunque non è un’invenzione di questi ultimi anni, ma un attrezzo da sempre impiegato da chi abitava i versanti, assai scivolosi d’inverno.
Non c’erano regole o istruzioni per l’uso, semplicemente la cultura in cui si viveva, e l’ambiente intorno, suggerivano in modo spontaneo i comportamenti più utili per proteggersi dalle insidie dell’inverno, viottoli ghiacciati inclusi.
Bambini e ragazzi non ne facevano uso, così come donne e uomini nel fiore degli anni, salvo esigenze particolari, perchè erano naturalmente attrezzati a gestire il cammino per strade e sentieri bianchi, lesti ad accorgersi quando il piede stava per scivolare, anche se dotati di misere calzature o, peggio, di zoccoli in legno.
Non servivano avvisi o promemoria, quando il sole si faceva basso all’orizzonte, con le prime nevicate, i crapèli erano lì, sull’uscio della porta, pronte all’uso, come indossare il cappello.
I moderni ramponcini antiscivolo, facilmente indossabili sopra le più disparate calzature, sono la versione aggiornata dei crapèli, svolgono la stessa funzione di aiuto per percorrere strade, sentieri o pendii (facili) resi scivolosi dalla neve dura o dal ghiaccio.
In sostanza servono dove non servono! Dove con passo attento, buona percezione e agilità si può comunque camminare. Dove la possibile scivolata si arresta sul posto, dove non c’è possibilità di finire nel precipizio.
Sono ottimi per passeggiare, per superare blandi pendii, per lo shopping durante le nevicate, aperitivi o polente a rifugi serviti da facili sentieri o ampie carrabili e jogging invernale. A messa ci va sempre meno gente.
In tutti gli altri casi, dove il pendio reso scivoloso da neve e ghiaccio può scaraventarci di sotto, servono ramponi veri e scarponi, ovviamente, per poterli indossare. Esiste una vasta gamma di prodotti, per i più disparati utilizzi.
Ricordiamoci che, in inverni senza neve, è più facile incontrare acqua allo stato solido ed erba secca, assai scivolosa sui pendii ripidi.
Un piccolo ruscello gelato e pochi gradi di pendenza possono trascinarci lontano. Chiediamoci dove stiamo andando, cosa accade attorno a noi, quali terreni stiamo attraversando, se è il caso di calzare i ramponi e quali.