Arrivano le ruspe sul Terminillo? Il Consiglio di Stato autorizza i nuovi impianti
Il Comune di Rieti e gli altri promotori del TSM2 hanno esultato quando il Consiglio di Stato ha bocciato i ricorsi di CAI e WWF. Ma sbancare il versante integro del Terminillo è uno spreco. E i soldi per farlo finora non ci sono
A Rieti il fair play non va di moda. Giovedì scorso, quando il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso degli ambientalisti contro il progetto Terminillo Stazione Montana 2, il sindaco Daniele Sinibaldi ha diffuso un comunicato durissimo.
“Nessuna delle motivazioni con le quali i sedicenti ambientalisti hanno tentato di bloccare il progetto TSM2 si è dimostrata fondata. Questa potrebbe essere una giornata di gioia, ma così non può essere” ha scritto il primo cittadino.
“Non si può essere felici quando le aspettative di una comunità sono state costrette ad anni di attesa dai deliri di poche persone autonominatesi custodi di qualcosa che poi, alla luce dei fatti, si dimostra non hanno affatto compreso”.
Ventiquattro ore dopo anche Simone Munalli, direttore della Scuola di Sci del Terminillo, ha esternato in stile “guai ai vinti!”. “Sono emerse definitivamente quelle falsità, quell’accanimento tipico del mestierante piuttosto che dell’ambientalista convinto” ha dichiarato al sito Rietinvetrina.it.
“Abbiamo perso dieci anni a combattere posizioni pretestuose, prive di fondamento” ha proseguito Munalli. “I mestieranti con i loro sforzi non hanno ottenuto altro che lo spopolamento di tante giovani famiglie e realtà professionali, che il lavoro lo tirano fuori dal turista”.
“Oggi la responsabilità di non continuare a perdere tempo è tutta a carico dei Comuni, della Provincia di Rieti e della Regione Lazio, che ora non hanno più impedimenti per chiudere la conferenza dei servizi e redigere celermente le gare per programmare le prime ricostruzioni, già da primavera del 2025”.
Le esternazioni del sindaco Sinibaldi, di Munalli e di altri fautori del TSM2 nascono da una sentenza del 25 novembre 2024. Nel testo, la Quarta Sezione del Consiglio di Stato respinge il ricorso delle associazioni ambientaliste (WWF, CAI, LIPU, Salviamo l’Orso, Mountain Wilderness e Italia Nostra) e sembra spianare la strada alla realizzazione dei nuovi impianti.
“Gli impianti sciistici in questione debbano essere qualificati come strutture pubbliche dirette all’erogazione di un pubblico servizio” si legge nella sentenza. Per i giudici, gli impianti previsti dal TSM2 non costituiscono un intervento ex-novo, ma sono “interventi di sostituzione e ammodernamento anche tecnologico e modesti ampliamenti del demanio sciabile”.
Anche rispetto alla tutela dell’orso marsicano, invocata dalle associazioni, la sentenza accoglie le posizioni dei promotori del TSM2. “Le segnalazioni relative alla presenza dell’orso non riguardano specificamente le aree interessate dal progetto in questione. Ciononostante, sono state previste prescrizioni circa il monitoraggio della fauna, conformi alle misure di conservazione previste”.
Una storia infinita iniziata nel 1934
Per capire la vicenda occorre fare un lungo passo indietro. La stazione sciistica del Terminillo, nata per volontà di Mussolini nel 1934, ha funzionato a pieno regime fino ai primi anni Ottanta, poi ha conosciuto un rapido declino.
A causarlo sono state la presenza saltuaria della neve su una montagna affacciata sul Tirreno, la gestione burocratica degli impianti (contro cui si è scagliato ieri Simone Munalli), la concorrenza delle stazioni abruzzesi dopo l’apertura della A24 Roma-L’Aquila (1972). E la trasformazione dello sci appenninico, con la sola eccezione di Roccaraso, in sci “di giornata”, con la conseguente chiusura di gran parte degli alberghi.
I primi progetti per allargare impianti e piste al versante nord-orientale del massiccio, che scende verso Leonessa, risalgono a qualche decennio fa. L’ultima versione del TSM2, che prevede 10 seggiovie, 7 tapis-roulant, 37 chilometri di nuove piste, 7 rifugi e 2 bacini per l’innevamento artificiale deriva da un lungo braccio di ferro con la Regione Lazio.
Intorno a questo progetto, va detto, si è creato uno schieramento molto ampio. Il TSM2, bandiera della destra reatina, è stato approvato dai sindacati provinciali e perfino dalla sezione locale di Legambiente. Anche la giunta di Nicola Zingaretti (PD) per due volte presidente della Regione Lazio, non si è mai opposta davvero. La proposta di un Parco regionale del Terminillo non è mai stata presa in considerazione.
In questi giorni gli ambientalisti reatini sono sotto shock, e per avere un comunicato ufficiale bisognerà attendere qualche giorno. Per i vincitori, dopo i brindisi e gli insulti agli avversari, ci saranno da affrontare un po’ di questioni burocratiche, e soprattutto da trovare i soldi.
Tre anni fa, alla Vigilia di Natale del 2021, la Regione Lazio ha approvato il progetto e impegnato 20 milioni di euro, di fronte a un costo dichiarato di 50. Per gli altri 30 si attendevano dei privati, che però non si sono mai manifestati.
Basta un’occhiata al progetto, però, per capire che i 50 milioni, se pure saranno raggiunti, potrebbero difficilmente bastare, e che l’impegno totale potrebbe arrivare a 100 milioni. Riusciranno Sinibaldi, gli altri sindaci e la Regione Lazio a trovarli? Il rischio è che si inizi a tagliare boschi e a sbancare pendii senza nemmeno inaugurare la nuova stazione sciistica.
Poi c’è la questione del numero di sciatori che sceglieranno il “nuovo” Terminillo. Il documento approvato dalla Regione accoglie la stima di un numero di visitatori compreso tra i 260.000 e i 310.000 ogni inverno. Cifre che presuppongono inverni ricchi di neve, e la fuga degli sciatori romani da Campo Felice e da Ovindoli, che restano meglio accessibili del Terminillo.
Siamo d’accordo con Sinibaldi e Munalli sul fatto che il Terminillo debba tornare a creare lavoro, ma le stime di 4.500 nuovi posti, diffuse dalla Regione Lazio, sembrano fantascienza. La parte economica del documento, d’altronde, si conclude con l’incredibile frase “non si fornisce alcuna garanzia per la veridicità, l’accuratezza e la completezza delle informazioni”.
Nelle prossime settimane, immaginiamo, i sindaci e gli altri promotori del TSM2 usciranno allo scoperto, spiegando cosa vogliono fare nel corso del 2025 e con che fondi. Restiamo in attesa di cifre e stime plausibili, da valutare con rispetto.
L’impressione di chi scrive, e che il Terminillo un po’ lo conosce, è che un rinnovo degli impianti sia necessario (metà di quelli storici è in abbandono da anni), ma che l’unica prospettiva di sviluppo sia quella di una montagna da frequentare tutto l’anno, e dove d’inverno debbano restare ampi spazi per le ciaspole, l’alpinismo invernale, il fondo e lo scialpinismo. La monocultura dello sci di pista sull’Appennino non funziona.
L’ultima questione riguarda una frase messa nero su bianco dal Consiglio di Stato, “gli impianti sciistici in questione debbano essere qualificati come strutture pubbliche dirette all’erogazione di un pubblico servizio”. In realtà, secondo altra giurisprudenza, seggiovie e skilift sono ben diversi da tram, linee di bus e ferrovie, e non possono essere sovvenzionate più di tanto.
La Corte di Cassazione, di recente, ha dato ragione alla Provincia di Trento contro gli impiantisti di Madonna di Campiglio perché funivie e seggiovie “sono solite avere destinazione esclusivamente commerciale connessa al soddisfacimento di fini ricreativi, sportivi o turistico-escursionistici”, e sono quindi soggette all’IMU e ad altre imposte. Su questi temi, anche le associazioni ambientaliste, oggi sotto shock, potrebbero trovare un nuovo spazio per farsi sentire.
Tempo altri 10 anni e4 sul terminillo non ci sarà nemmeno più un cm di neve