Il Cammino dell’Unione, trekking di stagione sulle colline modenesi
Un itinerario di 109 chilometri che si completa in cinque giorni rimanendo a quote inferiori agli 800 metri. Tra borghi, castelli e scenari naturali spesso sorprendenti
Quando freddo e neve rendono difficili, se non impossibili, i trekking in quota arriva il momento dei cammini collinari. Tra questi merita attenzione il Cammino dell’Unione, un percorso in cinque tappe nel Modenese che parte e arriva a Vignola, attraversando paesaggi sempre diversi, borghi dal fascino antico ed eccellenze enogastronomiche. In questa stagione si può percorrere l’itinerario senza problemi, poiché si sviluppa a quote piuttosto basse (al massimo 800 metri).
Nella prima giornata di cammino si giunge a Levizzano, dopo aver percorso 25 chilometri, attraversando i paesi di Vignola, Spilamberto e Castelvetro. La seconda tappa va da Levizzano a Pieve di Trebbio (23 km), passando per Denzano e Marano sul Panaro. La terza porta da Pieve di Trebbio a Zocca, in appena 17 chilometri di cammino. La quarta giornata va da Zocca a Guiglia, in 22 chilometri di strada tra i borghi di Montecorone, Monteorsello e Casa Galassi. Infine si torna a Vignola passando per il Castello di Serravalle e Savignano sul Panaro.
L’itinerario raccontato da Roberto Leonelli, il suo ideatore
“Ho avuto l’idea di far nascere questo itinerario insieme a Federica, quando eravamo entrambi da poco tornati dal Cammino di Santiago. Come capita a tutti, una volta rientrati a casa ci si ammala di camminite, si sente la mancanza della dimensione del cammino, si fanno altri percorsi: così ci è venuta voglia di respirare quest’aria di cammino e di condivisione sulle colline modenesi”, racconta Roberto Leo Leonelli, ideatore del cammino insieme a Federica Bergonzini.
“Volevamo rivedere le persone camminare con lo zaino sulle spalle, nei nostri paesi o addirittura sotto casa. Ci piaceva questa immagine perché è anche un modo per far riflettere le altre persone che vivono in questo territorio. La gente vede i camminatori passare e si ha una vera e propria contaminazione umana e culturale rispetto al modo di vivere e di andare in vacanza. Portare il proprio bagaglio sulle spalle presuppone di ridurlo all’essenziale altrimenti si paga il pegno in fatica. Questo è in netta controtendenza rispetto al modello della società contemporanea, che invita ad accumulare all’infinito cose che non ci servono”.
Le colline modenesi sono inoltre un territorio ricco di fascino, grazie ai paesaggi sempre vari e ai borghi che si attraversano lungo il percorso. “Qui si trovano luoghi unici, dei quali noi siamo innamorati e che volevamo condividere con altre persone. Inoltre, far passare il cammino in luoghi e borghi che hanno subito uno spopolamento importante è anche un modo di risollevare un po’ l’economia, per far riaprire ristoranti e trattorie che erano state costrette a chiudere. A due anni dall’apertura del Cammino, i ristoratori e gli albergatori ci hanno riferito che le loro economie sono state sostenute dalla presenza dei viandanti, e questo è uno dei nostri obiettivi” continua Leo.
Un paesaggio sempre diverso
La particolarità più evidente di questo cammino è la varietà: “Un insieme di paesaggi e luoghi che cambiano in continuazione, non ci si annoia mai. All’interno della stessa giornata si passa da campi coltivati a calanchi argillosi, a boschi e fiumi, per non parlare dei borghi antichi che si incontrano”. Ognuno di questi avrebbe ragione di essere considerato uno dei borghi più belli d’Italia: Castellino delle Formiche, Montecorone, Castelvetro, Denzano di Marano con la sua chiesa il cui abside richiama la scuola del duomo di Modena. E ancora il Parco dei Sassi di Roccamalatina e il Sasso di Sant’Andrea, luogo affascinante e misterioso. In un tratto del cammino si attraversa il Sentiero dei ponticelli, un tracciato nel bosco che attraversa 18 volte un torrente su 18 passerelle di legno.
Il nome – Cammino dell’Unione – potrebbe ricordare l’Unione delle Terre dei Castelli in cui il percorso si svolge. “In realtà, siamo partiti da questo, e poi abbiamo mantenuto il nome perché in un periodo storico in cui va di moda l’individualismo, abbiamo voluto dare un segno che insieme si possono fare belle cose, ed è meglio che essere da soli. Ci piaceva trasmettere questa idea, e un senso di unione tra le persone, perché a volte i territori sono divisi da confini che sono un’invenzione dell’uomo. Con i nostri passi cuciamo questi confini, ci piace dare idea di unità: facciamo parte dello stesso pianeta e siamo tutti uguali con le nostre differenze”.
Un’altra protagonista del Cammino dell’Unione è l’ospitalità emiliana: “Lungo il cammino anche le persone hanno cominciato ad aiutare e sostenere i viandanti in difficoltà, o chi ha esigenza anche solo di bere un bicchier d’acqua. Si sta creando una bella comunità, e questo mi viene riportato spesso da chi cammina. Alla fine, una volta tornati a casa non ci si ricorda solo della chiesa o del paesaggio, ma rimangono forti i ricordi delle persone incontrate e di quanto mangiato dopo una giornata di cammino” conclude Leonelli.