Il bivacco più amato del Gran Sasso è volato via. Sabato 16 novembre, un grande elicottero Erickson-Sikorsky 64 Skycrane (“gru del cielo”), in servizio per i Vigili del Fuoco, ha sollevato il piccolo ricovero rosso dedicato ad Andrea Bafile dalle rocce della Vetta Centrale del Corno Grande e lo ha portato verso Campo Imperatore. Dalla base della seggiovia delle Fontari, la malconcia struttura di legno e metallo ha proseguito il suo viaggio in direzione dell’Aquila su un camion.
Non è stata un’operazione facile. In estate, dopo che una bufera aveva ridotto in pessime condizioni il bivacco, la Sezione aquilana del CAI lo aveva dichiarato inagibile. In autunno, una giornata di lavoro di un gruppo di istruttori della Scuola di alpinismo “Nestore Nanni” e dei tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo ha imbragato il bivacco e lo ha preparato per il volo.
Sabato 16, nonostante la neve caduta due giorni prima, il team di soccorritori e istruttori è tornato. Il Bafile è stato svincolato dalla roccia e poi agganciato al cavo dell’elicottero. Poi, in mezz’ora, l’operazione si è conclusa.
58 anni di onorato servizio per il Bivacco Andrea Bafile
Il bivacco Andrea Bafile, del modello Apollonio a 9 cuccette, era stato installato nel 1966 dalla Sezione dell’Aquila del CAI, a 2666 metri di quota, sulla cresta della Vetta Centrale, in una piazzola appositamente sbancata sulla roccia. Un’operazione che, con la sensibilità ambientalista di oggi, non sarebbe più possibile.
Il bivacco, dedicato a un eroe abruzzese della Prima Guerra Mondiale (omonimo di un celebre alpinista aquilano del dopoguerra), è diventato rapidamente un simbolo del Gran Sasso. Nonostante la quota e la posizione esposta alle intemperie, ha accolto per cinquantotto anni escursionisti e alpinisti.
Dal 1966 a oggi, migliaia di persone hanno raggiunto il Bafile per un impegnativo sentiero alpinistico che aggira le rocce verticali della Vetta Occidentale del Corno Grande, e che tra il 2016 e il 2017 è stato trasformato in una più sicura via ferrata. Fino a luglio inoltrato, però, un vasto e ripido nevaio dev’essere attraversato con la piccozza e i ramponi.
Molti appassionati di montagna hanno passato almeno una notte al Bafile, anche se la mancanza di sorgenti costringeva a portarsi una buona scorta d’acqua nello zaino. Qualche alpinista, a iniziare da Roberto Iannilli, autore di più di cento vie nuove, lo ha utilizzato come base per esplorare le vicine pareti della Vetta Occidentale o del Torrione Cambi.
Un numero molto maggiore di escursionisti ha avvistato il Bafile dall’alto, dai 2912 metri della vetta più elevata dell’Appennino. La piccola struttura di colore rosso, da lassù, sembrava un puntino sospeso sul vuoto della Valle dell’Inferno. Questa immagine a distanza, riportata per centinaia di volte su libri, servizi fotografici e poster, ha fatto diventare il Bafile una presenza “di casa” per la gente dell’Aquila.
Già nel 2025, dopo un necessario restauro, il vecchio e glorioso bivacco Bafile sarà esposto nel capoluogo, in un’area verde del centro. Un’altra collocazione potrebbe essere in un museo dedicato all’alpinismo in Abruzzo che potrebbe venire inaugurato nel 2026, quando la città sarà la Capitale Italiana della Cultura.
Sul Corno Grande, si spera già l’anno prossimo, la Sezione dell’Aquila del CAI installerà un bivacco, più moderno e solido di quello storico. Per la sua realizzazione e il suo trasporto in elicottero, verrà utilizzata una parte dei 600.000 euro stanziati dalla Regione Abruzzo per i bivacchi Fusco, Pelino (entrambi sulla Maiella) e Bafile.
Le dimensioni del nuovo manufatto, invece, resteranno piccole a causa delle dimensioni della piazzola. Per questo motivo, e a causa dell’estrema visibilità del sito, sembra improbabile che il nuovo bivacco Bafile sia del modello “rialzato” presentato un anno fa dal CAI nazionale.
Il nuovo bivacco Desiati nel Vallone della Fornaca a quota 1815
Nove giorni prima della rimozione dello storico bivacco Bafile, un altro elicottero extralarge ha portato sul Gran Sasso una struttura tutta nuova. E’ stato un Chinook CH-47F dell’Aviazione dell’Esercito a trasportare in volo nel Vallone della Fornaca, tra i monti Prena e Camicia, la nuova struttura dedicata a Piergiorgio Desiati, medico del Soccorso Alpino, che l’associazione Corridori del Cielo ha installato a 1815 metri di quota, sulla piazzola che ha ospitato a lungo il bivacco Giorgio Lubrano, dell’associazione URRI, distrutto nel 1999 da una bufera.
Mentre il bivacco Bafile è stato a lungo un’icona del Gran Sasso, il Lubrano era conosciuto solo da una piccola parte dei frequentatori del massiccio. I calanchi della Fornaca, l’atmosfera solitaria e selvaggia a meno di un’ora e mezza dalla strada asfaltata (e a mezz’ora da una sterrata aperta alle auto), i solitari itinerari che da qui salgono verso il Prena e il Camicia lo hanno però reso una destinazione suggestiva e affascinante. Il ritorno di un bivacco in questa zona è un invito a riscoprire un settore magnifico del Gran Sasso.
Oltre ai Vigili del Fuoco e ai piloti e ai tecnici della società European Air-Crane, la Sezione dell’Aquila del CAI ha ringraziato per la collaborazione il Corpo Nazionale Soccorso Alpino, la Protezione Civile dell’Abruzzo, i Carabinieri Forestali, il Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e il Comune di Isola del Gran Sasso, nel cui territorio il bivacco sorgeva.
I Corridori del Cielo, oltre al CNSAS e al SAGF, il Soccorso della Guardia di Finanza, hanno ringraziato tramite un comunicato diffuso dall’ANSA due aziende private dell’Aquila (Unirest e Studio Due) e, per il loro patrocinio, l’Università dell’Aquila, la Fondazione CARISPAQ e la BNL-PARIBAS. L’installazione del bivacco è stata coordinata dalla Protezione Civile dell’Abruzzo. Fondamentale il ruolo del Comune di Calascio, sul cui territorio sorge la struttura. Il nuovo bivacco è aperto, ma dev’essere ancora attrezzato con materassi, coperte e altro materiale dall’associazione proprietaria.