Francesco Santon nel 1983 era con la spedizione al K2. La puntualizzazione della famiglia
Nelle scorse settimane Agostino Da Polenza ha dichiarato a montagna.tv che Santon, capospedizione, si era unito al gruppo solo per pochi giorni. La smentita della vedova e della figlia, che ricostruiscono i fatti
“L’alpinista veneto, capo della spedizione al versante cinese K2, ha raggiunto il resto del team con qualche giorno di ritardo, e poi è rimasto ai piedi della montagna fino alla fine”, scrive la vedova Roberta Spazzini Santon.
Quarantuno anni fa, nel 1983, Francesco Santon, alpinista e organizzatore di spedizioni di Fiesso d’Artico, in Veneto, è rimasto dall’inizio alla fine con gli altri componenti del team che ha salito per la seconda volta il K2 dal versante cinese. Sono arrivati in vetta tre alpinisti italiani e un ceco, e cioè Agostino Da Polenza, Josef Rakoncaj, Sergio Martini e Fausto De Stefani.
Quasi tre mesi fa, l’11 agosto, ho intervistato Da Polenza, appena tornato dal Pakistan, a proposito della spedizione al K2 organizzata dal Club Alpino Italiano e da lui diretta. “Ufficialmente ero il vice di Francesco Santon, ma lui è rimasto a casa, in Veneto, e ci ha raggiunto solo alla fine” mi ha dichiarato Agostino quel giorno, e io ho riportato fedelmente la sua dichiarazione.
Qualche giorno fa è arrivata in redazione una smentita firmata da Roberta Spazzini Santon, vedova di Francesco, e inviata dalla figlia Anna Santon. “Tale dichiarazione è assolutamente falsa”, ed “è un danneggiamento alla memoria di mio marito” scrive la signora Roberta a proposito di quanto affermato da Da Polenza.
“Ribadisco che il capospedizione Francesco Santon, è partito con il gruppo dei partecipanti, si è trattenuto alcuni giorni a Pechino per sbrigare alcune pratiche burocratiche e ha raggiunto pochi giorni dopo il campo base, dove è rimasto per 4 mesi, coordinando l’ascensione e tornando con il gruppo” prosegue il testo.
“L’impresa ha avuto un buon esito per la collaborazione e l’impegno dei 22 partecipanti che hanno contribuito a realizzare la salita per facilitare il raggiungimento della cima ai quattro fortunati alpinisti: Agostino Da Polenza, Josef Rakoncaj, Sergio Martini e Fausto De Stefani”.
“Da due anni Francesco non c’è più e reputo necessaria questa mia smentita. Ho vissuto questa spedizione in prima persona ed è come se fossi stata presente anche al campo base in quei quattro mesi, da maggio a settembre 1983. Ci sono libri, filmati, fotografie che raccontano la grande e vittoriosa impresa. Non accetto, anche se sono passati 40 anni, che si possano fare affermazioni false e gratuite, senza possibilità di replica”, conclude la mail di Roberta Spazzini Santon.
Il diritto di replica, oltre a essere una norma di legge, è una regola di buona educazione e di buon senso. Né io né la redazione potevamo sospettare che quanto affermato da Agostino Da Polenza – che ha sempre scritto e parlato di Francesco Santon come di un amico e di un maestro -, non fosse fedele alla verità. Se le sue parole hanno causato dispiacere e dolore a Roberta e ad Anna Santon chiedo loro scusa, insieme a tutta la redazione.
Spero di tornare in tempi brevi a scrivere di Francesco Santon, formidabile organizzatore di spedizioni, che quaranta e più anni fa ha portato per la prima volta nel Karakorum e in Himalaya una generazione di alpinisti italiani che comprendeva Da Polenza, De Stefani, Martini, Almo Giambisi, Soro Dorotei, Giuliano De Marchi e altri ancora, e che da allora ha compiuto moltissime importanti ascensioni sulle montagne più alte e più belle del mondo.
mi sembra che in Italia, relativamente al K2, ci sia sempre un po’ di fallace memoria.