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Il Pakistan, fra soccorsi e macerie

12 ottobre 2005 – Le dimensioni del terremoto che sabato ha colpito il centrasia sembrano sempre più apocalittiche. Secondo le ultime indiscrezioni, ci sarebbero 20mila morti solo nella città di Balokot, nel Kashmir pachistano. Mentre nella capitale Muzaffarabad, distrutta per oltre il 60 per cento, i soccorritori turchi sono riusciti ad estrarre viva una donna intrappolata fra le macerie da 105 ore. 

  

Secondo notizie non confermate, sempre a Balakot, i pochi sopravvissuti dovrebbero anche fare i conti con gli briganti che puntano il coltello alla gola pur di poter rubare una coperta o un po’ di cibo. Le zone impervie, i collegamenti viari pesantemente danneggiati hanno lasciato intere valli del nord del Pakistan isolate.

 

In India la situazione non è meno drammatica. Secondo fonti ufficiali, il sisma ha raso al suolo oltre 40mila case della regione indiana colpita da sisma.

 

aereoDa questo deserto di macerie spunta però un buona notizia. Un aereo da trasporto indiano, con aiuti per le vittime del terremoto in Pakistan, è atterrato a Islamabad. non accadeva dal 1971. E’ il segno di un ravvicinamento politico e diplomatico che era già cominciato nei mesi scorsi. E che la tragedia del terremoto potrebbe accellerare.

 

L’Iluyshin-76 delle Forze armate indiane (nella foto Afp) ha portato medicine, 15mila coperte, 50 tende da campo, lenzuola di plastica, materassi e cibo. L’aereo avrebbe dovuto raggiungere Islamabad già martedì, ma la missione era stata rinviata perché l’aeroporto della capitale pakistana era ingolfato dal traffico degli aerei da soccorso internazionali.

 

Intanto, cresce il bilancio delle vittime accertate. Al momento sono 23mila i morti e 50mila i feriti. Mentre i soccorritori stimano in 5 milioni i senzatetto. Le autorità pakistane continuano ad avere difficoltà a far fronte ai soccorsi, soprattutto nelle zone più remote del Paese.  

 

Almeno sei ospedali da campo sono stati allestiti nella base aerea di Chakala, a Rawalpindi, vicino a Islamabad, perchè le autorità non dispongono dei mezzi per trasportarli nelle zone del Kashmir colpite.

 

Intanto negli ospedali pubblici di Rawalpindi e Islamabad il personale sanitario e i volontari stentano a far fronte all’enorme massa di feriti che arrivano di ora in ora.

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