Una settimana a piedi tra gli Etruschi. Ecco il Cammino 103 della Tuscia
Necropoli etrusche, borghi medievali, canyon incisi nel tufo, fitti boschi. Il bellissimo cammino ideato e segnato dalla sezione di Viterbo del CAI, e inaugurato nel 2023, oggi è descritto in una guida curata da Stefano Mecorio e pubblicata da Ediciclo.
“Il primo sguardo crea una suggestione, uno stato di meraviglia indescrivibile, molto superiore all’aspettativa. Ecco un anfiteatro di tombe a tempio, alte sulla parete verticale, ancora nello splendore delle loro cornici e dei loro bassorilievi. Tutto è corroso dal tempo e dalle intemperie. Ma la solennità di questi luoghi solitari che sembrano isolati dal resto del mondo invita la mente a soffermarsi nella riflessione e nella meditazione”.
Con queste parole, due secoli fa, raccontava l’emozione di una visita alle necropoli rupestri della Tuscia l’inglese George Dennis, console britannico a Roma e grande innamorato dell’Etruria. Nei valloni di tufo intorno a Blera, a Barbarano Romano, a Monte Romano e al capoluogo Viterbo, i camminatori di oggi possono ritrovare quell’incanto. In vista delle acque del Tirreno li attende la città di Tarquinia, con le sue torri medievali e le sue tombe etrusche affrescate.
La Tuscia, l’odierna provincia di Viterbo, viene scoperta da migliaia di camminatori ogni anno grazie alla Via Francigena, che la attraversa da nord a sud toccando Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, il capoluogo e Vetralla, per poi dirigersi verso Sutri e Roma. Gli escursionisti del Lazio e delle regioni vicine, però, sanno bene che questa è una zona straordinaria per camminare.
Insieme alla storia, in questa parte del Lazio, emozionano gli altopiani battuti dal vento, i profondi valloni scavati nel tufo, i boschi di querce, affiancati dalle faggete del Monte Cimino e del Lago di Vico. In primavera fioriscono le orchidee selvatiche, tutto l’anno, in cielo, volano molte specie di rapaci. La quota collinare, con una sola puntata verso i 1000 metri nella faggeta del Cimino, fa sì che le stagioni migliori siano la primavera e l’autunno.
Per decenni, a creare qualche problema ai camminatori nella Tuscia è stata la mancanza di una segnaletica adeguata. Da qualche anno, l’attivissima sezione di Viterbo del CAI ha “adottato” la sua terra, realizzando decine di sentieri d’interesse locale e curando la segnaletica della Francigena e della sua Variante Cimina.
Negli ultimi anni, gli escursionisti viterbesi hanno realizzato un cammino che taglia da est a ovest il territorio. E’ il Cammino 103 della Tuscia, che attraversa queste colline da Orte, crocevia ferroviario e stradale accanto al corso del Tevere, fino a Tarquinia e alla costa.
Il percorso, che misura 110 chilometri e richiede da 6 a 8 giorni di cammino, tocca i borghi di Vasanello, Soriano nel Cimino, Barbarano Romano, Civitella Cesi e Monte Romano, la splendida abbazia medievale di San Martino al Cimino e decine di aree archeologiche più o meno note.
In tutti i centri toccati dal Cammino esistono delle strutture ricettive, e sono state individuate delle aree dov’è possibile piantare la tenda, rivolte prima di tutto ai gruppi scout. Permettono di raggiungere o lasciare il percorso le ferrovie Roma-Firenze (a Orte), Roma-Viterbo (a Vetralla) e Roma-Pisa (a Tarquinia). Accanto all’utilissimo sito web www.caiviterbo.it, ricco di informazioni su tutti i sentieri della zona, è stato attivato il nuovo sito www.camminotuscia103.it
“Il Cammino 103 è nato una decina anni fa, quando abbiamo percorso e segnato la traversata dei Monti Cimini, dal centro storico di Soriano verso il Lago di Vico. Poi, pian piano, siamo diventati più ambiziosi. Il Cammino 103 è stato completato e inaugurato nel 2023” spiega Alessandro Selbmann, ex-presidente della Sezione di Viterbo del CAI e animatore delle sue iniziative in materia di sentieri.
Venerdì 12, nelle sale della Provincia di Viterbo, è stata presentata la guida “Il Cammino della Tuscia”, pubblicata da Ediciclo Editore e curata dal giornalista, camminatore e agricoltore Stefano Mecorio, promotore negli anni scorsi anche del Cammino dei Tre Villaggi, diventato famoso con lo slogan “Il cammino più piccolo d’Italia”. Insieme a lui la presidente sezionale Stefania Di Blasi, Alessandro Selbmann, il responsabile sentieri del CAI Lazio Aldo Mancini, l’autore di queste righe e il giornalista Edoardo Venditti.
“Il nuovo percorso avrebbe potuto chiamarsi Cammino dell’Acqua, perché va dal Tevere al mare. Oppure Cammino degli Etruschi, ma sarebbe stato scontato. Alla fine si è evitato di sparare un nome a caso, fermandosi alla definizione geografica – la Tuscia – e al numero sul catasto CAI dei sentieri” spiega Stefano Mecorio.
“I cammini, come hanno dimostrato in questi anni sia la Francigena sia il Cammino dei Tre Villaggi, possono aiutare lo sviluppo, portando lavoro e reddito” prosegue l’autore della guida. “Prima di tutto, però, i sentieri di lunga percorrenza devono essere adottati e frequentati, nei tratti più vicini a casa, dalla gente del posto. Solo così possono avere anche un ruolo sociale, ed diventare parte del territorio”.