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Kazakistan, lo sviluppo cinese minaccia il lago Balhaš

29 settembre 2005 – Gli scienziati temono che il lago Balhaš – il quarto maggiore nell’Asia centrale, a nord-ovest della capitale kazaka Almatyl e al confine con i monti Parbagataj e Ketmen – possa scomparire per la minor portata d’acqua dei suoi affluenti e per l’eccessivo sfruttamento, da parte della Cina.
Sotto accusa il progetto da Pechino di deviare il corso d’acqua dell’Ili, il suo maggiore affluente. Gli scienziati temono che il lago possa scomparire entro pochi anni. Sarebbe un disastro di proporzioni enormi. Il lago sostiene le esigenze di industria, agricoltura e vita di 3 milioni di persone, in una regione del tutto arida. Il livello del Balhaš è diminuito in modo drammatico negli ultimi decenni.

Ma le cause sono anche naturali. Gli scienziati ricordano che il lago ha un ciclo naturale che vede un aumento o una perdita di volume. Le minacce però vengono dall’attività umana. Il fiume Ili, suo principale tributario, ha già subito un intenso sfruttamento per fini agricoli. A cui si sommerebbe quello cinese. Il che significherebbe la morte del lago, sostengono gli esperti.

Secondo la biologa Natalia Vorobeova, la diminuzione del lago potrebbe causare una crisi ambientale peggiore di quella del Mare Aral, considerato un vero disastro ecologico. “Se la Cina devia le acque del fiume Ili – dice la Voroboeva – ci sarà un cambiamento nell’intero clima della regione del Balhaš

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