Con i calli sulle mani

Secondo la tradizione i lavori manuali erano roba da “poveri”, mentre i “ricchi” avevano le mani ben curate. Oggi molti lavori intellettuali sono alienanti e malpagati. E il mestiere delle guide alpine richiede intelligenza e destrezza

Il lavoro manuale sta progressivamente sparendo.

Digitale e tecnologia eliminano l’uso delle mani e alleviano sempre di più le fatiche di un tempo.

Se le mani ben curate sono il simbolo di lavoro intellettuale e agiatezza, le mani dure, segnate dall’uso degli attrezzi, sono spesso associate a lavori umili e mal pagati. 

Eppure il lavoro manuale, quando non si traduce in un’esecuzione meccanica e ripetitiva, è tutt’altro che alienante, mentre diversi lavori “intellettuali”, oggi sempre più precari, malpagati e sostituibili anch’essi dalla tecnologia, lo possono essere.

Fare la guida alpina significa privilegiare l’attività manuale, con un’attenta coordinazione tra mani, occhi e cervello.

Lavorare con le mani ingaggia la destrezza. E’ la manualità di chi afferra un appiglio di granito o assesta un colpo nel ghiaccio con la piccozza, non quella di chi trasporta carichi sulla schiena o passa la merce su un lettore ottico.

E’ una manualità che non può fare nessun robot, ma solo una straordinaria coordinazione tra mano e cervello.

E’ l’uso della mano che stimola la creatività e mette in gioco le capacità di ingegno.

In fondo, quando eseguiamo questi lavori siamo costretti alla concentrazione, questo non ci fa annoiare e ci fa stare bene, come una sorta di meditazione e quindi di cura anche per la mente.

Una bella rivincita, con i calli sulle mani.

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