Budda invece della croce, la provocazione corre sulle vette
28 settembre 2005 – Se l’intento era quello di far parlar di sè, ebbene ci sono riusciti in pieno. Quattro alpinisti valtellinesi – Luca Maspes, Jacopo Merizzi, Mario Scarpa e Giovanni Novella, età media 33 annni – hanno portato una statua di Budda in cima al Pizzo Badile, a 3300 metri d’altezza, con la pretesa di scalzare le croci.
La provocatoria scalata "buddista" (nella foto) è avvenuta nello scorso fine settimana, lungo la parete meridionale del Badile. Sulle spalle la statua in ceramica alta un metro e trenta, dal peso di una ventina di chili.
Le motivazioni del gesto le spiega il 46enne Merizzi: "Era da tempo che ci ripromettevamo di issare il nostro Budda su una grande montagna – confessa divertito al Corriere della Sera -. Perchè l’abbiamo fatto? Chiunque salga al Badile, ma anche sulla maggior parte delle montagne, ha l’impressione di seguire una via crucis. Con lapidi, cippi mortuari, croci e statue religiose. Sembra che si sia fatta una gara a chi imbratta di più. Se non altro a tanta tragica mitologia, noi abbiamo opposto l’immagine di un saggio che accoglie pacifico e sorridente chi giunge al termine della scalata".
Insomma, le parole giuste per scatenare una sorta di "guerra santa" sulle vette. "Bizzarri terroristi del granito", li ha chiamati Franco Brevini sul Corriere della Sera. E come tutti i "terroristi" che si rispettino, ecco che i quattro dettano le loro condizioni: "Il Budda verrà rimosso solo quando scenderanno gli altri arredi sacri che ingombrano le cime".
La filosofia di fondo è "lassù sulle montagne devono restare solo ghiaccio e roccia", ovvero la wilderness originaria. E "vade retro" ogni segno che richiami la presenza di civiltà, percepita come una profanazione del sacro e inviolabile regno della montagna.
Teoria legittima quanto "ingenuotta", a dire il vero. Forse i nostri "paladini della wilderness" non si sono accorti che le valli e le vette dell’Himalaya sono piene di simboli buddisti. Forse non si sono accorti che là, dove i simulacri religiosi non vengono esibiti, i "Budda di Bamyan" stati cancellati a cannonate dai fianchi delle montagne. Forse hanno dimenticato che la cultura, la tradizione religiosa e l’intelligenza della gente che la montagna l’ha vissuta per secoli con gioia e dolore, andrebbero rispettati. Forse i nostri non sanno che i turisti vogliono vedere chiese, cappelle e vie crucis perchè fanno parte dalla ricchezza culturale, architettornica e paesaggistica del nostro Paese. Un valore in più per chi, come loro, esercita la professione della guida alpina.