Alpinismo

Quando un valdostano beffò gli alpinisti britannici: 165 anni fa la conquista della Grivola

La magnifica cima della Valle d’Aosta fu salita per la prima volta il 23 agosto 1859 da Fidèle Dayné. Gli scalatori giunti da Oltremanica, e le loro guide di Chamonix, rimasero a guardarlo dal basso.

Dopo la metà dell’Ottocento, il traduttore irlandese John Ormsby era sotto le luci della ribalta grazie alla sua accuratissima traduzione del Don Chisciotte della Mancia. La sua opera fu talmente importante che ancora oggi numerose copie vengono custodite in volumi con rilegature preziose.

Tra un romanzo picaresco e una battaglia contro i mulini a vento, Ormsby si appassiona anche di alpinismo e, come ogni intellettuale d’oltremanica che si rispetti, arriva nelle Alpi con l’intenzione di legare il suo nome a qualche cima innevata. Forse ispirato proprio dalle gesta eroiche del “suo” don Chisciotte, ne sceglie una maestosa, ardua, solenne: la Grivola, la sfortunata cima del gruppo del Gran Paradiso che solo per una manciata di metri – è alta, infatti, 3.969 metri – non entra nel novero dei quattromila alpini (ma questo, Sir Omrsby, probabilmente non lo sapeva). Bellissima da lontano, il profilo del suo versante nord si riconosce da ogni altra vetta valdostana. È però un po’ meno idilliaca quando la si avvicina a causa della sua roccia molto instabile su quasi ogni versante.

Era il 23 agosto 1859 quando il nostro traduttore arriva a pochi metri dalla cima dell’ardua Grivola bella, come la definì il Carducci. Con lui un altro lord inglese, R. Bruce e due guide di Chamonix, Tairraz e Cachat. Stremati dalla salita, guardano con invidia il guardiacaccia di Valsavarenche Fidèle Dayné raggiungere la cima e issarvi una bandiera. È lui il primo uomo a calpestare la vetta di questa montagna magnetica.

Che smacco per il nostro intellettuale vedersi soffiare la cima da un valligiano qualunque! Lui che aveva errato per le Alpi in cerca della sua battaglia si vedeva sottrarre la vittoria da un Sancio Panza.

Purtroppo, non sappiamo cosa si dissero i membri dell’Alpine Club britannico dopo questa ascensione, sta di fatto che per molto tempo la prima salita alla Grivola venne attribuita all’alpinista F. T. Wethered che ci salì sono nel 1876. Il povero Dayné dovette aspettare parecchi decenni prima che il revisionismo storiografico gli rendesse giustizia. Nel suo caso, i mulini a vento erano nemici reali, anche chiamati classismo e discriminazione.

Solo vie impegnative per raggiungere i 3.969 metri della vetta

A 165 anni dalla prima salita, la Grivola rimane una montagna ostica con due vie normali, da Cogne e da Valsavarenche, entrambe impegnative su un terreno mai facile. Ai piedi di ognuna delle sue pareti sorge un bivacco, piccole torri d’assedio per tentare di rendere la montagna un po’ più docile. La via normale più frequentata, quella della parete SE, parte dal bivacco Gratton (3198 m). Una roccaforte adagiata al col Pousset dove godere di emozionanti albe.

La via che sale da Valsavarenche è molto meno percorsa ma è quella che portò in cima Fidèle Dayné. Si può raggiungere passando dal bivacco Grivola (3320m), di recente costruzione, che sorge appollaiato sulla cresta ovest della Punta Bianca della Grivola.

La salita sicuramente più interessante a questa maestosa montagna è seguendo la cresta delle Clochettes, una lunga cavalcata a fil di cielo. All’attacco di questo bellissimo crestone spunta una scatoletta di latta, solo quattro posti per questo nido d’uccello che è il bivacco Balzola (3477 m). Infine, l’ultimo bivacco della Grivola è davvero speciale. Il bivacco Gontier (2310m) è una graziosa costruzione in pietra coricata su un tappeto verde colorato dai ranuncoli. Su questo giardino d’alta quota, precipita severa la parete nord della Grivola, con lo spigolo in primo piano e il ghiacciaio del Nomenon che incombe. Quassù risuonano le Odi barbare del Carducci…

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