A Natale puoi sostenere il Cristina Castagna Climbing Center, in Pakistan
La scalatrice vicentina, scomparsa nel 2009 sul Broad Peak, oggi avrebbe compiuto 47 anni. La sua figura è mantenuta viva dalla struttura a sostegno della comunità locale inaugurata da pochi mesi a Ghotolti grazie all’impegno tanti alpinisti veneti. Tutti possiamo collaborare alla su crescita
Vent’anni fa, nel 2004, un’alpinista arrivata dal Veneto sale lo Shisha Pangma, il suo primo “ottomila”. Si chiama Cristina Castagna, è nata a Valdagno in provincia di Vicenza, di mestiere è infermiera come Renato Casarotto, un altro grande della montagna nato da quelle parti e scomparso nel 1986 sul K2.
Cristina ha una corporatura minuta, ama definirsi “una acchiappasogni”, gli amici la chiamano “el grijo”, “il grillo”. Dopo lo Shisha Pangma raggiunge il Gasherbrum II, il Dhaulagiri e il Makalu, la quinta cima della Terra, che è la prima donna italiana a toccare. Il 18 luglio del 2009 arriva sul Broad Peak, il suo quinto “ottomila”. In discesa, però, Cristina scivola e muore.
La commozione in Veneto, e soprattutto tra gli alpinisti di Vicenza e dintorni, è fortissima. Una foto di Cristina viene subito fissata sulla croce di vetta del Carega, 2259 metri, nelle Piccole Dolomiti. Ad agosto l’alpinista Tarcisio Bellò, durante una spedizione nell’Hindukush sale in solitaria una vetta inviolata e la battezza Cima Cristina Castagna.
Sembra un ricordo legato alla commozione del momento. Invece è l’inizio di un progetto che continua anche oggi e che coinvolge il villaggio pakistano di Gotholti, ai piedi delle vette e dei ghiacciai dell’Hindukush, tra Gilgit, Hunza e il confine cinese.
Il 10 agosto, a Gotholti, è stato inaugurato il Cristina Castagna Climbing Center, costruito con gli oltre 300.000 euro raccolti negli anni dall’Associazione Montagne e Solidarietà e dalle Sezioni CAI di Castelfranco Veneto, Cittadella, Feltre, Paderno, Padova, San Giovanni Lupatoto, Tregnago, Venezia e Verona.
“La struttura avrà spazi utili alla comunità di Ghotolti”, spiegava Tarcisio Bellò in quei giorni. “Ci saranno un dispensario farmaceutico a servizio del comprensorio, secondo lo spirito e l’impegno professionale di Cristina, una sala comunitaria per iniziative conviviali, bagni, docce e altri servizi di pubblica utilità come una lavanderia e una piccola biblioteca”.
“Ci sarà un’area dedicata all’accoglienza, per aiutare lo sviluppo turistico della zona. Da qui partiranno (e hanno già iniziato a partire) trekking, piccole spedizioni alpinistiche, itinerari dedicati alla cultura, alla storia e alla natura dell’Hindukush. Tutto questo, oltre a valorizzare Gotholti, porterà significative risorse economiche alla gente del luogo”.
L’amicizia tra gli alpinisti veneti e le valli dell’Hindukush risale a prima della scomparsa di Cristina. Dal 1997, sono state realizzate otto spedizioni alpinistiche sulle montagne della valle di Ishkoman, è stato visitato il vastissimo ghiacciaio Chanter, sono state salite per la prima volta cime come l’Italia Peak 6189 metri, il Marostica Peak 6107 metri e lo Haiz Peak 6105 metri.
Una cima, il Renato Casarotto Kor 6185 metri, è stata dedicata a un celebre alpinista italiano. Un’altra il Jinnah Peak 6177 metri, ricorda il fondatore del Pakistan. Non manca l’Aga Khan Peak 5678 metri, dedicato al capo dell’Islam ismailita che lavora da decenni per lo sviluppo delle montagne pakistane.
Nel 2007 gli alpinisti italiani hanno costruito un bivacco, una casetta nei pressi del lago di Atar, utile per trekking e spedizioni. Due anni dopo, nel 2009, con la collaborazione del Somerset Sci Club di Torino e con il lavoro di una decina di volontari italiani, è stata costruito un acquedotto che porta acqua di sorgente pulita fino al centro di Ghotolti, dov’è stata installata una fontana.
L’ottima qualità dell’acqua, e la sua temperatura costante di 8°, rendono più facile d’inverno il lavoro delle donne per lavare i panni. Negli anni successivi, l’Aga Khan Foundation ha realizzato un impianto di distribuzione che porta l’acqua potabile in quasi tutte le case del villaggio.
Nel 2009, con la collaborazione dei sostenitori italiani, è stata realizzata anche una piccola unità sanitaria di base con dispensario farmaceutico. Sei anni dopo, grazie ad altre donazioni e al lavoro di un nuovo gruppo di volontari italiani, è stato installato il Ponte dell’Amicizia Italia-Ghotolti Pakistan, donato dalla OMBA Impianti & Engineering. Il manufatto, che scavalca la valle di Baru Gah, risolve il problema del collegamento di Ghotolti con i centri più a valle, e facilita la vita dei bambini e dei ragazzi che devono andare a scuola.
Dopo l’acquedotto e il ponte è nata l’idea di un centro dedicato all’alpinista veneta, utile alla vita quotidiana della comunità e al suo sviluppo. A lanciare l’idea è stato Ashraf Aman, il primo alpinista pakistano a salire il K2. I capifamiglia di Ghotolti hanno offerto il terreno, alla gestione del progetto collaborano le agenzie Avventure Turistiche Pakistan e Focus, il CAI, l’ANA e l’Associazione Montagne e Solidarietà.
Anche una scuola di alpinismo
I lavori, avviati nel giugno 2017, sono stati diretti da un architetto veneto, Francesco Baggio, e dall’ingegnere pakistano Shahbaz Khan. Tutti i volontari italiani hanno viaggiato a loro spese. Come ha scritto il poeta pakistano Muhammad Iqbal il Centro è “una piccola ma importante goccia” per ricambiare l’ospitalità ricevuta, e per dare la prospettiva di un futuro migliore ai giovani pakistani, agli operatori del turismo locale.
Sta nascendo anche una scuola di alpinismo, dedicata a Daniele Nardi che è stato testimonial del progetto insieme all’astrofisica Margherita Hack e agli alpinisti Marco Confortola e Matteo Della Bordella. L’idea è di formare guide di trekking e per itinerari alpinistici. I primi corsi, con la partecipazione di guide e di altri esperti italiani, dovrebbero iniziare in autunno.
“Sono felice che si possa contribuire alla conclusione di questo progetto iniziato dall’alpinista Tarcisio Bellò. Un’iniziativa che ci permette di essere fisicamente presenti in un Paese che ha dato tanto in termini di visibilità al Club Alpino Italiano. Non vogliamo che questa esperienza sia un caso isolato, ma l’inizio di un percorso di collaborazione”, spiega Antonio Montani, presidente generale del CAI.
“Il Cristina Castagna Center è stato realizzato nel segno di una fraterna collaborazione fra persone appassionate di montagna di due paesi, Pakistan e Italia, non così lontani ma non così diversi” aggiunge Tarcisio Bellò. “Qualche volta, in passato, siamo stati accusati di colonialismo alpinistico e di voler stravolgere tradizioni e costumi”.
“E’ vero il contrario, perché il Cristina Castagna Center, come il Centro Renato Casarotto nella Cordillera Blanca del Perù hanno lo scopo di promuovere lo sviluppo dell’economia e la formazione tecnica di appassionati e operatori locali creando sviluppo nel settore del turismo di montagna. Un’opera utile come una scuola o un ospedale”.
Chi vuole può collaborare anche oggi al progetto con un bonifico a favore dell’Associazione Montagna Solidarietà e del Cristina Castagna Center sull’IBAN IT1J0801134320000011042626. Più volte, i volontari del CAI e dell’AMS hanno raccolto materiale alpinistico da utilizzare nei corsi sulle montagne di Ghotolti.
Articolo già pubblicato su Montagna.tv e aggiornato dalla redazione il 19 dicembre 2024