Grido di pietra, la sfida al Cerro Torre secondo Werner Herzog
Il soggetto scritto da Reinhold Messner, Hans Kammerlander tra gli attori. E sullo sfondo la storia, mai davvero citata, di una conquista-non conquista. Ma che ancora oggi è capace di appassionare
L’enigma intorno al Cerro Torre, la maestosa montagna che si erge nella Patagonia argentina, è una delle storie più appassionanti dell’alpinismo. Circondata da dubbi, misteri, caduti e da un lungo dibattito sulla prima ascesa, nel 1990 diventa un film di finzione per la regia di Werner Herzog da un soggetto di Reinhold Messner: Grido di Pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein).
Il film di Herzog arriva nelle sale prima del chiarimento definitivo del 2005, quando l’alpinista argentino Rolando “Rolo” Garibotti, grande specialista della Patagonia, dimostrò che la prima ascesa del 1959 da parte di Cesare Maestri e Toni Egger era stata una menzogna.
Grido di Pietra è l’unico film di cui Herzog non abbia scritto la sceneggiatura (arrivando anche a dire di non averlo mai sentito come un film suo), ma quel che importa è che il soggetto di Messner sulla storia di due uomini che si sfidano per conquistare la cima inquadra perfettamente la vicenda e il dibattito intorno all’agognata ascesa andina.
Il protagonista, interpretato da Vittorio Mezzogiorno, è Roccia Innerkofler, un alpinista esperto che all’inizio del film vediamo commentare la finale mondiale di arrampicata sportiva insieme al giornalista Ivan (Donald Sutherland). Roccia, che da tempo prepara l’ascesa al Cerro Torre, sostiene che questi arrampicatori siano più degli acrobati che altro, ritenendo impossibile che atleti come Martin Edelmeier (Stefan Glowacz) – che come un ragno si arrampica in velocità davanti agli occhi dei due commentatori – siano capaci di scalare una montagna vera.
Martin vince la gara, e quando Ivan e Roccia lo intervistano per la televisione, parte la polemica: Martin prende le provocazioni di Roccia sul personale e lo sfida in diretta televisiva a scalare con lui il Cerro Torre. La sfida per l’ascesa è ufficialmente cominciata. Chi riuscirà nell’impresa, e a quale costo?
I due sfidanti arrivano al campo base. Insieme a Roccia c’è la fidanzata Katharina (Mathilda May), il compagno di scalate Hans Adler (impersonato da Hans Kammerlander) e Ivan, che è presente per documentare il tutto, pronto all’esclusiva mondiale su tale impresa.
Il tempo è incerto e pericolo, il gruppo passa settimane al campo base senza poter scalare e la tensione si fa palpabile. E così, quando Roccia si assenta qualche ora dal campo per fare rifornimento di viveri, Martin e Hans partono all’assalto della vetta.
Il compagno “traditore”, Hans, viene travolto da una valanga, cadendo nel vuoto. Martin si salva per miracolo. Ma al suo ritorno afferma di avere raggiunto la vetta. Quando Roccia torna e scopre l’accaduto, la polemica infiamma. Roccia, adombrato dal successo di Martin, entra in crisi e si isola in Patagonia mentre il resto della spedizione torna in Europa. Roccia tiene lontani tutti, compresa Katharina. La sua sconfitta, mai provata, corrisponde al successo stellare di Martin, che nel frattempo viene circondato da produttori adoranti e nuove polemiche.
Diversi alpinisti sostengono che Martin abbia mentito e così Martin e Ivan organizzano una seconda spedizione, questa volta con piena copertura mediatica. Sarà la prova definitiva del suo talento?
Nel raccontare il Cerro Torre, Herzog racconta come l’agonismo possa portare talvolta gli uomini oltre il loro limiti, sfiorando la follia. È quello che è successo, vediamo nel film, al vecchio scalatore senza nome, un pazzo senza le dita di una mano con la fissa per Mae West che dichiara di avere scalato il Cerro Torre molti anni prima. Sarà vero? Se sì, come è possibile dimostrarlo? Il finale, in questo senso, non lascerà alcun dubbio.
Alcune curiosità
Herzog aveva già lavorato con Reinhold Messner per il documentario Gasherbrum – Der leuchtende Berg (1984), che documentava la sua spedizione con Hans Kammerlander ai Gasherbrum I e II del 1984. Messner, autore del soggetto di Grido di Pietra, non ha tuttavia scritto la sceneggiatura del film, che è stata invece firmata, tra gli altri, da Walter Saxer, produttore esecutivo di molti film di Herzog che non aveva mai scritto sceneggiature prima.
Grido di Pietra è I’unico film di Herzog per il quale sia stato usato uno storyboard, impiegato soprattutto per gestire la complessa scena finale del film.