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Il Museo del Paracarro racconta i campioni del ciclismo e le più famose strade di montagna del mondo

350 cippi collezionati da un ex corridore accompagnano in un viaggio emozionante quanto particolare, dallo Stelvio ai mitici passi dei Pirenei. Si trovano a Canezze, in Trentino, all’inizio della Valle dei Mocheni.

L’ultimo arrivato è dedicato a Tadej Pogacar, fresco vincitore del Giro d’Italia. Prima prestava servizio ai margini della Strada Provinciale n. 78, poco distante da Pieve Tesino, in Valsugana. Il prezioso cippo in pietra, decorato con i disegni di Fabio Vettori, va ad aggiungersi alla straordinaria collezione di 320 paracarri esposti in un parco pubblico di Canezza, frazione di Pergine Valsugana all’imbocco della Valle dei Mocheni, in Trentino. Il Museo del Paracarro racconta contemporaneamente storie di ciclismo e di grandi strade di montagna, dalle Alpi ai Pirenei fino al Sudamerica e consente un emozionante viaggio nella memoria.

Per gli appassionati di ciclismo è un sorta di Spoon River che ricorda le imprese di campionissimi delle due ruote come Coppi, Bartali, Merckx, Pantani, Anquetil, Gimondi, Magni, Bobet. A ognuno di loro è dedicato un cippo corredato da una targa che svela da quale strada di montagna arriva e di quale materiale è fatto (calcare, granito, travertino ma anche calcestruzzo e plastica). 

E’ sulle montagne che è stata scritta la storia del ciclismo, sono le salite ad infiammare i tifosi. Di conseguenza ho più spesso cercato pezzi collegabili a storie d’alta quota”, spiega Dario Pegoretti ex ciclista e tecnico delle strade del Trentino in pensione che nel 2008 ha iniziato questa particolarissima collezione. Così a Fausto Coppi è dedicato il cippo prelevato dalla statale che sale al Passo dello Stelvio, mentre Gino Bartali viene celebrato con un paracarro della strada che sale a Radicofani (SI), teatro di una delle primissime vittorie del campione toscano. A Pantani è dedicato un cippo della strada che sale al Fedaia, Gilberto Simoni è ricordato con una pietra presa dalla via per lo Zoncolan. Porta invece alla mente una tragedia il cippo del colle pirenaico del Portet d’Aspet identico a quello contro cui andò a sbattere Fabio Casartelli.
Il prossimo pezzo arriverà invece dalla pianura, e precisamente da Cambiago il paese di Ernesto Colnago, il creatore di biciclette straordinarie. Lo sistemerò accanto quello di Pogacar, che ha vinto il Giro usando proprio una delle sue bici”, rivela Pegoretti.  

Questo impareggiabile almanacco del ciclismo e delle salite leggendarie si può sfogliare gratuitamente 24 ore su 24. Se la visita desta il desiderio di pedalare si può approfittare della ciclabile che dal Museo porta fino a Palù del Fersina. E se ancora non basta si prosegue fino al Passo del Redebus, lungo una strada ampia e poco trafficata. Chissà se tanto potrà bastare per conquistare un cippo a proprio nome nel parco di Canezze?

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