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Due spettacolari itinerari sui Monti Alburni, gioiello escursionistico della Campania

Grotte, rocce scolpite e, soprattutto, vette da raggiungere in un contesto ambientale inconsueto nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni

…lucos Silari… ilicibusque virentem… Alburnum [(…) I boschi del Sele (…) e l’Alburno (…) verdeggiante di lecci ], così Virgilio nel III libro delle Georgiche canta questo angolo della Campania. Questo massiccio dell’Appennino Meridionale in provincia di Salerno è oggi inserito nei confini del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni istituito nel 1991. Dal lato del fiume Sele, i Monti Alburni si presentano come costoni di roccia a picco, un po’ brulli e aspri, tanto da meritare il pomposo appellativo di Dolomiti del Sud. Queste pareti imponenti nascondono alla vista altopiani di rara bellezza e fittissime faggete dove a causa della natura carsica scorrono brevi ruscelli che scompaiono ben presto in profondi inghiottitoi per poi riapparire molto più a valle. L’antro più noto è quello delle Grotte di Castelcivita ai piedi dell’omonimo paese e lungo le rive del fiume Calore. Gli ambienti sotterranei, costituiti da ampi corridoi, gallerie, strettoie e saloni abbelliti da stalattiti, stalagmiti e concrezioni, si sviluppano per circa 5 chilometri di cui 1300 metri aperti alla fruizione turistica (info per la visita: www.grottedicastelcivita.com ). 

La misteriosa scultura dell’Antece 

Le possibilità di escursioni sono notevoli. Da non mancare anche l’avvicinamento alla roccia a strapiombo de Il Figliolo raggiungibile da Petina o da Sant’Angelo a Fasanella, partendo a piedi dal Casone Aresta. Da questi paesi si può raggiungere, lungo la dorsale SP 247, la località Costa Palomba dal cui parcheggio e area pic-nic in meno di mezz’ora si raggiunge la cima della collina (1125 m) dove si trova l’Antece. Si tratta di un rilievo nella roccia che ritrae una figura umana in piedi, a grandezza naturale, con le braccia aperte e il volto non più leggibile per l’erosione del tempo. Gli studiosi lo datano ad un’epoca fra il IV e il II secolo a. C. e ne indicano come autori i Lucani. Sulla finalità della scultura si è aperto un dibattito: forse un monumento funebre dedicato ad un guerriero da pastori rifugiatisi in questa zona impervia durante gli scontri con i greci di Poseidonia. 

Da Castelcivita al Monte della Nuda

Le escursioni possono partire proprio dall’abitato di Castelcivita, che dà il nome alle grotte. Dal paese si risale lungo la strada forestale fino alla località Chianimano da cui si prosegue verso l’altopiano dei Pozzi di S. Maria (o Piani di Santa Maria) spesso adibito al pascolo dei cavalli allo stato brado. Da qui si può proseguire a destra passando per la fiorita Valletta del Manzeracchio completando un giro ad anello oppure salire al Monte della Nuda (1704 m) la cui vetta priva di arbusti consente di godere di un panorama a 360°, dalla piana del fiume Sele, ai Monti Picentini, fino al golfo di Salerno dominato dai Monti Lattari, oltre al versante sud-occidentale del massiccio degli Alburni. 

Partenza: Castelcivita (487 m)
Arrivo: Monte della Nuda (1704 m)
Dislivello: 1226 m
Percorrenza: 4 ore (solo salita)
Difficoltà: media

Dal Rifugio Panormo al Monte Alburno

La salita al Monte Alburno (1742 m) che dà il nome alla catena, detto anche Panormo è una classica di queste montagne e può essere effettuata da vari punti, eventualmente anche come una variante del sentiero precedente. Il modo più semplice è quello di imboccare il sentiero che parte dal Rifugio Panormo raggiungibile in auto dal paese di Ottati. Da qui si procede verso est costeggiando i Pozzi di Campo Farina ricchi di fioriture da cui parte una sterrata che attraverso un alternarsi di faggete e vallette conduce alla località Lauro Fuso, dove, piegando verso nord si prende un’altra sterrata che risale lungo un fosso canale che conduce al Varco dei Cavalieri. Da qui la salita al Panormo di fa più irta con passaggi un po’ più faticosi tra roccette fino alla vetta. Dalla cima la vista spazia dalle vette del Cilento ai Monti Lattari affacciati sul Tirreno, fino all’Appennino Lucano della bassa Val d’Agri. La discesa avverrà sul sentiero che conduce al Vucculo dell’Arena (1.526 m.) e da lì di nuovo al rifugio. 

Partenza: Rifugio Panormo (1340 m)
Arrivo: Monte Alburno o Panormo (1742 m)
Dislivello: 402 m
Percorrenza: 2 ore (solo salita)
Difficoltà: media

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