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La falesia Segrom di Nago riaprirà in autunno

L’incendio del 2022 rese inagibili le pareti. I lavori di ripristino sono a buon punto ma chi li coordina lancia un appello ai climber troppo impazienti: “Non tornate adesso, ne va della vostra sicurezza e del futuro dell’area!”

La falesia Segrom di Nago tornerà operativa in autunno. A condizione però che l’invasione di climber non autorizzati non comprometta i lavori di ripristino resisi necessari dopo l’incendio che ne ha colpito le pareti due anni fa.

Nel mese di luglio 2022, infatti, fiamme di vaste proporzioni avevano interessato le pendici del Monte Altissimo, nel Comune di Nago-Torbole, in Trentino, danneggiando anche alcune delle falesie che negli anni hanno reso la zona una vera e propria Mecca dell’arrampicata sportiva in Italia.

Segrom, in particolare, ospitava 130 linee, dal 4a all’8a, immerse in una lussureggiante vegetazione e accarezzate dalle brezze estive che salivano dal lago, rendendo piacevole l’arrampicata anche nei mesi più caldi, solitamente preclusi a causa del clima torrido che caratterizza in quel periodo la Valle del Sarca. 

Ma si parla al passato, perché, proprio da quell’estate 2022, le cose sono cambiate.

Il rogo, definitivamente spento dai Vigili del Fuoco solo dopo una decina di giorni, aveva interessato anche la vicina falesia Le Trincee: entrambe le pareti risultavano invase dalle fiamme, che – stando ai sopralluoghi – si erano diffuse a partire dalla vegetazione che ne ricopriva le sommità. I danni provocati, in ambedue gli spazi, furono ingenti: i pendii scorticati erano diventati instabili e soggetti a ripetute frane, con la base delle falesie totalmente carbonizzata. Inoltre, per la parte che forse più interessava agli arrampicatori, la tenuta dei chiodi e delle soste risultava compromessa in ampi settori delle pareti. 

Per questo motivo il sindaco del Comune di Nago-Torbole aveva emesso già allora un’ordinanza di chiusura riguardante le falesie dell’area interessata. Un’ordinanza che permane tutt’oggi, anche se molto spesso viene ignorata. Nei mesi immediatamente successivi all’incendio, inoltre, le falesie erano state oggetto di accurati controlli, a seguito dei quali il Comune stesso, di concerto con Garda Dolomiti Azienda per il Turismo e il Distretto Forestale, aveva avviato un iter di ripristino, la cui progettazione è stata affidata alla società Outdoor Advisor, guidata da Angelo Seneci.

«I lavori sono iniziati», spiega Seneci, «ma richiedono tempi lunghi per diversi motivi. Le operazioni di disgaggio risultano estremamente complesse dopo un fenomeno come quello dell’incendio. Poi vi è anche la presenza di alcune iscrizioni rupestri, che vanno ovviamente gestite dalla Soprintendenza per i beni culturali. Infine potremo procedere con la richiodatura, che prevede la sistemazione di reti protettive, le quali devono essere preventivamente approvate per questioni di tutela paesaggistica».

Non va dimenticato, a tal proposito, che proprio il paesaggio “orizzontale” – prima delle stesse pareti verticali – ha accusato per primo gli effetti del rogo, con sentieri cancellati dalle fiamme e dai conseguenti accumuli di pietrame, oltre che da piccole frane. 

«Una situazione che non ha fermato però, in questi anni, alcuni climber», sottolinea Seneci, «di cui comprendo il desiderio di tornare ad arrampicare in quei luoghi il prima possibile. Ma anche a causa loro, purtroppo, abbiamo dovuto interrompere i disgaggi diverse volte. Per questo vorrei si capisse che il rischio corso da questi arrampicatori è sia personale, perché muoversi in una zona ancora in queste condizioni resta pericoloso, sia penale: non dimentichiamo che sono previste sanzioni pesanti».

Un appello alla pazienza dunque, nell’attesa che la falesia riapra ufficialmente. «Nel complesso, stiamo lavorando bene, e questo ci dà buone speranze per la riapertura ufficiale il prossimo autunno», conclude Seneci.

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