Mostre e convegniNews

Apre la nuova area interamente dedicata al K2 nel Museo della Montagna di Torino

70 anni fa, nel 1954, una spedizione italiana ha salito il K2. Domani 29 marzo apre al pubblico il nuovo spazio del Museo che racconta l’avventura di Desio, Lacedelli, Compagnoni, Bonatti e dei loro compagni

“Da parecchi anni gli italiani non avevano avuto una notizia così bella. Anche chi non si era mai interessato d’alpinismo, anche chi non aveva mai visto una montagna, perfino chi aveva dimenticato che cosa sia l’amor di patria, tutti noi, al lieto annuncio, abbiamo sentito qualche cosa a cui si era persa l’abitudine, una commozione, un palpito, una contentezza disinteressata e pura”.  Così, il 3 agosto del 1954, il Corriere della Sera racconta agli italiani che tre giorni prima il tricolore ha sventolato sulla vetta del K2, la seconda cima della Terra. L’autore di quelle parole appassionate è Dino Buzzati, il grande giornalista e scrittore bellunese che è anche un appassionato alpinista.

Com’è successo in tutto il mondo un anno prima dopo la vittoria di Hillary e Tenzing sull’Everest, l’Italia si appassiona alla notizia. Il 5 settembre, nel porto di Genova, 40.000 persone festanti accolgono il rientro degli alpinisti che tornano via mare da Karachi, in Pakistan.

La spedizione ideata e diretta da Ardito Desio, e organizzata con grandi sacrifici dal Club Alpino Italiano (23 dei suoi dirigenti firmano una fideiussione per garantire i fondi necessari a partire) è una grande epopea nazionale. A ottenere il permesso dalle autorità pakistane è il premier Alcide De Gasperi, che batte la concorrenza degli Stati Uniti. L’industria italiana si mobilita per fornire scarpe, respiratori, vestiario, cibo e tende agli alpinisti.

La squadra parte il 12 aprile, arriva a metà maggio sul Baltoro e inizia subito ad attrezzare lo Sperone Abruzzi. Il 20 giugno un edema polmonare uccide Mario Puchoz, guida di Courmayeur, il 31 luglio Achille Compagnoni e Lino Lacedelli arrivano sugli 8611 metri della cima. A rendere possibile la vittoria è il sacrificio di Walter Bonatti e del portatore d’alta quota Amir Mahdi, che portano i basti con l’ossigeno alla cordata di punta e affrontano un terribile bivacco a 8100 metri di quota, senza tenda né sacco a pelo.

Come in molte storie italiane, alla vittoria sul K2 seguono polemiche e cause sui soldi, poi Bonatti accusa Compagnoni di averlo tradito e Desio di aver nascosto il suo sacrificio. Una polemica che durerà mezzo secolo. La vittoria sul K2, però, resta una grande pagina di storia dell’Italia moderna, che non riguarda solo gli escursionisti, gli alpinisti ei soci del CAI.

In mostra anche reperti e immagini mai viste

Per questo motivo, e per festeggiare i 70 anni dall’impresa, il Museo Nazionale della Montagna dedica una nuova sezione espositiva alla spedizione del 1954. Dal 29 marzo nelle sale del Monte dei Cappuccini, belvedere su Torino e le Alpi, verrà esposta una selezione di foto, materiali e documenti conservati nei ricchissimi archivi del Museo. Il progetto è stato sviluppato con il sostegno della Regione Piemonte, della Città di Torino, della Camera di Commercio di Torino e con il contributo di Vibram e la partnership tecnica di Leroy Merlin.

L’esposizione è composta dalle attrezzature della spedizione, arrivate al Museo nel 1956 e integrate nel 1981 dal CAI con la donazione del “Fondo Spedizione Italiana al Karakorum – 1954”. A queste si sono aggiunti negli anni Ottanta i fondi fotografici e filmici di Mario Fantin, alpinista e operatore ufficiale della spedizione, e nel 2016 l’Archivio Walter Bonatti, in cui si trova ampia documentazione sulla salita.

La selezione è arricchita con alcuni beni di recente acquisizione, tra i quali le attrezzature di Pino Gallotti e le diapositive di Ugo Angelino (entrambi alpinisti della squadra), ma anche le fotografie realizzate da Umberto Balestreri durante la spedizione scientifica del 1929 diretta dal Duca di Spoleto, e alla quale partecipò Ardito Desio.

Fino a oggi, al primo piano del Museo, solo due tende e una grande fotografia ricordavano la spedizione del 1954. La nuova esposizione, sviluppata con la consulenza dello storico dell’alpinismo e giornalista Roberto Mantovani, consente di conoscere l’equipaggiamento utilizzato 70 anni fa dagli alpinisti e di comprendere le sfide affrontate nell’ascensione della seconda cima della Terra.

Il percorso espositivo parte dalla geopolitica degli anni Cinquanta, segnata dagli effetti della “Partition”, la sanguinosa separazione del 1947 tra India e Pakistan, e prosegue con la descrizione dei luoghi della spedizione e del fondamentale contributo all’impresa dei portatori del Baltistan, la regione che include il versante meridionale del K2 (quello settentrionale è in Cina). Altrettanto importante è stato il ruolo dei portatori d’alta quota provenienti dalla valle di Hunza.

La colonna portante del Museo Nazionale della Montagna di Torino – affermano il presidente Mario Montalcini e la direttrice Daniela Bertasono i suoi archivi relativi alla cultura della montagna, non solo italiana, ma del mondo intero, raccolti nell’Area Documentazione insieme alla Biblioteca Nazionale del CAI, una delle più ricche di settore a livello mondiale. Ci è sembrato fondamentale offrire, proprio quest’anno, una nuova narrazione della spedizione del CAI al K2. Un momento cruciale nella storia dell’alpinismo mondiale e un motivo di grande orgoglio nazionale che vogliamo ricordare e celebrare”.

 

Il Museo Nazionale della Montagna (www.museomontagna.org, 011.6604104) è aperto dal martedì al venerdì dalle 10.30 alle 18, e il sabato e domenica dalle 10 alle 18. Domenica 31 marzo (Pasqua) il Museo è chiuso, lunedì 1 aprile (Pasquetta) è aperto dalle 10.30 alle 18.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close