Arrampicata

Manikia, sconosciuto paradiso dell’arrampicata in Grecia

550 linee di arrampicata, 16 vie multipitch. Appena tornata dall’isola di Evia, Carmela Malomo racconta un luogo sorprendente per tipo di salite e qualità della vita. A due ore di auto da Atene

A Manikia la roccia non manca: banchi e banchi dei calcari più diversi, incisi dal fiume Manikiatis e da un suo affluente, rendono il luogo un vero e proprio paradiso per l’arrampicata, con ancora un grandissimo potenziale da sviluppare. Carmela Malomo, appassionata e curiosa climber romana c’è appena andata. Ecco il suo racconto

Sei tornata pochissimi giorni fa da un viaggio a Manikia: lo consiglieresti?

Assolutamente, ma non a tutti. Le vie qui richiedono, per divertirsi, una buona capacità di scalata. Pur cercandola, non sono riuscita a trovare una via che non avesse la parte difficile alla fine: bisogna sempre mantenersi un po’ di forza per l’impennata finale. Forse l’unica eccezione sono le placconate di 40 metri che hanno uno zoccolo duro all’inizio e poi sono vie di resistenza per i restanti 30 metri.

Per tutta quella categoria di scalatori che preferisce dare il massimo nei primi metri, qui a Manikia sono dolori. Insomma, non è il viaggio che si fa per prendersi delle soddisfazioni su gradi a buon mercato, ma neanche ci sono i gradi da anni ’80 che si trovano in certe vie a Sperlonga.

Quando è iniziato lo sviluppo dell’arrampicata a Manikia?

La prima via di arrampicata qui, Archa^a kai montérna, è stata chiodata nel 1995 da Dionisis Stravogenis: ha poi continuato Antonis Skevofilakas, attrezzando con alcuni amici la grotta di Dragonera. George Pothitakis e altri hanno poi sviluppato i settori Eisodos e Pehnidia, finchè nel 2019 arrivarono alcuni chiodatori francesi a dare ulteriore slancio – e vie – all’area.

Lo sviluppo di una chiodatura sistematica è avvenuto recentemente grazie al Petzl Roc Trip, tenuto a qui nel 2022, e al Manikia Project. Quest’ultimo è un progetto portato avanti dai cittadini dell’area di Manikia, Vrisi e Kimi, per promuovere le attività outdoor nel loro territorio. Nell’ambito di questi progetti, i chiodatori si sono dati delle regole sia per quanto riguarda l’estetica, sia per la sicurezza e i materiali da utilizzare: titanio sugli strapiombi dove possono esserci problemi di corrosione e acciaio 316 L dappertutto. Le vie sono tutte recenti e chiodate con giudizio, ben protette e separate le une delle altre. Non si trovano, come accade in altri luoghi sviluppati velocemente, vie su mucchi di sassi attrezzati apposta per far uscire vie facili: la roccia è compatta anche nei settori scuola.

La chiodatura è stata finanziata da uno dei comuni della zona e da alcuni esercenti locali. Questi hanno infatti capito che l’arrampicata poteva essere un’importante risorsa per l’afflusso turistico nel loro territorio, e hanno deciso di investire. Spesso, andando in giro nelle taverne, ci chiedevano dove fossimo stati e se ci fosse piaciuto, anche per capire se continuare a finanziare l’ampliamento dei settori. Oggi, siamo arrivati a un totale di 430 vie, che diventano 550 se consideriamo le varianti. La maggior parte delle linee va su dritta, ma si sono concessi il lusso di chiodare anche dei bei traversi, come succedeva in passato qui da noi, essendoci ancora tanto spazio disponibile.

Quali sono gli stili prevalenti di scalata?

C’è davvero di tutto. Anche nello stesso settore abbiamo trovato vie dagli stili più diversi, ed è diversa anche la roccia. Spostandosi di poche centinaia di metri si va dai muri a tacche, agli strapiombi a buchi, alle canne di diversi tipi: ci sono quelle classiche, sottili e facili da impugnare e quelle larghe e svase che si devono tastare bene per trovare il punto dove tenerle.
Questa varietà non è rara nelle valli fluviali, dove i corsi d’acqua incidono tipi di roccia diversi con il proseguire delle ere geologiche, portando alla luce le differenti tipologie di cui è composta la parete. Dunque, andare a scalare a Manikia può anche considerarsi un viaggio di formazione: in sei giorni puoi provare sei stili del tutto differenti.

Qualche parola sui gradi?

Le vie sono spalmate uniformemente tra il 5c+ e il 9a: chi scala dal 6a all’8c può contare su sei giorni di scalata a vista. Per chi è sotto il 5b invece c’è poco, ci sono un paio di settori scuola chiodati per permettere lo sviluppo della scalata anche tra i locali ma sono separati rispetto a tutti gli altri settori. Comunque, la chiodatura è tale da permettere di provare e buttarsi anche su un grado al limite, se ci si vuole mettere in gioco.
Ci sono anche 16 vie multipitch, noi non siamo andati a vederle ma ce ne è una plaisir e sicuramente quando tornerò andrò a provarla.

E l’esposizione delle varie pareti?

C’è grandissima variabilità anche per quanto riguarda le esposizioni. Da Nord a Sud ci sono tutte, perché le pareti si trovano sulle due anse che fanno i corsi d’acqua prima di unirsi, le quali hanno concavità opposte, e sulla parte dritta del fiume. Dunque a seconda del sole e del vento c’è sempre una parete con l’esposizione giusta. I periodi migliori per godersi la scalata sull’isola sono comunque le mezze stagioni: in estate e in inverno la scelta si riduce notevolmente.

Qualche dritta per mangiare e dormire?

A Manikia si mangia benissimo e si spende veramente poco: mi ha ricordato la Calabria di quando ero piccola, con quest’ospitalità estrema, che arrivi in paese e tutti ti guardano e ti fanno regali. Nelle taverne ci regalavano sempre il dolce e il liquore e portavano un piatto di assaggio in regalo, o ci davano una busta di frutta quando andavamo via. I locali hanno un’idea di porzione simile a quella di mia mamma: ti portano da mangiare fino allo sfinimento, tanto che a volte è meglio ordinare 3 porzioni per cinque persone.

Paradossalmente si spende meno a mangiare in taverna che a fare la spesa al supermercato, dove tutto costa di più perché i locali si scambiano i prodotti al mercato, la domenica. Ad esempio, a Vrisi si mangia pesce molto buono nella taverna gestita dal pescatore, la Ταβέρνα Το Λαμπαγείο.

A Manikia si trova la taverna Καφενείο, tra i finanziatori delle falesie, locale semplice ma in cui si mangia benissimo e si spende nulla. Un ultimo consiglio riguarda la taverna Gardens Gardens a Kipi, tenuta da gestori estremamente ospitali. Qui si mangia carne locale e verdura coltivata nei loro orti, e le porzioni sono veramente abbondanti. Piccola nota: i locali parlano solo greco, ma ti fanno parlare al cellulare con i figli che studiano ad Atene e parlano inglese. Per dormire non ci sono alberghi, ma ci sono diversi appartamenti in affitto. Per raggiungere le falesie da Manikia bisogna comunque muoversi in macchina (sono 13 chilometri) quindi conviene alloggiare in uno dei borghi più grandi verso Vrisi, così da avere qualche comodità in più.

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