Skialp: quattro magnifiche escursioni in Valle Grana
Lo straordinario Santuario di San Magno (1761 m) è il punto di partenza per belle gite d’alta quota nella zona dove s’incrociano le vallate tra Cuneese e Saluzzese, in Piemonte
Chi in questi giorni risale la valle Grana è colpito dai vivi contrasti creati dalle abbondanti nevicate primaverili: oltre le estensioni timidamente fiorite dei frutteti e dei prati rinverditi si intuisce il maestoso fondale imbiancato di cime all’orizzonte. Dopo Pradleves la strada si addentra in uno stretto solco vallivo, simile a un orrido, che esclude quasi ogni prospettiva e rimane in ombra gran parte del giorno. Colletto e Campomolino, due delle borgate del comune di Castelmagno, compaiono dopo molti chilometri, a una svolta, inaspettate.
Più in alto i versanti iniziano ad aprirsi al sole e alla neve e a evidenziare una diversa morfologia dei luoghi. Su un poggio spicca la compatta mole isolata del Santuario di San Magno, a 1761 m, che a prima vista potrebbe anche confondersi con una caserma o con un monastero. Il complesso sorge in un’area che ha restituito testimonianze di culto di epoca romana, su cui è poi sorta la chiesa, dedicata al santo martire protettore degli armenti, che secondo la tradizione era un legionario convertito al cristianesimo insieme ad altri suoi compagni come Maurizio, Costanzo, Ponzio, Chiaffredo e Dalmazzo, allo stesso modo molto venerati nel territorio cuneese e saluzzese.
Il nucleo più antico del complesso comprende una cappella quadrata, decorata dagli affreschi di Pietro Pocapaglia da Saluzzo, commissionati nel 1475 dal rettore Enrico Allemandi, e un ampliamento sull’asse della navata, che custodisce invece un ciclo dedicato al tema della Passione di Cristo, e alla presentazione di un’affollata teoria di santi, realizzato da Giovanni Botoneri di Cherasco nel 1514. Nel 1716 fu terminata la nuova, luminosa chiesa a pianta centrale, costruita con orientamento perpendicolare alla precedente, e arricchita da altre significative opere d’arte.
Durante il XIX secolo gli edifici vennero circondati sull’intero perimetro da un porticato con sottotetto e prolungati da un pronao e da due corpi laterali alla facciata, ambienti che ospitavano i locali di servizio e le foresterie per i pellegrini. Dietro l’abside si accede invece al piccolo cimitero, un balcone sulle montagne circostanti.
La carrozzabile, ben nota in estate ai ciclisti e aperta nel periodo invernale soltanto fino al Santuario, prosegue innevata su un lungo tragitto che svela la sua natura di strada militare: la funzione strategica di questa cerniera di collegamento tra valli era già emersa nel corso delle operazioni del 1744 durante la guerra di successione austriaca, e si ripropose con continuità nei periodi storici successivi, fino alle capillari iniziative di fortificazione del Vallo Alpino intorno al 1940.
Approdiamo così in una vasta regione conclusa da altopiani (la Gardetta e la Bandìa sono i più estesi) e da piccole catene trasversali, incuneata tra le confinanti valli Stura di Demonte e Maira, dove numerosi colli permettono i passaggi in quota e lo sguardo spazia su altitudini superiori ai duemila metri. Un regno privilegiato per le escursioni in sci.
Gli itinerari
Monte Tibert (2647 m)
Dislivello: 890 m
Esposizione: SE
Difficoltà: MS
Tempo di salita: 2 ore
Definita a ragione dalla Guida dei Monti d’Italia del CAI (1987) “la superclassica della zona, frequentata con qualunque tempo da inizio a fine stagione”, la facile gita al Monte Tibert consente un primo distensivo approccio agli spazi dell’alta valle Grana e ai suoi panorami.
Dal Santuario di San Magno (1761 m) risalire verso una colonnina d’orientamento, quindi dirigersi a NW fino a raggiungere un gruppo di baite, le Grange Nollo (2019 m). Proseguire nella stessa direzione per il regolare pendio sovrastante. Dopo una spalla contrassegnata da un cippo di pietre flettere a sinistra e portarsi alla base della rampa terminale: di solito è possibile arrivare in sci alla croce di vetta impostando un tornante da sinistra a destra.
Monte Viridìo (2498 m)
Dislivello: 860 m
Esposizione: N, NE
Difficoltà: BS
Tempo di salita: 2, 15 ore
Sul versante opposto, una gita più diretta e impegnativa permette di scoprire gli orizzonti verso la valle Stura di Demonte e le maggiori cime delle Alpi Marittime.
Dalla borgata Chiappi (1661 m) scendere nel fondovalle (circuito sci di fondo) e andare ad attraversare il torrente (Ponte di Moulin, 1616 m). Tenersi a destra per imboccare il Vallone Inciastar, orientato a N, che presenta un decorso piuttosto ripido e un tratto roccioso intermedio che, a seconda delle condizioni, si supera su un fianco o sull’altro, pervenendo alla sezione superiore dove le pendenze si attenuano. Un ultimo risalto, da affrontare piegando a destra, conduce a scavalcare la cresta nei pressi della ormai visibile cima del Monte Viridìo.
Cima Fauniera (2525 m)
Dislivello: 780 m
Esposizione: E, N
Difficoltà: BS
Tempo di salita: 2,30 ore
Alla testata della valle, sopra le sorgenti del Grana, la Cima Fauniera può essere raggiunta con un percorso elementare (MS) utilizzando il tracciato della strada fino ai pianori al suo piede settentrionale, dove sorge il Rifugio Fauniera (2302 m). Noi proponiamo un’alternativa di maggiore difficoltà per esplorare meglio i selvaggi dintorni della Rocca Parvo (2394 m), in evidenza già dal Santuario con l’inconfondibile, elegante sagoma dagli accenni dolomitici.
Dal Santuario di San Magno (1761 m) continuare sulla strada (SP 333), esposta nel primo tratto ad abituali slavine da superare con cautela. Addentrarsi nella valle Grana di Fauniera, poi abbreviare un prolisso tornante, puntando alle moderne strutture d’alpeggio delle Baite Parvo (2003 m). Al successivo ponte, anziché attraversarlo, restare sulla sponda destra del torrente, tagliare a mezza costa una ripida pendice e pervenire alla base di un canalone che fiancheggia la Rocca Parvo. Risalito il conoide, vincere una strozzatura un po’a destra, uscire in una conca allungata e dirigersi al fondo, da destra a sinistra, dove mediante una diagonale si valica una seconda più semplice strettoia. Si sbuca in un ripiano (Pian del Nais, 2371 m) dominato a sinistra dal caratteristico castello roccioso del Parvetto, e si procede liberamente sui pendii a SW fino alla spianata sommitale della Cima Fauniera.
Punta Sibolet (2582 m)
Dislivello: 830 m
Esposizione: SE, S
Difficoltà: MS
Tempo di salita: 2 ore
Un’interessante ascesa quasi al centro dello snodo delle valli, con un itinerario collaterale che regala qualche sorprendente scenografia.
Dal Santuario di San Magno (1761 m) tenere il medesimo percorso della precedente gita fino alle Baite Parvo, quindi passare il ponte sul Grana di Fauniera e rimanere sulla strada, dall’andamento rettilineo lungo il versante sinistro idrografico della valle, fino ad una marcata curva all’impluvio di un angusto vallone laterale (quota 2133 m). Imboccare questa suggestiva e non difficile gola, il Vallone della Miniera, che immette su una serie di distese pianeggianti. Mantenere la direzione NW, poi inserirsi a destra in un avvallamento allungato, la cui testata culmina nella poco accentuata Punta Sibolet, sullo spartiacque con la valle Maira.